Questo Dante fue onorevole e antico cittadino di Firenze di porta San Piero, e nostro vicino; e ‘l suo esilio di Firenze fu per cagione, che quando messer Carlo di Valos de la casa di Francia venne in Firenze l’anno MCCCI, e caccionne la parte bianca, come adietro ne’ tempi è fatta menzione, il detto Dante era de’ maggiori governatori della nostra città e di quella parte, bene che fosse guelfo; e però sanza altra colpa co la detta parte bianca fue cacciato e sbandito di Firenze, e andossene a lo Studio a Bologna, e poi a Parigi, e in più parti del mondo”. (Giovanni Villani, Nuova Cronica, 1322-1348).

Il Bargello è luogo dantesco per eccellenza a Firenze, qui si trova il più antico ritratto di Dante, sede ideale per la mostra «Onorevole e antico cittadino di Firenze» dove si ripercorre il complesso rapporto tra il Sommo Poeta e la sua città natale. Nella Sala dell’Udienza dell’allora Palazzo del Podestà (oggi Salone di Donatello), il 10 marzo 1302, venne condannato al rogo, quindi all’esilio definitivo; nell’attigua Cappella del Podestà, solo poco dopo (tra il 1333 e il 1337) negli anni in cui ferveva l’industrioso lavoro di diffusione della Commedia nella città gigliata, Giotto, con la sua scuola, impostava il suo ultimo capolavoro pittorico, ancora poco noto al grande pubblico, e ritraeva per la prima volta il volto di Dante, includendolo tra le schiere degli eletti nel Paradiso.

Proprio attorno a questo ritratto, si delinea quel processo di costruzione della memoria così da permettere a Firenze di riappropriarsi dell’opera e della figura di Dante e la Cappella, dove si trova il volto affrescato, è parte integrante del percorso della mostra. Recentemente oggetto di un intervento di diagnostica e manutenzione conservativa su alcune parti del Paradiso, grazie ad un’elargizione della Fondazione il Bargello onlus tramite ArtBonus e alla collaborazione istituzionale tra i Musei del Bargello e l’Opificio delle Pietre Dure, che ha curato le indagini diagnostiche e il restauro.

Inoltre, in occasione della mostra, è possibile notare i benefici della nuova illuminazione e vedere un’anteprima del nuovo allestimento della Cappella e della annessa sagrestia i quanto, .le quattro vetrine presenti, sono sufficienti a comprendere i criteri secondo i quali è stata organizzata la collezione delle oreficerie, privilegiando le funzioni di questa suppellettile che, per quanto preziosa in sé era, primariamente, strumento liturgico e di devozione. Tra le opere esposte in sagrestia spicca il fregio firmato da Andrea Pucci Sardi da Empoli e datato 1313. Il fregio, opera capitale dell’arte orafa a Firenze nel primo Trecento, in dialogo con le invenzioni giottesche, viene presentato dopo un delicato restauro dell’Opificio delle Pietre Dure.

La mostra, per la prima volta, ricostruisce in modo originale – unendo le competenze di studiosi di discipline diverse – le dinamiche con cui Firenze, pochi anni dopo la morte di Dante, si riappropria della sua figura e della Commedia, che da tutti è subito chiamata “il Dante”, un episodio unico nella storia della letteratura italiana, da cui dipendono le modalità con cui è arrivato fino a noi. Articolata in sei sezioni – I luoghi della condanna, il tempo del riscatto; Dante e la Commedia a Firenze negli anni ’30 e ’40 del Trecento; Artisti e copisti della Commedia; Leggere Dante a Firenze; La costruzione della memoria; La lingua documentaria a Firenze dopo Dante – espone oltre cinquanta tra manoscritti e opere d’arte provenienti da biblioteche, archivi e musei di assoluto prestigio internazionale per presentare tappe e protagonisti della ricostruzione del secondo quarto del Trecento.

Si tratta di copisti, miniatori, commentatori, lettori, volgarizzatori, le cui vicende professionali e umane si intrecciano fittamente, restituendo l’immagine di una città che sembra trasformarsi in uno scriptorium diffuso, al centro del quale campeggia la Divina Commedia, e in cui i libri circolano con abbondanza e prendono vita nuove soluzioni artistiche e codicologiche proprio in relazione al poema dantesco.

