Anche durante la pausa estiva la Biblioteca Braidense offre al pubblico un evento piuttosto particolare. Fino al 17 settembre sarà infatti visitabile la mostra Marino Darsa, Lo Shakespeare Croato dedicata alla riscoperta del più celebre drammaturgo della Croazia.

Ogni Paese ha un autore di riferimento che seppe portare alla più alta espressione la sua lingua, questo furono ad esempio Dante per gli italiani, Shakespeare per gli inglesi, Cervantes per gli spagnoli e lo stesso fu anche Darsa per i croati.

Nato a Ragusa nel 1508 e morto a Venezia nel 1567, Marino Darsa (Marin Držić) ebbe importanti contatti con l’Italia a iniziare dalla formazione presso l’Università di Siena dove fu rettore della Casa della Sapienza (ossia della Casa dello studente), per poi continuare con il trasferimento a Firenze dove non si dispensò anche dal partecipare al dibattito politico dell’epoca. Fu infine a Venezia, città nella quale vennero stampate tutte le sue opere, che morì in circostanze ignote e dove è tuttora sepolto nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo, la stessa nella quale è conservato il celebre “Polittico di San Vincenzo Ferrer” dipinto un secolo prima da Giovanni Bellini.
Un dato di rilievo che è bene sottolineare ulteriormente è l’unicità delle opere di Marino Darsa presenti in mostra, tutte prime edizioni uniche in quanto al mondo non si ha traccia di altre copie sopravvissute: a lungo considerate perdute, solo nel 2007 queste opere sono infatti state ritrovate nelle ricche raccolte librarie della Biblioteca Braidense.

Proprio questi volumi, del resto, dimostrano quanti e quanto importanti fossero i legami politici e culturali che in epoca rinascimentale collegarono le due sponde opposte dell’Adriatico, ma anche di come la Croazia fosse tenuta in considerazione nel contesto europeo dell’epoca.

Oltre a celebrare la figura di Marino Darsa, la mostra dedica approfondimenti anche ad altri importanti esponenti del mondo della cultura croata. Nel XVI secolo, infatti, molti studiosi originari di Dubrovnik vennero educati nei centri scientifici italiani lavorando in città come Milano, Siena, Venezia o Roma. Nei fondi della Braidense si conservano ad esempio opere dello scienziato matematico, fisico, astronomo, filosofo, diplomatico e poeta Ruggiero Giuseppe Boscovich. Quest’ultimo ebbe del resto un rapporto speciale con Brera di cui ne fondò l’Osservatorio Astronomico nel periodo in cui era professore di ottica e astronomia a Milano.

Altro studioso ricordato nella mostra è Marino Ghetaldi noto in ambito europeo in quanto fu il primo scienziato a determinare con precisione i pesi specifici di sette metalli e cinque liquidi.
Arricchisce infine l’esposizione la presenza di quattro volumi provenienti dalla collezione privata Pambianchi-Kramarić dedicati alle opere di Marco Marulo, scrittore riconosciuto come il padre della letteratura croata in quanto autore del primo poema epico in lingua, Judita, di cui ricorre proprio quest’anno il cinquecentenario della pubblicazione.