A Lecco, al Palazzo delle Paure, prosegue fino a novembre 2024 il ciclo espositivo di Percorsi nel Novecento, un programma che facalizzerà sulla scena culturale italiana del Ventesimo secolo.
Dopo la rassegna che ha esplorato l’universo futurista, il secondo capitolo dal titolo Novecento. Il ritorno alla figurazione da Sironi a Guttuso resterà allestito fino al 26 novembre, accompagnato da un catalogo realizzato da Ponte43 per le edizioni ViDi cultural.
La nuova mostra, curata da Simona Bartolena presenta oltre sessanta opere di artisti che, nel periodo tra le due guerre, sostennero il Ritorno all’ordine, ovvero il richiamo alla figurazione senza rinnegare lo spirito delle avanguardie d’inizio secolo di cui erano stati fautori.
Costruito quasi esclusivamente con opere provenienti da raccolte private (con l’eccezione degli importanti prestiti dal Museo della Permanente di Milano e dalla collezione Banco BPM), l’esposizione offre la possibilità di ammirare lavori raramente esposti, talvolta proposti al pubblico per la prima volta; il percorso è integrato da approfondimenti sulle altre espressioni creative coeve, dal design all’architettura, con l’affermarsi dell’Art Déco e del Razionalismo, dal teatro alla letteratura.
L’esposizione è stata corredata anche da un importante apparato didattico-narrativo, con cenni storici, informazioni e spiegazioni dal taglio divulgativo e Simona Bartolena, spiega: “Dopo la mostra Futuristi che indagava l’evoluzione dell’Avanguardia fondata da Marinetti, destinando particolare attenzione al secondo periodo del movimento, si apre ora Novecento, che ne prosegue idealmente il racconto. Gli anni sono i medesimi, dal primo dopoguerra agli anni Quaranta, ma questa volta il focus è sugli artisti che hanno scelto un ritorno alla figurazione classica.
Una tendenza che presenta un ventaglio di possibilità espressive e molteplici possibili sfumature. La complessità del periodo preso in esame si riflette nell’esperienza artistica dei protagonisti della scena culturale del tempo, tra contrasti, contraddizioni e interpretazioni possibili dell’idea di recupero della tradizione figurativa. I colori accesi, la dinamicità, la fantasia e il piglio provocatorio che caratterizzavano le opere della mostra precedente lasciano il passo a composizioni impostate sulla plasticità, la sintesi e la solidità della forma e su tavolozze che prediligono i colori della terra”.
La Curatrice, prosegue: “Come di consueto l’allestimento e il percorso sono studiati con una precisa idea narrativa che, opera dopo opera, sviluppa il tema, raccontandone i diversi aspetti e le diverse espressioni. Per rendere più fruibile la lettura, abbiamo immaginato, oltre alle più classiche sezioni di inquadramento generale dei vari linguaggi, anche sezioni dedicate a specifici generi iconografici, che permettono confronti tra personalità e stili differenti”.
Il Ritorno all’ordine ha rappresentato un desiderio comune a gran parte degli ambienti culturali del primo dopoguerra, che urlava l’esigenza di rientrare nei canoni consacrati dalla tradizione, senza perdere di vista lo spirito avanguardista e di rinnovamento culturale promossi dalle generazioni precedenti. In Italia questa sfida venne raccolta da Margherita Sarfatti che fondò il movimento Novecento italiano di cui facevano parte Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, accumunati dalla volontà di rappresentare un’epoca con la loro pittura e di recuperare lo stile dei grandi maestri del passato.
Attorno al gruppo di Novecento gravitavano altri autori quali Felice Casorati, Massimo Campigli, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi che, pur sposando gli stessi ideali, non vi aderirono mai del tutto.
Suggestiva la sala dedicata a Mario Sironi, con opere che ben rappresentano lo stile dell’artista nel periodo preso in esame. Ma in mostra non mancano altri capolavori, quali un raro paesaggio di Giorgio Morandi o l’altrettanto straordinario Rovine dipinto da Afro negli anni trenta.
Un ruolo particolare lo occupa il cosiddetto Realismo Magico, di respiro più europeo, che partendo dal recupero di stilemi espressivi classici, si fa tuttavia espressione di una tensione emotiva ben distante dall’esibita monumentalità e solennità di tanta pittura novecentesca.
Accanto alle opere riferibili al Realismo Magico, si indagano anche diverse possibili declinazioni oniriche e visionarie della pittura del vero, dagli episodi di matrice surrealista ai retaggi metafisici ancora visibili in alcuni lavori.
Il percorso termina con la ricognizione su quegli autori che si posero all’opposizione, anche politica, dell’arte ufficiale, dal gruppo di Corrente a Milano, alla romana Scuola di via Cavour. Accanto ai grandi nomi del tempo, come di consueto, sono presenti dipinti e sculture di artisti meno noti che, sorprenderanno piacevolmente i visitatori.