Delicate movenze, trasparenza dei veli, panneggi che riportano ad un mondo ideale, leggerezza che fa sognare.
Sembrerebbe quasi di entrare in un quadro di Botticelli e poter toccare con mano la sua Venere. Eppure no.
Siamo abbastanza lontani, anche se proprio questa Venere e la sua infinita grazia furono il motore di una grande ispirazione, di un’intramontabile messa in scena che per sempre ha influenzato e rivoluzionato vari campi dell’arte.
Fino al 22 settembre alla Villa e al Museo Stefano Bardini di Firenze si rende omaggio a una donna dalla natura tutt’altro che divina, ma che di immortale ha saputo donarci un grandissimo lascito.
Con la mostra A passi di danza. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia si entra nel palcoscenico della vita, del pensiero e della sensibilità di Isadora Duncan, icona imprescindibile per l’apporto a 360° che diede nel campo delle arti e nella percezione della figura femminile tra Ottocento e Novecento.
Primi anni del Novecento: americana di San Francisco, Isadora portò sul palco il suo carattere e la sua tenacia riempiendo le programmazioni dei più grandi teatri europei e riuscendo, da sola, ad affrancare se stessa e il mondo della danza portandolo alla stessa stregua degli altri linguaggi artistici.
Col suo fascino e i suoi movimenti che rievocavano una plasticità classica, la Duncan seppe riportare la libertà del movimento in un mondo che proprio quel movimento lo aveva da tempo rigidamente codificato.
La sua danza così ispirata, a piedi nudi, che quasi sembrava dar vita alla scena di un cratere attico, divenne ben presto fonte di ispirazione per musicisti, scultori, pittori e decoratori.
Una bellezza e un’indole rivoluzionaria soprattutto nella sua disciplina che la resero la pioniera della danza moderna.
Ma la ballerina, nella sua breve seppur travagliata e intensa vita, non ruppe gli schemi solamente nel modo di far danza. Fu in grado di infrangerli nella sua stessa vita, andando contro ogni tipo di convenzione sociale, non rimanendo accanto a un solo uomo e dando alla luce due figli pur non sposandosi mai.
Un inizio di secolo che, per molti, portò anche la sua firma: fu lei a lottare per l’esaltazione del corpo femminile; lei a tentare di smorzare il senso del pudore; lei a scardinare la censura per il nudo; lei a insegnare nelle sue scuole di danza un nuovo stile libero poi divenuto la “tecnica Duncan”.
Non una semplice musa ma un attivo agente di cambiamento. Il suo ballo rifletteva lo slancio di emancipazione che in quel tempo aveva cominciato ad animare le donne, di quella voglia di indipendenza che fuori dai teatri infuocava gli animi delle suffragette.
A Firenze ci viene offerto di conoscere questo pezzo di storia e tanto altro: come in un romanzo istoriato ricco di dipinti, fotografie inedite, abiti, ceramiche, oggetti e disegni, le sale espositive fanno da scrigno al racconto di una vita, di mondi di affetti e creatività che appassionarono i più grandi uomini della terra e decine di artisti europei per la loro energia.
Non a caso in mostra sono narrate anche le vicende amorose che videro la Duncan accanto al regista inglese Gordon Craig (conosciuto proprio a Firenze nel 1906) o quella con lo scultore italiano Romano Romanelli che la ritrasse in una sua opera esposta in mostra.
Capitolo ben descritto in mostra è anche la forte amicizia tra la Duncan ed Eleonora Duse, un legame inossidabile che qui ci viene riportato da numerosi abiti e creazioni a firma di Mariano Fortuny.
Da un carattere e una bellezza tanto rivoluzionari non si poteva che rimanerne suggestionati.
Il percorso distribuito nelle due sedi fiorentine e curato da Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi – in collaborazione con Rossella Campana, Eleonora Barbara Nomellini e Patriza Veroli – riunisce ben 175 pezzi tra i quali opere di grandi artisti da Rodin a Casorati, da Bourdelle a Sironi, da Bistolfi a Boccioni e tanti altri.
Tra i prestiti più prestigiosi un quadro che “racconta” di un incontro avvenuto nel 1913, quando proprio Plinio Nomellini vide la Duncan danzare su una spiaggia della Versilia e la ritrasse su una grande tela che volle intitolare Gioia e che poi divise in due nel 1935.
In questa occasione, dopo trent’anni dall’ultima esposizione che le ha viste ricongiungersi, le due metà della tela – di cui una di proprietà di Silvio Berlusconi – tornano a essere un’unicum in cui Gioia incontra il suo Mare.
Non bisogna quindi essere cultori di danza per poter apprezzare il mondo avveniristico della Duncan, partecipare della sua arte dal forte impatto artistico e sociale, essere spettatori del suo spirito naturale.
Dopo la morte prematura dei due figli annegati nella Senna, della tragica ed estrema vita della danzatrice americana non ci restano che stralci di pellicola quasi sovrastati da un avvenimento che la rese un mito, strangolata dalla sua lunga sciarpa impigliatasi nello pneumatico di una Bugatti, mentre salutava i suoi estimatori con un laconico “Adieu et au revoir”. Era il 1927. Aveva 50 anni.
DIDASCALIE
- Domenico Baccarini, Sensazioni dell’anima. Collezione privata
- Plinio Nomellini, La donna dei fiori, 1910 ca. Acquarello su carta. Collezione privata, Firenze
- Edward Gordon Craig, Danzatrice. Xilografia. Vieusseux
- Giuseppe Amisani, Nudo femminile, 1920 ca. GAM Genova
- Fortunato Depero, Rotazione di ballerina e pappagalli, 1917-18. Olio su tela, 140,5×89,5 cm. MART
- Tanagrina Danzante. Taranto Museo Archeologico
- Alimondo Ciampi, Danzatrice, 1930. Bronzo, h. 236. Firenze GAM Pitti
- Ercole Drei, Danzatrice con cerchio, 1913. Collezione Isabella Drei, Roma. Cat Baccariniani
- Plinio Nomellini, Gioia tirrena – mare, 1913
- Plinio Nomellini, Gioia tirrena, 1913, collezione privata Arcore
- Plinio Nomellini, Gioia, 1914. Tav. LXXIX, Catalogo Seconda Secessione Romana, 1914, Roma. Archivio Nomellini
- La sala dove è stato riunito, dopo trent’anni, il dipinto di Plinio Nomellini
courtesy Fondazione CR Firenze
In copertina
un particolare della sala dove è stata riunita “Gioia”
Orari
Villa Bardini
10-19, chiuso i lunedì feriali
ultimo ingresso ore 18.00;
Museo Bardini
dal venerdì al lunedì 11.00 – 17.00 – il Primo Maggio
la biglietteria chiude mezz’ora prima del museo
La mostra è promossa da Fondazione CR Firenze e Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron col Patrocinio del Comune di Firenze
info: eventi@villabardini.it www.villabardini. It
Catalogo edito da Polistampa
Dove e quando
Evento: Villa Bardini (Costa San Giorgio 2) Museo Bardini (via dei Renai 37) Firenze
- Fino al: – 22 September, 2019
- Sito web