Per la prima volta, uno accanto all’altro, ammirabili fino al 30 luglio 2023 alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, i Ritratto di Urbano VIII in bronzo e la versione in marmo eseguiti da Gian Lorenzo Bernini che, nell’arco del papato di Maffeo Barberini, eseguì una grande quantità di effigi del pontefice in marmo e in bronzo, segno di un sodalizio duraturo e prolifico tra committente e artista.
Il prestito del busto in bronzo, eseguito nel 1658, proviene dalla collezione del Principe Corsini a Firenze, ove giunse nella seconda metà dell’Ottocento in seguito al matrimonio di Anna Barberini e Tommaso Corsini, avvenuto nel 1858. Esemplare del rinnovamento della formula ritrattistica che Bernini aveva elaborato negli anni Trenta del Seicento, in maniera specifica per Urbano VIII.

Il papa appare sereno, con sguardo serio e “lungimirante”, nell’ampia mozzetta di sobrio disegno, ma plasticamente allusiva al movimento della figura, cui fa da contrappunto la ricca stola decorata dai simboli pontificali del Triregno e delle chiavi decussate. Nonostante l’accurata resa dei dettagli, la superficie del bronzo conserva evidenti le tracce
della vibrante fattura del modello in terracotta, lavorato con mano sicura e spedita.

E’ così possibile un confronto ravvicinato con il prototipo, la versione in marmo (datato 1655 circa) esposto nella Sala Sacchi del Palazzo riallestita esattamente un anno anno fa e dedicata ai protagonisti della famiglia Barberini, con i ritratti dipinti e scolpiti del 235º papa della Chiesa cattolica e dei suoi nipoti realizzati da Gian Lorenzo Bernini, Giuliano Finelli, Carlo Maratti, Lorenzo Ottoni.
Di impostazione più formale e solenne, rispetto all’altro ritratto marmoreo delle Gallerie Nazionali, l’effigie del papa si mostra in un’indole ieratica e monumentale, meno penetrante sotto il profilo psicologico e più preoccupata della dimensione rituale, se non persino liturgica, dell’ufficialità del ruolo.
Di conseguenza, il trattamento del volto e dei suoi tratti appare più schematico e sommario, forse pensato per una visione meno ravvicinata.

L’energia della scultura si concentra qui soprattutto nell’abito e nel suo valore figurale; nella ridondante e tortuosa animazione della sovrabbondante mozzetta, abbottonata sul rocchetto; nell’evidenza della stola, che il pontefice indossava infatti per comparire in pubblico, prerogativa esclusiva di suprema dignità e potestà.   
Flaminia Gennari Santori, Direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, ha sottolineato l’importanza del prestito: “Stiamo lavorando alacremente per la grande mostra sui Barberini in programma la prossima primavera per celebrare il quarto centenario dell’elezione di Urbano VIII. Il continuo arricchimento di opere nella Sala Sacchi vuole alimentare la curiosità del nostro pubblico per la grande storia che questo palazzo conserva e racconta”.

Menzionato per la prima volta dallo storico Ludwig von Pastor nella sua Storia dei Papi (1928), il busto non ha suscitato per diverso tempo grande attenzione negli studi sul Bernini; per Valentino Martinelli (I ritratti di pontefici di G.L. Bernini, 1956) si trattava semplicemente di una “replica mediocre” del busto in bronzo esposto al Louvre e anche Rudolf Wittkower (Gian Lorenzo Bernini: The Sculptor of the Roman Baroque, 1955) lo classificò allo stesso modo.
Tuttavia, come ha dimostrato Andrea Bacchi – tra i massimi esperti di scultura barocca e curatore da ultimo della mostra Bernini alla Galleria Borghese nel 2017 – in una lettera datata 11 novembre 1655, il cardinale Antonio Barberini scriveva all’artista: “la prego (…) di farmi fondere l’altra testa della Serenissima Memoria di Urbano”.
L’altra testa, per l’appunto, era il profilo di Urbano VIII. Successivamente, in una lettera del marzo 1656, viene ancora nominata l’opera. Il Cardinale, insistendo per la realizzazione del busto, scriveva: “Intendo ancora che la si accinga per il secondo getto della testa della santa memoria di Papa Urbano”.

