Lo scorso anno, al rientro dalle vacanze terminate con l’Epifania, tra le migliaia di mail arrivate nel frattempo, ebbi una sorta di reflusso biliare nel leggere il titolo di una mostra (posticipata causa pandemia) e programmata per il 29 gennaio 2022 ad Athens al Georgia Museum of Art. Curata da Nelda Damiano e Pierre Daura, conservatori di arte europea del museo statunitense, si trattava di Wealth and Beauty: Pier Francesco Foschi and Painting in Renaissance Florence in assoluto la prima mostra monografica al mondo dedicata a Pier Francesco Foschi (allievo di Andrea del Sarto e collaboratore anche di Pontormo), artista di innegabile valore, tanto da essere presente nei maggiori musei nazionali e internazionali il cui nome però, se si escludono storici dell’arte e appassionati, risulta sconosciuto al grande pubblico e irrilevante per i Direttori dei musei della sua città natale. Un oblio iniziato con Giorgio Vasari che, pur citandolo per le tele in Santo Spirito, non lo ritenne degno per dedicargli una “vita” e ci sono voluti gli americani per mostrare al mondo la sua cifra nell’ambito dell’arte fiorentina del Cinquecento.

Per scelta editoriale, da sempre, nelle nostre pagine non trovano spazio critiche, ancor meno la polemica, ma, in quell’occasione, dovette intervenire il Consiglio Direttivo dell’Associazione editrice del Magazine, per censurare l’articolo dove ipotizzavo (a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca) una mezza dozzina di risposte al perché un’antologica di Foschi non fosse mai stata realizzata a Firenze (non sono lontanissimi i tempi quando la città aveva il primato nell’offrire annualmente almeno tre esposizioni stupende e, nel contempo, attualizzare gli studi sui soggetti delle mostre). Tornando al comunicato stampa a stelle e strisce si leggeva come la personale su Foschi avrebbe avuto una seconda tappa alla Galleria dell’Accademia di Firenze e infatti, dal 28 novembre, è aperta al pubblico “Pier Francesco Foschi (1502-1567) pittore fiorentino” suddivisa in cinque sezioni riunendo una quarantina di opere autografe.

Seppur “dopo i fochi”, finalmente, la città rende omaggio a un figlio dimenticato e vale la pena mettersi in viaggio esclusivamente per conoscerlo e scoprire quella tavolozza, quei panneggi, le velature, la maestria nella ritrattistica, la grazia e l’eleganza raggiunte da un artista nutrito nelle opere giovanili dalla tradizione pittorica del suo maestro come nella pala d’altare, la Sacra Famiglia con San Giovannino (1526-1530) per poi abbracciare la Maniera dei contemporanei Bronzino, Vasari e Michele Tosini.

Al nucleo di studi giovanili tratti da modelli del maestro, con accostamenti tra alcuni originali di Andrea del Sarto e repliche di Foschi, il confronto tra il Sacrificio di Isacco del maestro, del Cleveland Museum of Art, e la copia su tela dello stesso soggetto eseguita dall’allievo, oggi conservata nella Villa di Poggio Imperiale a Firenze, restaurata in occasione di questa mostra.
Nella sezione dedicata alle pale d’altare la straordinaria Resurrezione della basilica di Santo Spirito ed elementi di polittici smembrati come la Pala della Madonna del Piano, realizzata nel 1539 per il convento di San Benedetto a Settimo (Cascina).

Nella selezione della devozione privata sono godibili dipinti di soggetto mariano con quadri legati ai temi dell’Antico Testamento.
Chi non conosce Foschi resterà piacevolmente stupito per la sezione dei ritratti in quanto l’artista affronta tipologie diverse, dalle effigi a mezzo busto, di tono intimo e penetrativo, a quelle di formato ampio e solenne, ricche di elementi simbolici o allusivi allo status sociale dei personaggi raffigurati e dei loro interessi.

Aperta fino al 10 marzo 2024, la mostra (curata da Cecilie Hollberg, Elvira Altiero, Nelda Damiano e Simone Giordani) è accompagnata da un catalogo ampiamente illustrato, pubblicato da Silvana editoriale.