A Vicenza, al Palladio Museum nel decennale della sua fondazione, prosegue fino al 9 luglio la mostra curata da Guido Beltramini, Howard Burns e Arnold Nesselrath, promossa dal Centro internazionale di Storia dell’Architettura con allestimento affidato all’architetto, nonché regista teatrale, Andrea Bernard.
Un catalogo scientifico raccoglie gli esiti delle nuove ricerche sulle architetture costruite e dipinte di Raffaello. In particolare il volume, che riunisce i contributi dei curatori e di tutti gli specialisti che hanno partecipato al gruppo di lavoro, vede pubblicate per la prima volta le ricostruzioni dei progetti perduti di Raffaello.
Se è universalmente noto il pittore, pochi sanno che è stato un grandissimo architetto, tra i più influenti di tutto il Rinascimento, essendo stato lui a definire lo status teorico e pratico del disegno architettonico con cui vennero progettati gli edifici per i cinque secoli successivi, fino all’autentica rivoluzione del disegno computerizzato.
Fu sempre il genio urbinate a trasformare lo studio dell’architettura romana antica, ponendola alla base di forme e decorazioni della nuova architettura rinascimentale. Fece anche rinascere la tradizione della vita in campagna con la prima villa rinascimentale, villa Madama, sulle pendici di Monte Mario.
Ancora lui a porre le basi della “invenzione” degli ordini architettonici; a progettare per primo le colonne giganti che Michelangelo svilupperà in Campidoglio decenni dopo; a costruire palazzi “su misura” per gli alti funzionari della ristretta cerchia del papa Leone X, che li rendono riconoscibili nella città come veri e propri ritratti in muratura. Quello che la mostra vuole quindi dimostrare è come non nacque pittore e poi diviene architetto, in quanto lo fu sin dall’inizio della propria attività artistica e, anche nelle sue opere figurative, viva da subito una nuova e innovativa idea di spazio, alimentata dallo studio e dall’imitazione dell’architettura della Roma antica.
In mostra disegni originali, fra cui preziosissimi autografi di Raffaello, provenienti dal Royal Institute of British Architects di Londra e dagli Uffizi, taccuini e manoscritti dalla Biblioteca Centrale di Firenze, sculture antiche e libri rinascimentali, presentano non solo le architetture costruite da Raffaello, ma anche quelle – non meno affascinanti – rimaste sulla carta o andate distrutte, come Palazzo Branconio dell’Aquila.
Due riproduzioni ad altissima fedeltà degli enormi, intrasportabili cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina, come il Sacrificio di Listra o la Predica di San Paolo ad Atene, porteranno in mostra l’intreccio inscindibile tra il Raffaello pittore e l’architetto.