Il bronzo, giunto presso i Corsini, era appunto una di quelle fusioni, mentre l’altra è da identificarsi con l’esemplare esposto al Louvre donato dalla famiglia Barberini a Luigi XIV nel 1672 dopo la morte del Cardinale.
Come ha evidenziato Bacchi le vicende dei busti del Louvre e dei Corsini sono sovrapponibili e le due lettere sopra ricordate dimostrano come entrambi fossero commissionati direttamente dal Cardinale Antonio Barberini a Gian Lorenzo Bernini.
Ancora nel 1681, presso la casa di Bernini erano conservati due busti del Pontefice in terracotta, uno ricordato in forma generica, l’altro così descritto: “un ritratto di Papa Urbano Ottavo fatto di creta cotta con il suo busto, e piede indorato”.
A parere dello studioso, uno di questi era probabilmente il modello da cui Bernini aveva potuto trarre le versioni in bronzo nel corso degli anni. Il volto del Pontefice può essere accostato a quello del busto nella Biblioteca Vaticana; la parte con la mozzetta decorata dalla stola richiama invece la scultura in marmo nelle collezioni delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.

Per l’occasione è stata lanciata anche la nuova web-app Sala Sacchi che permette ai visitatori di esplorare la volta affrescata con l’Allegoria della Divina Sapienza, celebrazione della famiglia Barberini e dell’incoronazione del Papa.
Segnaliamo che è ora possibile accedere nella Cappella di Pietro da Cortona, la cui visita – prima – si limitava a un affaccio dall’esterno.

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Dettagli

Didascalie immagini

  1. Gian Lorenzo Bernini
    (Napoli 1598 – Roma 1680)
    Busto di Urbano VIII, 1658
    bronzo, cm 101,5×78
    Foto Antonio Quattrone
    Collezione Principe Corsini, Firenze
  2. Gian Lorenzo Bernini
    Busto di Urbano VIII, 1655 circa
    marmo, cm 87×83
    Foto Mauro Coen
    Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma
  3. Gian Lorenzo Bernini
    Ritratto di papa Urbano VIII Barberini, 1632 circa
    marmo, cm 104x72x40
    Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma
    Osservando quest’opera è immediatamente percepibile la straordinaria capacità di Gian Lorenzo Bernini nel tirar fuori dalla materia inerte un respiro vitale. Un risultato ottenuto attraverso piccoli dettagli apparentemente secondari: le labbra che sembrano sul punto di dischiudersi, la barba non rasata sulle guance, un bottone della mozzetta non del tutto allacciato, le iridi degli occhi incise con la punta del trapano. Dettagli che fermano nella pietra il momento fugace del presente, colgono l’attimo, infondono al ritratto grande immediatezza e individualità psicologica.
    Tutti questi elementi testimoniano l’eccezionale maestria tecnica con cui Bernini riusciva a ottenere dal marmo effetti particolari, non per virtuosismo fine a sé stesso, ma per conferire al ritratto una naturalezza tale da far sembrare all’osservatore di trovarsi realmente al cospetto del papa. Come osservava il letterato Lelio Guidiccioni nel 1633, basta il movimento sapientemente accennato della testa e della spalla per darci l’impressione di trovarci in ginocchio di fronte a un “ritratto parlante” del pontefice, che con un benevolo gesto di benedizione ci fa cenno di alzarci.
  4. Il bronzo e il marmo del 1655 (circa)
    esposti uno accanto all’altro nella Sala Sacchi
    Foto Alessio Panunzi
  5. una veduta della Sala Sacchi
    Foto Alessio Panunzi
  6. ulteriore veduta della Sala Sacchi
    Foto Alessio Panunzi

In copertina
un particolare del Bronzo in prestito dal Principe Corsini

 

Orari

  • fino al 28 ottobre 2022:
    martedì – domenica, ore 10.00 – 18.00
    ultimo ingresso alle ore 17.00
  • dal 29 ottobre 2022:
    martedì – domenica, ore 10.00 – 19.00
    ultimo ingresso alle ore 18.00

consigliata prenotazione nei festivi e nei fine settimana

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Palazzo Barberini - via delle Quattro Fontane, 13 - Roma
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