Fino al 4 febbraio 2024, Anish Kapoor l’artista che ha ridisegnato e rivoluzionato l’idea di scultura nell’arte
contemporanea, è a Firenze con Untrue Unreal.
L’irreale e l’inverosimile non solo nel titolo ma anche nelle sale: Palazzo Strozzi si trasforma in un luogo in cui il visitatore è chiamato a mettere in discussione i propri sensi all’interno di un percorso tra installazioni monumentali, creando un dialogo unico tra l’arte di Anish Kapoor, l’architettura e il pubblico.

Una grande mostra, quella di Firenze, che va dalle opere storiche e recenti, a una nuova produzione specificatamente ideata in dialogo con l’architettura del cortile rinascimentale: Palazzo Strozzi sembra regalare l’opportunità di entrare in contatto con il mondo di Kapoor, nella sua versatilità, nei suoi contrasti, in quelle forme immense, in quei colori che turbano.
La comune percezione della realtà ribaltata, i confini tra vero e falso dissolti, la dimensione dell’impossibile sempre più vicina: è questo Kapoor con la sua materialità, con il pigmento, con l’acciaio e tanti altri materiali che nella sua arte non restano mai allo stato primitivo ma diventano fenomeno immersivo.
Pittura, scultura e forme architettoniche: le opere in mostra sembrano unire spazi, creare forme geometriche e ci raccontano un linguaggio che indaga lo spazio e il tempo, invitandoci a esplorare le potenzialità del nostro rapporto con il mondo, con il corpo e la mente, con la natura e l’artificio.

“Anish Kapoor ha lavorato a Palazzo Strozzi realizzando un progetto espositivo totalmente nuovo”, dichiara Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra. “Sulla scia della nostra serie di esposizioni dedicate ai maggiori protagonisti dell’arte contemporanea, Kapoor si è confrontato con l’architettura rinascimentale. Il risultato è totalmente originale, quasi una sorta di contrapposizione dialettica, dove simmetria, armonia e rigore sono messi in discussione e i confini tra materiale e immateriale si dissolvono. Nelle geometrie razionali di Palazzo Strozzi, Kapoor ci invita a perdere e ritrovare noi stessi interrogandoci su ciò che è untrue o unreal”.
Tra le sale del Piano Nobile e il cortile Rinascimentale si parte per un viaggio. Ad accogliere lo spettatore una nuova opera, specificatamente ideata da Anish Kapoor per il cortile di Palazzo Strozzi e realizzata grazie al sostegno della Fondazione Hillary Merkus Recordati: Void Pavillion VII (Il padiglione del vuoto VII, 2023) appare come un punto di partenza e di approdo in un’esperienza “meditativa” che affronta il tema dello spazio, della prospettiva e del tempo, che sconvolge la razionale struttura geometrica e l’emblematica armonia dell’edificio rinascimentale.
Infatti, al Piano Nobile la mostra inizia con un blocco di cera rossa, monumentale, impetuoso, sconvolgente: si muove lentamente tra due sale di Palazzo Strozzi, plasmando la sua materia informe nel rapporto con l’architettura che attraversa l’iconica opera Svayambhu (2007), termine sanscrito che definisce ciò che si genera autonomamente, corrispettivo delle immagini acheropìte cristiane non dipinte da mano umana.

Poi inizia il lungo dialogo tra le opere: ad esempio con Endless Column (Colonna infinita, 1992), che fa riferimento alla scultura di Constantin Brâncuși. Una colonna in pigmento rosso, quella di Kapoor, che sembra oltrepassare i limiti del pavimento e del soffitto della sala, creando una sensazione di fisicità architettonica eterea, metafora del legame tra terra e cosmo. Lo stesso effetto spaziale e architettonico, viene dato da To Reflect an Intimate Part of the Red (Per riflettere una parte intima del rosso, 1981), opera fondamentale nella carriera di Kapoor nella sua affermazione sulla scena internazionale come una delle più originali voci nell’arte contemporanea: un suggestivo insieme di forme in pigmento giallo e rosso che emergono dal pavimento, fragili, quasi ultraterrene ma potentemente presenti.

L’arte di Kapoor offre da sempre un nuovo modo di vedere e pensare a come viviamo la “realtà”, grazie al suo uso unico di forma e saturazione, in opere permeate da una profonda connotazione psicologica.
La carne, la materia organica, il corpo e il sangue sono temi ricorrenti e fondamentali nella ricerca di Kapoor.
Continuando il percorso di mostra si arriva ad un’intera sala dedicata a opere in cui l’artista si confronta con ciò che appare come un’intimità lacerata: una grande scultura in acciaio e resina A Blackish Fluid Excavation (Scavo con fluido nerastro, 2018) rimanda ad un utero che attraversa lo spazio e i sensi dello spettatore.
Nelle opere esposte a parete Kapoor unisce invece la pittura e il silicone e crea forme fluide come masse viscerali, che sembrano pulsare di vita propria.
La tradizionale nozione di confini e la dicotomia tra soggetto e oggetto sono temi centrali invece in opere
specchianti che sembra smentire le leggi della fisica come Vertigo (Vertigine, 2006), Mirror (Specchio, 2018) e Newborn (Neonato, 2019), ispirato ancora una volta alle sperimentazioni formali di Brâncuși.

Conclusione del percorso al Piano Nobile è la sala dedicata all’opera Angel (Angelo, 1990): pietre di grandi dimensioni, di ardesia, ricoperte da strati di pigmento blu intenso. Massi imponenti che appaiono in contraddizione con il loro aspetto e sembrano solidificare l’aria e suggerire la trasformazione in pezzi di cielo, trasfigurando così l’idea di purezza in un elemento fisico.
Kapoor altera la forte materialità dell’opera ed evoca così un senso di mistero che risponde all’ambizione di matrice esoterica di raggiungimento della fusione degli opposti.

Come ogni volta Kapoor ci lascia dentro quel senso di stupore e di inquietudine, mettendo in discussione ogni certezza e sollecitandoci ad abbracciare la complessità.
La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e si è inserita nell’ambito della Florence
Art Week, iniziativa promossa dal Comune di Firenze in programma dal 28 settembre all’8 ottobre scorsi.