C’è chi la considera un genio, chi invece la ritiene ormai superata. Chi crede che sia la migliore, chi al contrario la giudica priva di senno, chi la considera Dio. Impossibile rimanere indifferenti di fronte alle sue opere. “Nonna della performance art”, come si è autodefinita, certo è che ha rivoluzionato il concetto di arte, mettendo a dura prova i limiti corpo ed esplorando le infinite possibilità della mente.
In corso fino al 20 gennaio 2019, Palazzo Strozzi accoglie Marina Abramović. The Cleaner, la prima grande retrospettiva in Italia dedicata all’artista serba Marina Abramović, icona indiscussa dell’arte contemporanea internazionale, che ha fatto la storia della performance a cavallo tra XX e XXI secolo, sperimentando nuove potenzialità di espressione a livello sia fisico che emotivo. La mostra, è bene sottolinearlo, è la prima grande monografica che Palazzo Strozzi dedica a una donna.
Marina Abramović, nata a Belgrado nel 1946, figlia di partigiani della seconda guerra mondiale, è una figura magnetica, capace di attrarre o respingere come una calamita. Personalità celebre e controversa, la sua attività artistica risente fortemente del suo vissuto, della storia del suo paese d’origine e della sua vita personale.
La Abramović ha un rapporto speciale con l’Italia, che ha un ruolo importante nella sua biografia e nell’evoluzione suo percorso artistico, argomento documentato tappa per tappa in catalogo dal Direttore Arturo Galansino, principale curatore della retrospettiva insieme alla Fondazione di Palazzo Strozzi. L’Italia è il riferimento alla storia, ad una tradizione artistica cui è impossibile sottrarsi e il cui confronto è inevitabile. Alcune delle sue memorabili performance riproposte nell’esposizione fiorentina hanno avuto luogo nel nostro paese.
Un dialogo proficuo tra presente e passato che trova riscontro nella collaborazione di Palazzo Strozzi con l’Opera di Santa Maria del Fiore: due lavori della Abramović sono eccezionalmente esposti nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, a confronto con capolavori come la Pietà Bandini di Michelangelo. Si tratta di una riproduzione fotografica della Pietà (Anima Mundi, 1983/2002) e del video The Kithchen V, Carring the Milk (2009), reinterpretazione ed omaggio rispettivamente della Pietà michelangiolesca e della mistica Santa Teresa d’Avila. Con un biglietto congiunto (16€ intero, 6€ per le scuole) sarà possibile visitare la mostra di Palazzo Strozzi insieme al Battistero di San Giovanni e al Museo dell’Opera del Duomo.
Torniamo a Palazzo Strozzi con alcune informazioni e qualche assaggio dell’esposizione in corso. La mostra, frutto di una collaborazione diretta con l’artista, presenta una panoramica sui suoi lavori più celebri dagli anni Sessanta ai Duemila, che segnano le fasi cruciali della sua attività e permettono di immergersi nella sua ricerca in costante divenire. Oltre 100 opere dell’artista serba tra video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e riproposizione dal vivo delle sue performance più famose, da parte di un gruppo di performer appositamente formati per l’occasione.
“Il titolo della mostra, The Cleaner, si riferisce a una riflessione di Marina sulla propria vita, di cui – come in una casa – si tiene solo quello che serve e si fa pulizia del passato, della memoria, del destino”, sostiene Galansino.
L’arte di Marina coinvolge tutti gli spazi espositivi del palazzo rinascimentale, Piano Nobile, Strozzina e cortile, concependo Palazzo Strozzi come uno spazio unitario dove antico e moderno di pongono a tu per tu in un interessante dialogo.
La mostra spiega la complessità del lavoro della Abramović, racconta la sua trasformazione emotiva, fisica e spirituale nel corso del tempo. Spazia da azioni forti, violente e rischiose a scambi di energia gestuali e silenziosi, attraverso sguardi, pietre, e incontri con il pubblico che negli ultimi anni è diventato sempre più protagonista del suo lavoro.
Il percorso di visita, accompagnato dalla voce dell’artista per coloro che sceglieranno l’audioguida, ripercorre dunque le tappe principali della carriera dell’artista. Si parte dai sotterranei della Strozzina con gli esordi a Belgrado di una giovanissima Marina che sperimenta la pittura, prima figurativa e poi astratta. In mostra un suo inedito Autoritratto a 21 anni (1965) ed alcuni dipinti tratti dalle sue prime serie di performance, in cui si ripetono in modo ossessivo violente collisioni di camion (Truck Accident, 1963) o nuvole immateriali e quasi astratte (Clouds,1965-70), opere che affrontano tematiche approfondite poi in seguito, come la centralità del corpo umano e la tensione verso l’immaterialità.
