Dopo tre anni dall’apertura del cantiere e a conclusione dell’intervento conservativo su La Resurrezione – effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dalla Soprintendenza di Arezzo su una delle più importanti opere della storia dell’arte, realizzata intorno al 1460 da Piero della Francesca per il Palazzo dei Conservatori di Sansepolcro, con soggetto che allude alla città stessa ritenendo fosse stata fondata su alcune reliquie portate dalla Terrasanta dai pellegrini Arcano e Egidio – in concomitanza con la presentazione di tali restauri, il Museo Civico ha aperto al pubblico la mostra “Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva” curata da Filippo Camerota e Francesco P. Di Teodoro, e promossa dal Comune di Sansepolcro, un progetto del Museo Galileo di Firenze con la collaborazione della Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia e organizzata da Opera Laboratori Fiorentini.

Gabriele Marconcini. Assessore alla Cultura del comune biturgense, durante la visita alla collezione permanente – oltre a Piero presenta alcune opere di grande interesse – focalizza sull’importanza di questa mostra temporanea per non concepire il museo soltanto con l’accezione celebrativa, ma anche spazio interattivo in cui esercitare, e sviluppare, una rinnovata consapevolezza sull’eccezionalità dell’arte pierfrancescana.

Marconcini, disponibile, entusiasta ed estremamente competente, entra nel merito e spiega: “Partendo dagli spunti del De prospectiva pingendi, questa mostra ci aiuta a comprendere la portata innovativa della pittura di Piero della Francesca che è riuscito ad arricchire il linguaggio pittorico del Quattrocento attingendo alle diverse tradizioni espressive del tempo – da quella fiorentina a quella fiamminga – e ispirandosi ai modelli tardo antichi e bizantini, oltre che alla maestria degli artigiani che ebbe modo di conoscere ed apprezzare da distanza ravvicinata.

Ma oltre a tutto ciò, l’elemento di maggiore novità si riscontra sull’aver saputo creare un nuovo alfabeto pittorico ricongiungendo il mondo delle arti figurative agli insegnamenti di Euclide, Pitagora e, più in generale, al campo di studio della matematica. In tal modo le tecniche di raffigurazione e rappresentazione del mondo hanno acquisito un valore aggiunto in grado di reinterpretare visivamente il rapporto che intercorre tra la realtà dei fenomeni e la verità delle idee. 


E’ noto come Piero, attraverso l’approccio matematico in cui la geometria diventa espressione di significati filosofici, sia riuscito a definire le leggi attraverso le quali si realizza il perfetto equilibrio delle forme e, pertanto, a creare un rapporto di ideale armonia tra l’uomo e la natura. Marconcini, prosegue: “Questa mostra spiega che Piero non si è limitato ad indagare le leggi del mondo al fine di rappresentarlo, ma ha anche studiato i principi ottici attraverso i quali la realtà è percepita dall’uomo. Una continua doppia ricerca, dunque, che ha saputo coniugare la dimensione naturale ed oggettiva dei fenomeni con quella fisiologica e soggettiva della percezione umana.”

Un approccio bidirezionale che ha permesso al pittore di codificare e idealizzare la rappresentazione dell’uomo da un lato e di umanizzare la visione del mondo dall’altro. Marconcini conclude: “In altre parole, come avviene sovente nell’ambito della poesia, la pittura di Piero appare in grado di educare lo sguardo degli uomini ad una semiosi percettiva, ovvero ad un processo di significazione secondo il quale per interpretare uno stimolo sensoriale si utilizza un aspetto del mondo esterno (un oggetto) che può condurre ad un’interpretazione soggettiva, quindi ad un significato.

In sostanza, durante la loro ricercata raffigurazione grafica, in Piero della Francesca gli oggetti diventano segni: forme atte a sublimare principi, conoscenze, emozioni, sentimenti. Chiavi di accesso per accedere alla complessità del mondo e dell’animo umano.”


Una mostra adattissima per le scuole, ma da leggere davvero a tanti livelli avendo avuto la fortuna delle spiegazioni dai curatori, sezione per sezione, e consiglio la visita guidata e scoprirete cose non ipotizzabili.

Accompagna l’evento espositivo un catalogo edito da Marsilio con eccellenti saggi e in dimensioni tali da essere fruibile anche durante il percorso.
All’uscita, prima di arrendervi alle delizie culinarie, non rinunciate alla visita della Casa di Piero e al Duomo che custodisce interessanti opere fra cui una grande pala del Perugino con splendida Ascensione databile 1510.