Progettata per consentire livelli di lettura differenziati, l’esposizione non si rivolge solo agli studiosi, ma soprattutto, al grande pubblico con particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi ed è stata preceduta da ricerche condotte negli ultimi decenni, da un ciclo di seminari di filologia dantesca tenuti presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze e la collaborazione con l’ateneo è risultata fondamentale per il ruolo cardine dato dai curatori, Luca Azzetta, Sonia Chiodo e Teresa De Robertis e occasione formativa per studenti, dottorandi e giovani studiosi, impegnati nel progetto.
Tre anni di lavori dove sono state coinvolti diversi istituti e realtà per creare un progetto condiviso a più livelli, tra istituzioni d’eccellenza fiorentine e toscane in un momento di grave crisi economica, a seguito della pandemia.

Una mostra che svela molto della vita e dell’opera nel settecentesimo anniversario dalla morte, è accompagnata da un bel catalogo, edito da Mandragora, in cui sono sapientemente orchestrati saggi e schede di numerosi specialisti per chiarire quel complesso legame. Il volume è arricchito da illustrazioni a colori delle opere in mostra e dei manoscritti miniati, come anche da un prezioso Atlante fotografico finale delle pitture murali della cappella del Podestà.



Dettagli

Didascalie immagini

  1. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale,
    II.I.289, f. 113v, Firenze, sec. XIV anni quaranta
    La vita di Dante nella Nuova cronica di Giovanni Villani
    (il percorso con cui Firenze si riappropria dell’opera e della memoria di Dante ha il suo punto d’arrivo simbolico nelle biografie che gli dedicano Giovanni Villani nella Nuova cronica e Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante. Se Villani ricorda la grandezza poetica dell’Alighieri, «onorevole e antico cittadino di Firenze» (e anche il suo temperamento sdegnoso), Boccaccio ne racconta la vita arricchendola di aneddoti e riflessioni che costruiscono un monumento cartaceo in cui Dante risplende sia come poeta pari agli antichi, sia come anima santa del Paradiso. È un gesto di rivendicazione e di risarcimento simbolico, giacché Firenze mai avrebbe potuto vantare di avere tra le sue mura le spoglie mortali di Dante. In mostra sono esposti una Commedia con l’epitaffio di Giovanni del Virgilio e il disegno del sepolcro di Dante (omaggio simbolico a una tomba lontana) e il più antico autografo che Giovanni Boccaccio dedica alla vita e alle opere di Dante Alighieri)
  2. Giotto e bottega, Paradiso, particolare
    Firenze, Museo Nazionale del Bargello, cappella
    (l’otto gennaio 1337 Giotto muore lasciando incompiuto il suo ultimo capolavoro: la decorazione della Cappella nel Palazzo del Podestà. Cominciata nel 1333 durante la podesteria di Giorgio Tibaldeschi, fu poi interrotta e completata nel 1337 quando era podestà Fidesmino da Varano. Giotto eseguì la volta e la parte alta del Paradiso, il resto spetta per lo più alla sua bottega, che a queste date include personalità di altissimo livello, come Stefano, e pittori più giovani, come il Maestro di San Lucchese e Puccio di Simone. Dimenticate sotto lo scialbo, le pitture sono state riscoperte nell’Ottocento per ritrovare il ritratto di Dante ricordato dalle fonti. Sulla parete dell’altare Dante è raffigurato tra gli eletti del Paradiso, con la Commedia e un ramo di pomi tra le mani. Le due figure inginocchiate sono Fidesmino da Varano (a sinistra) e il vescovo Francesco Silvestri da Cingoli, a destra; i due accanto a loro che guardano lo spettatore sono rispettivamente il re Salomone – forse allusivo al Re Saggio, Roberto d’Angiò – e l’imperatore Traiano)
  3. Bottega di Giotto (Stefano?), Inferno, particolare
    Firenze, Museo Nazionale del Bargello, cappella
    (l’omaggio a Dante, rappresentato tra gli eletti del Paradiso, continua su questa parete dov’è dipinto l’Inferno. Nei pochi frammenti superstiti si colgono infatti chiari riferimenti all’opera dantesca: Lucifero ha tre volti e ali di pipistrello; ai suoi piedi si ergono le figure dei giganti; uno di loro tiene in mano l’anima di Antenore, il troiano che favorì l’ingresso dei greci nella sua città. Proprio a partire dal suo nome Dante chiamò Antenora uno dei luoghi più bassi dell’Inferno, dove sono puniti i traditori della patria. Sulle pareti laterali sono dipinte le storie di santa Maria Maddalena, figura di penitente esemplare, e di san Giovanni Battista, protettore di Firenze. Tra le finestre la figura di san Venanzio è un omaggio all’origine marchigiana del podestà Fidesmino da Varano, in carica nel secondo semestre del 1337)
