Di Henri Matisse, paradossalmente, è ancora trascurata la parte di produzione dedicata alla scultura non essendo conosciuta nelle pieghe più sottili della sua ricerca. Se la pittura è stata la modalità espressiva principale, il “suo” linguaggio e la forma di indagine del visibile cui si dedicò per tutta la vita, condusse in contemporanea una riflessione sulla scultura (e altresì sull’incisione) che fa di lui uno degli artisti più completi del secolo scorso. Tale versatilità gli permise di esplorare varie tecniche simultaneamente, con curiosità e acuta sperimentazione. 

Sullo sfondo di questa intelligenza poliedrica, l’opera scultorea rivela una vita parallela rispetto a quella del colorista, una doppia anima votata alla materia, al volume, allo spazio, che merita di essere posta in relazione – in quanto a processi e traguardi – con quella di altri grandi scultori del Ventesimo secolo, eredi della lezione di Auguste Rodin e divenuti geni dell’avanguardia. Da Brancusi a Giacometti, da Boccioni a Wotruba.

Per la prima volta in Italia, fino al 12 novembre, il Museo d’Arte Provincia di Nuoro dedica un progetto espositivo, a cura di Chiara Gatti che rilegge e adatta agli spazi del museo sardo, il concept inedito e complesso della mostra “Matisse Métamorphoses” organizzata nel 2019 dalla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza. Un progetto destinato a ripensare Matisse, a riconsiderare il ruolo della sua opera nel panorama dell’arte della prima metà del Ventesimo secolo, alla luce di una più ampia ricerca estetica che vede proprio nella scultura il veicolo per nuove e rivoluzionarie soluzioni formali.

Emerge così come sia stata la figura umana il tema principe della sua tensione verso la sintesi, dall’indagine sul corpo, la postura, il gesto o la fisionomia, l’artista sviluppò un percorso di riduzione geometrica dell’immagine che lo ha portato verso un’astrazione ai limiti del radicale e come affermò nel 1908 nelle sue Notes d’un peintre: «ciò che mi interessa di più non è né la natura morta né il paesaggio, è la figura».
La figura, non per il suo pathos, il suo lirismo, gli stati d’animo o la flessione esistenziale, ma per il suo senso di presenza nello spazio e la sua ideale evoluzione nel tempo. Matisse ha interrogato infatti il corpo nella sua relazione con l’ambiente prossimo e con il mutare delle circostanze in un lasso di tempo dilatato. Ecco allora l’evoluzione di un dato naturalistico in una sintesi finale che sublima la contingenza in una dimensione di perfezione assoluta. Lo spazio condiziona, a sua volta, un sistema di relazioni sottili fra sostanza fisica e vuoto abitato, fra i gesti e le linee dinamiche che essi disegnano nell’aria.

Pertanto, la mostra prende avvio da una analisi del metodo di creazione dell’artista e dal suo lavoro di trasformazione della figura in variazioni seriali. Il percorso allinea sequenze di bronzi, datate dai primi anni Dieci agli anni Trenta, e soggetti presentati nei loro diversi stati successivi e accostati alle fonti di ispirazione dell’artista, tra cui fotografie di nudi e modelle in posa, oltre a una selezione essenziale di pochi dipinti in cui i motivi stessi svelano la doppia anima della sua ricerca parallela, pittorica e scultorea, in particolare nell’affrontare i temi dominanti del nudo, della danza, dell’odalisca. 

Attraverso una trentina di sculture e una ventina fra disegni e incisioni, oltre a fotografie d’epoca e pellicole originali, la scultura di Matisse viene posta in relazione con i soggetti di una vita, le sue magnifiche ossessioni legate alle forme femminili, alla ricerca fisiognomica sulle modelle, alle attitudini e alla plasticità dei volumi.
Sullo sfondo di questa ricerca composita, ecco allora molte figure uniche, come Le tiaré, di cui non esistono stadi differenti, mentre altre si ripetono a intervalli diversi, variando e trasformandosi, come il celebre ciclo di Jeannette (I-V). Da qui l’artista svilupperà un approccio concettuale che può essere descritto come una sorta di metodo di progressione formale. Come in una “metamorfosi”, che ben spiega il titolo della mostra, le sue figure evolvono da una trascrizione naturale a una sintesi radicale del dato visivo.

Anche nella sua pittura – come è stato ampiamente studiato dalla critica in passato – è possibile rilevare tale processo di metamorfosi, senza però giungere mai a considerare veri e propri cicli di opere come “serie”, ma piuttosto come frutto di un lungo iter di elaborazione che trova nella scultura e nella grafica, accostate alla pittura stessa, strumenti di indagine connessi gli uni con gli altri, nell’idea di un confine liquido fra tecniche. Ne è un esempio l’Odalisca del Museo Novecento di Milano, che trova corrispettivi e relazioni, sottili e chirurgiche, con disegni e bronzi coevi e di cui la mostra allinea l’intera sequenza.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Matisse travaillant au Nu couché II , Nice, 1927
    Photographie Marc Lenoir Photo © Archives Henri Matisse
    © Succession H. Matisse, by SIAE 2023
  2. Henri Matisse, Nu assis, bras sur la tête, 1904, bronzo,
    Musée d’Orsay Paris © Succession H. Matisse, by SIAE 2023
  3. Henri Matisse, Jeannette III, 1910-1911, bronzo,
    Musée d’Orsay Paris © Succession H. Matisse, by SIAE 2023
  4. Henri Matisse, Nu assis dans un fauteuil au décor fleuri, 1924,
    Lithographie sur papier chine, Musée Matisse Nizza
    © Succession H. Matisse, by SIAE 2023
  5. Henri Matisse, Nu couché II, 1927, bronzo,
    Musée d’Orsay Paris Photo © François Fernandez
    © Succession H. Matisse, by SIAE 2023.
  6. L’atelier au Régina, Nice, avec des dessins au pinceau des Acrobates et le Nu de dos IV en plâtre, 1953
    Photo © Archives Henri Matisse
    © Succession H. Matisse, by SIAE 2023

In copertina
un particolare di Matisse di Manuelle Mureddu

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: MAN - Museo d’Arte Provincia di Nuoro - Via Sebastiano Satta, 27
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Fino al: 12 Novembre, 2023