Dettagli

Didascalie immagini nel testo
foto da 1 a 7
alcuni allenstimenti della mostra
© Civita Opera Laboratori Fiorentini
foto 8
Filippo Camerota, cocuratore della mostra
e vice direttore del Museo Galileo
durante la visita per l'amteprima stampa
© Cinzia Colzi in esclusiva per questo articolo

In copertina
modello per studio di prospettiva
© Civita Opera Laboratori Fiorentini

 

Le otto sezioni della mostra

(courtesy Salvatore La Spina - Civita)

  1. La prospettiva tra arte e matematica
    attraverso le riproduzioni di alcuni disegni, dimostra che il De Prospectiva Pingendi è il primo trattato sistematico di prospettiva interamente illustrata, e il primo in cui sono giustificati matematicamente i procedimenti descritti. Suddiviso in tre libri, il trattato approfondisce nei primi due libri le tecniche prospettiche per le figure piane e i solidi geometrici, nel terzo, per le figure più complesse come la figura umana.
  2. I principi geometrici
    si analizza la relazione di Piero con Firenze, quando vi giunge, nel 1439, per lavorare con Domenico Veneziano ai perduti affreschi di Sant’Egidio. Attraverso un pannello che illustra lo schema prospettico della Trinità di Masaccio e alcuni calchi dei bassorilievi della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, si può comprendere il grande fermento economico e culturale della città gigliata. Città dove già le opere di Donatello e Masaccio manifestavano la straordinaria innovazione figurativa di Filippo Brunelleschi, con l’invenzione della prospettiva lineare e dove, da qualche tempo, circolavano scritti di Leon Battista Alberti, come il De Pictura, che proponeva una codificazione teorica del nuovo linguaggio pittorico.
  3. Le regole del disegno prospettico
    attraverso modelli e disegni, si comprende che Piero fu il primo a scrivere veramente per gli artisti. Mentre Alberti si era preoccupato di gettare i fondamenti teorici della nuova disciplina pittorica e Ghiberti aveva voluto riassumerne le premesse ottiche, Piero si concentrò notevolmente sulle regole del disegno. A differenza di Alberti, infatti, corredò ampiamente il trattato di numerosi disegni, estremamente precisi, puliti e di straordinaria finezza. La sua mano era in grado di tracciare linee sottilissime, veri e propri segni euclidei che ricordavano l’abilità del mitico Apelle. La “prospectiva” per Piero era essenzialmente “commensurazione”, ossia rappresentazione misurata dei corpi sulla superficie del dipinto. Il quadro per lui era il “termine” dei raggi visivi. Sul quadro, le grandezze osservate subivano una diminuzione apparente proporzionale alla distanza di osservazione. Su questo principio proporzionale si fonderà il pensiero scientifico della pittura moderna.
  4. I corpi geometrici
    si approfondisce la relazione tra Piero e il matematico Luca Pacioli. Qui è analizzato il celebre ritratto del matematico, dipinto attribuito a Jacopo de' Barbari e custodito a Capodimonte e un altro importante trattato di Piero della Francesca: il Libellus de quinque corporibus regularibus. Concluso attorno al 1482 e dedicato al duca Guidubaldo, figlio e successore di Federico da Montefeltro il Libellus permette a Piero di riprendere il tema dei corpi regolari già trattato nella parte geometrica dell’Abaco, sviluppandolo in quattro parti, dedicate, rispettivamente, ai poligoni, ai cinque poliedri inscritti nella sfera, ai poliedri inscritti in altri poliedri, e ai poliedri irregolari. Ed è proprio attraverso il Libellus che Piero diventa artefice di quella rinascita d’interesse per i poliedri che caratterizzerà il Rinascimento e che è testimoniata anche dalle stupende “tavole leonardesche” che illustrano il De divina proportione di Luca Pacioli.
  5. I maestri della prospettiva
    si comprende come, attraverso la frequenza con cui i disegni di Piero appaiono nelle tarsie del Quattrocento e l’amicizia che legava il pittore ai famosi intarsiatori Lorenzo e Cristoforo Canozzi da Lendinara, l’arte dei legnaioli era una delle prime aree di diffusione del De prospectiva pingendi. Tarsie prospettiche che sicuramente l’artista di Sansepolcro aveva potuto ammirare, durante il soggiorno fiorentino, nella Sacrestia delle Messe di Santa Maria del Fiore e che, negli anni tra il 1474 e il 1476, fecero dello studiolo di Federico da Montefeltro uno dei massimi capolavori del Rinascimento.
  6. Il disegno di architettura: ichnographia, orthographia, scaenographia
    si pone l’attenzione sull’interesse per il disegno architettonico. Per Piero un buon pittore doveva possibilmente essere anche un buon architetto o, almeno, conoscere dell’architettura tutto ciò che riguardava il disegno degli ornamenti, dalle proporzioni alla sintassi degli ordini classici.
  7. La figura umana
    attraverso alcune riproduzioni e disegni si può comprendere come Piero abbia risolto uno degli esercizi prospettici più complessi che si possano immaginare: il disegno prospettico della testa umana. Per risolvere il problema Piero trasforma il corpo naturale in un solido geometrico, sezionando la testa con piani meridiani e paralleli, quasi come fosse un globo terrestre.
  8. Gli inganni della visione
    analizza, infine, gli studi di Piero sugli inganni della visione e gli effetti bizzarri della rappresentazione causati dalla forzatura del rapporto tra occhio e distanza di osservazione, portando Piero a terminare il trattato con alcuni esercizi che anticipano gli sviluppi dell’anamorfosi. Conclude la mostra un video che aiuta a rendere tangibile la dimensione geometrica della bellezza che contraddistingue tutta l’opera pittorica di Piero della Francesca.

Dove e quando

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Fino al: 20190106