  4. Firenze, Archivio di Stato, Capitoli, Registri,
    19A, f. 2v, Firenze, 1349-1357, cat. 1
    (il registro contiene in copia le sentenze pronunciate dal podestà Cante dei Gabrielli da Gubbio contro i Bianchi, tra cui Dante. Il 27 gennaio 1302 il poeta è bandito perché la sua nomina a priore è giudicata frutto di corruzione e per aver contribuito a manipolare l’elezione dei priori successivi. Il 10 marzo il bando è commutato in condanna a morte: se Dante e gli altri banditi verranno catturati, saranno arsi sul rogo. Il volume esposto è aperto al bando del 27 gennaio: il nome di Dante si legge a metà pagina («Dante Alaghieri de sextu Sancti Petri Maioris»).
  5. Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Triv. 1080, f. 70r, Firenze, 1337, cat. 21
    (la fama di questa Commedia è dovuta al copista, il notaio Francesco di ser Nardo da Barberino, al miniatore, il Maestro delle effigi domenicane, e alla data di copia: 1337, lo stesso anno in cui furono completate le pitture del Bargello con l’omaggio di Firenze al poeta. Le miniature all’inizio delle tre cantiche evidenziano alcuni momenti del viaggio di Dante nell’aldilà. Il codice è aperto all’inizio del Paradiso. Nell’iniziale è rappresentata l’incoronazione di Maria nella gloria dei cieli. Nel fregio sono le gerarchie angeliche. In basso Dante, che ha invocato l’aiuto di Apollo, è incoronato poeta)
  6. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana,
    Pluteo 39.24, f. 29r, Francia settentrionale, sec. XII fine, cat. 38
    (la scelta di Dante di scrivere la Commedia in volgare permise la lettura del poema da parte di tutti coloro che, pur sapendo leggere, non conoscevano il latino. Tuttavia per capire i versi del poema era necessario conoscere molte storie antiche, di cui esso si nutre e che abilmente reinterpreta. Non solo l’Eneide è fondamentale per la comprensione della Commedia e del ruolo di guida che Virgilio vi svolge in quanto personaggio, ma anche le Metamorfosi di Ovidio, il Bellum civile di Lucano, il De consolatione philosophiae di Boezio e molti altri classici. In mostra sono esposte opere in versi, in prosa, e anche di contenuto scientifico e religioso, che furono impiegate nella lettura e nel commento della Commedia, in particolare nell’Ottimo commento. Alcune di queste opere vennero tradotte proprio dai primi lettori del poema. In questo modo, grazie a Dante, il dialogo tra antichi e moderni trova nuove possibilità di incontro, mentre un pubblico sempre più ampio si appassiona alla letteratura.
    L’opera di Virgilio è quindi fondamentale per capire la Commedia: sia per i numerosi riferimenti, sia perché a Virgilio, «dolcissimo padre» (Purg. XXX 50), Dante affida il ruolo di guida. Il codice che si espone contiene le Egloghe, le Georgiche e l’Eneide; ha le caratteristiche di un libro di scuola: di formato oblungo, di dimensioni contenute, con fittissime note intorno al testo. Copiato nella Francia settentrionale, venne utilizzato in Italia nella prima metà del sec. XIV. Nella pagina riprodotta si leggono gli ultimi versi del III e l’inizio del IV libro delle Georgiche)
  7. Particolare del ritratto di Dante
    (Giotto e bottega, Paradiso, Firenze, Museo Nazionale del Bargello, cappella)

In copertina un particolare di:
Giotto e bottega, Paradiso,
Firenze, Museo Nazionale del Bargello, cappella.

Curata da Luca Azzetta, Sonia Chiodo e Teresa De Robertis, professori dell’Università di Firenze, «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, è nata nell’ambito di una collaborazione istituzionale sottoscritta tra i Musei del Bargello e i Dipartimenti di Lettere e Filosofia (DILEF) e di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS) dell’Università degli Studi di Firenze e annovera tra i membri del comitato scientifico esperti filologi e storici dell’arte, quali Andrea De Marchi, Giovanna Frosini, Andrea Mazzucchi, Marco Petoletti, e Stefano Zamponi.
L’esposizione ha ricevuto un contributo e il patrocinio del Comitato Nazionale Celebrazioni 700° anniversario della morte di Dante Alighieri e il patrocinio del Comitato “700 Dante” coordinato dal Comune di Firenze.

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Museo Nazionale del Bargello - Via del Proconsolo, 4 - Firenze
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Fino al: 08 Agosto, 2021