Negli anni Settanta inizia il suo lavoro di performance attraverso l’utilizzo diretto del suo corpo: l’artista si espone in prima persona a dure prove di resistenza fisica e psicologica, mette a nudo il proprio corpo e i limiti della propria mente, spesso attraverso gesti o azioni ripetitive ed estenuanti.
Nel 1975 conosce Ulay, artista tedesco con il quale nasce un intenso rapporto sentimentale e professionale. Per tre anni i due vivono in un Van e viaggiano in Europa, sperimentando, nella vita come in arte, l’incontro-scontro tra energia maschile e femminile. La loro casa e il simbolo loro relazione diviene il furgone Citroën, che ci accoglie nel cortile di Palazzo Strozzi.
Celebri sono le loro performance di coppia, come Imponderabilia (1977), dove lo spettatore si trova costretto a passare attraverso i corpi nudi dei due artisti, come fossero stipiti di una porta. La riproposizione della storica performance apre le sale del Piano Nobile di Palazzo Strozzi.
Negli anni Ottanta Marina e Ulay intraprendono viaggi di ricerca e studiano le pratiche di meditazione in Australia, India e Tailandia. Queste esperienze si riflettono nelle loro performance, dove rimangono immobili uno di fronte all’altra per ore (Nightsea Crossing, 1981-87) o in cui vengono messe in relazione le culture aborigena e tibetana (Nightsea Crossing Conjunction, 1983).
Anche la dolorosa fine della loro relazione si celebra con una performance. In The Lovers (1988) ciascuno dei due percorre una lunga marcia di 2500 chilometri lungo la Grande Muraglia cinese, Marina partendo dall’estremità orientale e Ulay da quella occidentale, per incontrarsi a metà del cammino e dirsi addio.
Le loro vite prendono strade diverse, Marina torna a lavorare da sola e negli anni Novanta la guerra in Bosnia ispirerà in lei Balkan Baroque (1997), metafora della lotta contro tutte le guerre. All’interno di un ambiente buio l’artista pulisce una ad una mille ossa di bovino, raschiando pezzi di carne e cartilagine mentre intona canzoni della tradizione popolare serba. Un’opera di forte impatto che le vale lo stesso anno il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Legate al mondo balcanico e alle sue dinamiche familiari anche le opere The Hero (2001), dedicato al padre, eroe della resistenza, e il controverso ciclo Balkan Erotic Epic (2005).
In parallelo, la Abramović porta avanti le sue ricerche sulle tematiche di meditazione e trascendenza già affrontate con Ulay negli anni Ottanta. Ne sono espressione i suoi Transitory Objects (1995-2015), strumenti per viaggi interiori, oggetti realizzati con materiali dotati di una particolare carica energetica, come quarzo o ossidania. Come in precedenza ma in forma sempre più preponderante, nella sua comunicazione energetica e spirituale, il pubblico ha un ruolo centrale.
La sua attività performativa prosegue e si evolve, dilatandosi nel tempo. Dalle poche ore delle performances degli anni Settanta alle oltre 700 ore nell’arco di 3 mesi: The Artist is Present è la memorabile performance presentata nel 2010 al Moma di New York, dove l’artista, presente in carne ed ossa, resta muta ed immobile davanti alle 1675 persone che, un minuto per ciascuno, si sono susseguite davanti a lei. E’ in questa occasione, in silenzio, dopo 22 anni, per un minuto soltanto, che rivede Ulay. La sola occasione in cui Marina ha avuto una reazione, allungando le mani al suo ex compagno.
The Cleaner invita ad entrare nella vita artistica e privata dell’artista, una donna che ha attraversato la guerra nei balcani, difficoltà di vita e delusioni d’amore, e che traduce in performance artistiche la sua esistenza. Per capire la mostra bisogna addentrarsi nel senso profondo che Marina ha dato alle cose, ai fatti, ai sentimenti, nel corso della sua esistenza. Aprire occhi, mente e cuore a ciò che si vede e si sente, calarsi nella sua vita senza pregiudizi, è davvero l’unico modo per avvicinarsi all’artista e percepire il senso profondo, la spiritualità che attraversa ogni suo lavoro.
