Fra gli eventi culturali in ambito Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, nelle Sale Duca di Montalto di Palazzo Reale, prosegue fino al 28 maggio la mostra “Sicilië, pittura fiamminga” promossa dalla Fondazione Federico II e dall’assessorato regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana.
Riuniti importanti dipinti fiamminghi – provenienti da collezioni pubbliche e private della regione – inquadrati in un ampio arco cronologico, dal Quattrocento al Seicento, in un percorso espositivo formato da due nuclei tematici strettamente connessi fra loro: le opere pervenute in Sicilia dai canali del collezionismo e della committenza artistica e gli artisti di origine fiamminga e olandese, attivi e pienamente inseriti nel tessuto storico-sociale siciliano già a partire dagli anni centrali del Cinquecento.
Fra i capolavori esposti anche una delle opera più famose di Jean Gossart, detto Mabuse, (Maubeuge, 1478 – Anversa, 1º ottobre 1532), il Trittico di Malvagna, opera miniaturista dove vengono rappresentate una Madonna col bambino tra angeli, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Dorotea, mentre sul retro del pannello si trova lo stemma della famiglia dei Lanza. Proseseguendo, da Deposizione di Jan Provoost (Mons, 1465 – Bruges, 1529) rappresenta uno degli esempi più significativi del passaggio dal Gotico al Rinascimento dei Paesi Bassi.
Dalla collezione Chiaramonte Bordonaro la Madonna con Bambino di Antoon van Dyck (Anversa, 22 marzo 1599 – Londra, 9 dicembre 1641), l’allievo di Rubens, che in quest’opera consolida la sua emancipazione dal maestro, mentre nella Crocifissione (collezione privata Palazzo Alliata di Villafranca) la sua personalisssima tecnica appare come evoluzione ed elaborazione personale della maniera di Rubens riscuotendo grandi consensi per la drammatica verosimiglianza che coglieva il Cristo nell’attimo esatto dello spirare.
La Circoncisione di Simone de Wobreck (Haarlem, prima metà del XVI secolo – Palermo, tra 1587 e 1597) è un olio su tavola dove sono evidenti le tipiche inclinazioni patetico-devozionali del tardo manierismo e il decorativismo dello schema compositivo.
Di Mattia Stomer (Amersfoort, 1600 circa – Sicilia, dopo il 1650) La morte di Catone contraddistinta da una plasticità voluminosa dell’incarnato e un forte impasto cromatico.
Protagonista della mostra, è la scoperta di un’opera fiamminga che ritrae Santa Caterina d’Alessandria – la Martire che convertì tutti, ma non il suo aguzzino – custodita per trentadue anni al Convento dei Frati Cappuccini di Palermo, proveniente dalla Chiesa di San Giacomo, annessa al convento del medesimo ordine, a Bivona.
In legno di quercia, olio su tavoletta (fine del secolo XV- inizi del secolo XVI, cm. 53,8 x15,3) è lo sportello destro di un trittico smembrato, ed è stata riferita al cosiddetto Maestro della Leggenda di Santa Lucia, artista attivo a Bruges, vicino ai modi di Hans Memling e Gerard David. La Santa raffigurata, Caterina, è figlia di aristocratici e originaria di Alessandria d’Egitto, vissuta al tempo dell’imperatore Massimino, qui ritratto ai suoi piedi. Condannata al martirio attraverso una ruota dentata, fu infine decapitata con una spada anch’essa attributo iconografico.
Didascalie immagini
- Trittico di Malvagna
- Retro Trittico di Malvagna
- Antoon van Dyck, Madonna con Bambino
- Antoon van Dyck, Crocifissione
- Simone de Wobreck, Circoncisione
- Santa Caterina d’Alessandra (particolare del volto
qui sotto l’opera nella sua interezza)
Dove e quando
- Fino al: – 27 May, 2018