Nell’era del digitale sembra impensabile, ma verso la metà dell’ Ottocento la fotografia utilizzava negativi in vetro con albumina e apparecchi talmente voluminosi e ingombranti da rendere necessarie lunghe soste e prolungate esposizioni per impressionare le lastre.
Non si poteva ancora parlare di una “nuova arte”, ma molti appassionati provenivano dal mondo della pittura con un forte senso della composizione e, come veri pittori, piazzavano i cavalletti delle loro macchine per tempi così lunghi da privilegiare soggetti per loro natura immobili come la scultura e l’ architettura.

In una città come Roma, che con i suoi mille volti diversi da sempre ha attirato l’interesse degli artisti e dei viaggiatori, che nel corso dei secoli ne hanno interpretato i monumenti e l’immagine complessiva, alcuni cittadini anglosassoni impegnati nel Grand Tour da veri pionieri iniziarono così a catturare immagini della città eterna. Alcuni come James Anderson e Robert Turnbull Macpherson vi stabilirono la loro residenza permanente. I “Roman photographers” senza saperlo incominciano a dare vita a quella forma del tutto particolare di fotografia delle città e delle architetture che tanto spazio ha trovato negli anni successivi.
L’occasione per intraprendere un viaggio attraverso gli occhi di quei viaggiatori anglosassoni, partendo da quei tempi e arrivando vicino a noi, è offerta a chi visita nella Sala Zanardelli del Vittoriano Eternal City: Roma nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects. Duecento fotografie, duecento ritratti di Roma tra la fine ottocento e l’età contemporanea nella mostra curata di Gabriella Musto e Marco Iuliano, realizzata in collaborazione con Valeria Carullo.

Tutte le foto esposte provengono dalla collezione del RIBA non solo importante ordine professionale, ma anche istituzione che promuovere l’educazione alla qualità dell’architettura, dentro e fuori la Gran Bretagna. Fondato nel 1834 a Londra conserva nella sua collezione fotografica più di un milione e 700mila immagini che colleziona dall’anno stesso della sua istituzione.

Un attento lavoro di selezione ha privilegiato nel percorso della mostra uno sguardo ampio, attento sia al dettaglio archeologico sia al paesaggio, passando per l’architettura e offrendo un bellissimo, a volte iconico a volte curioso, ritratto attraverso il tempo. Sguardi e scatti tutti britannici dalle origini ai giorni nostri: dal pioniere James Anderson che proprio a Roma morì nel 1877 a Tim Benton, da Richard Bryant a Ralph Deakin, corrispondente per The Times. La coppia Ivy and Ivor de Wolfe, che nasconde sotto lo pseudonimo Hazel Hastings, moglie di Hubert De Cronin Hastings, editor di “Architectural Review”. E ancora Richard Pare, Monica Pidgeon, dal 1946 per molti anni editor di “Architectural Design” e animatrice della cultura architettonica britannica e internazionale a Edwin Smith.

Cosi passando dall’archeologia alla street photography, la mostra accompagna alla scoperta della capitale suggerendo riflessioni architettoniche, urbanistiche, ma anche politiche, sociali, come una cupola di San Pietro che spunta fra i covoni di fieno di una Roma ormai scomparsa o la turista, così turista, che ammira l’enorme piede della statua di Costantino, o i pensionati all’ombra del colonnato di piazza S. Pietro.
L’esposizione, inserita nell’ambito di “Artcity Estate 2018”, è accompagnata da una serie di incontri di approfondimento a ingresso libero sulla fotografia e architettura, che fino a settembre si terranno sulla Terrazza Italia del Vittoriano con importanti relatori del mondo della fotografia contemporanea e giovani fotografi e critici di storia della fotografia d’architettura. Appuntamenti da non mancare anche per uno personale “scatto” davanti a uno dei punti più suggestivi e panoramici dell’ Eternal City che ancora oggi , nonostante tutto, continua ad affascinare.

Didascalie immagini

  1. Monica Pidgeon, Piazza S. Pietro, stampa in gelatina d’argento, 1961
    Monica Pidgeon / RIBA Collections
  2. George Everard Kidder Smith, Cupola di S. Pietro, stampa in gelatina d’argento, 1954
    Architectural Press Archive / RIBA Collections
  3. Tim Benton, Palazzo della Civiltá Italiana, EUR (architetti Giovanni Guerrini, Ernesto La Padula e Mario Romano), stampa in gelatina d’argento, 1976
    Tim Benton / RIBA Collections
  4. Edwin Smith, Frammento della colossale statua di Costantino Il Grande, Palazzo dei Conservatori, stampa in gelatina d’argento 1954
    Edwin Smith / RIBA Collections
  5. Monica Pidgeon, Colonnato, San Pietro (arch. Gian Lorenzo Bernini), stampa in gelatina d’argento, 1961
    Monica Pidgeon / RIBA Collections

IN COPERTINA
Tim Benton, Palazzo della Civiltá Italiana, EUR (architetti Giovanni Guerrini, Ernesto La Padula e Mario Romano), stampa in gelatina d’argento, 1976
Tim Benton / RIBA Collections
[particolare]
 

Dove e quando

Evento: Eternal City . Roma nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects
  • Fino al: – 28 October, 2018
  • Sito web