Marina Abramović è senza dubbio un’artista che lascia il segno. Consapevole del suo largo seguito e della sua importanza, ha voluto istituzionalizzare il suo approccio all’arte performativa. Come abbiamo anticipato, ad esempio, le sue storiche performance vengono riproposte da un personale selezionato e formato specificatamente (“Re-performance”). Così, coinvolgendo performer e spettatori diversi, la performance stessa cambia rinnovandosi di volta in volta, nei diversi contesti in cui viene replicata. Un tipo di lavoro sperimentato dall’artista stessa al Guggenheim di New York nel celebre ciclo Seven Easy Pieces (2005), in cui replicava sette storiche performance di artisti (Vito Acconci, Joseph Beyus, Valie Export, Bruce Nauman, Gina Pane e lei stessa).
La Abramović ha rivoluzionato l’idea di performance art, dicevamo, e lo ha fatto non soltanto a livello contenutistico, sfidando i confini del corpo e della mente, ma anche attraverso un nuovo metodo. Ha fondato una istituzione, il MAI – Marina Abramović Istitute for Preservation of Performance Art – fondato nel 2010, dove vengono insegnati i principi del cosiddetto “Abramović Method”, sviluppato nel corso della sua carriera come pratica fisica e mentale per realizzare una performance. Ha così posto le basi per oltrepassare il carattere effimero proprio delle sue opere, e reinventare l’idea stessa di performance nel XXI secolo.
Didascalie immagini
- Marina Abramović, Artist Portrait with a candle (C)
dalla serie Places of Power, 2013
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
- Marina Abramović/Ulay, Anima Mundi (Pietà),1983/2002
stampa a colori, cm 183 x 183
Edizione di 3
Courtesy of Marina Abramovićand Ulay
Courtesy of Marina Abramović Archives e/and Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli
- Marina Abramović, The Hero (video), 2001
video a un canale (b/n, sonoro), 14’21”
Amsterdam, LIMA Foundation
Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/050:02
Credit: Ph. TheMahler.com
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
- Marina Abramović, The House with the Ocean View, 2002-2018,
installazione multimediale, letto con cuscino in pietra, lavandino, sedia con cuscino in pietra, tavolo, gabinetto, base della doccia, tre scale con coltelli, metronomo, bicchiere d’acqua, vestiti
New York, Abramović LLC
Courtesy of Marina Abramović Archives e Sean Kelly, New York
Credit: Ph. Attilio Maranzano
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
- Ulay/Marina Abramović, Relation in Movement. The Van, 1975-1980
furgone Citroën Type H
megafono, installazione audio e video
(Relation in Movement),
amplificatore, monitor, piccola barca di legno, fotografie (b/n), testo
Van cm 220 x 422 x 196
Lione, Musée dìArt Contemporain de Lyon
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
- Ulay/Marina Abramović, Rest Energy, 1980
video 16mm trasferito su supporto digitale
(colore, sonoro), 4’04”
Amsterdam, LIMA Foundation
Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/034
Credit: Courtesy Ulay/Marina Abramović
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
- Marina Abramović, The Artist is Present, 2010,
installazione video a 7 canali
(colore, senza sonoro)
New York, Abramović LLC
Courtesy of Marina Abramović Archives e Sean Kelly, New York
MAC/2017/071
Credit: Ph. Marco Anelli
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
- Marina Abramović,, Rhythm 5, 1974/2011
filmato 8mm trasferito su supporto digitale
b/n, senza sonoro, 8’12”
Amsterdam, LIMA Foundation
Courtesy of Marina Abramović Archives e Lisson Gallery, London, MAC/2017/085
Credit: Ph. Nebojsa Cankovic
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
In copertina:
Marina Abramović, The Hero (video), 2001
video a un canale (b/n, sonoro), 14’21”
Amsterdam, LIMA Foundation
Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/050:02
Credit: Ph. TheMahler.com
Courtesy of Marina Abramović Archives
Marina Abramović by SIAE 2018
Catalogo Marsilio Editore
L’eventuale non corretto funzionamento delle mappe
è una problematica di Google Map
Dove e quando
Evento: Marina Abramović. The Cleaner
- Fino al: – 20 January, 2019
- Indirizzo: Palazzo Strozzi – Piazza Strozzi, Firenze
- Sito web