Recentemente inaugurata a Palazzo Grassi “open-end”, la prima grande mostra di Marlene Dumas in Italia e anche la prima di una donna nell’ambito del programma di monografiche dedicate a grandi artisti contemporanei organizzate dalla Pinault Collection. Allestita su entrambi i piani espositivi dell’edificio neoclassico affacciato su Canal Grande, ne ripercorre i temi fondanti attraverso un ritmo poetico, a volte più serrato, a volte più arioso, con opere di piccole dimensioni alternate ad altre molto grandi, come se l’allestimento intendesse rifarsi alla stessa definizione di poesia data dall’artista: «La poesia è una scrittura che respira e fa dei balzi, e che lascia spazi aperti per consentirci di leggere tra le righe.»

Oltre cento lavori della produzione selezionati dalla curatrice Caroline Bourgeois, dipinti e disegni dal 1984 fino a opere inedite realizzate negli ultimi anni provenienti dalla Collezione Pinault, da musei internazionali e collezioni private. Il titolo “open-end“, spiega la Curatrice, a significare «che ciò che è stato cominciato non ha né una fine prestabilita né vincoli, che tutto può giungere a una conclusione e che questa può assumere ogni sorta di forma, ci proietta immediatamente in una dimensione poetica

Marlene Dumas esprime quindi il proprio gusto per il paradosso e la malinconia: a priori, la fine di qualcosa, the end, in particolare di una vita, è di per sé il contrario dell’apertura, open; è il momento in cui tutto si compie e si conclude. In mezzo a queste due parole, le tensioni, le irresolutezze, il potenziale del suo linguaggio come se solo la poesia, espressa attraverso la pittura o la parola, potesse far condividere quelle possibilità che sono vita (open) e morte (end) nello stesso tempo.

I temi trattati spaziano da prostituzione, colpa e innocenza, mascolinità e corpo femminile, violenza e tenerezza con uno sguardo personalissimo, e laterale, alle icone della devozione laica e dalla rivisitazione di soggetti senza nome come temi universali per poi approdare all’indagine, intima e inedita, di volti noti della storia recente, da Pier Paolo Pasolini a Amy Winehouse fino a Roland Barthes.

L’artista lo indica chiaramente: «È un’esposizione sulle storie d’amore e i loro diversi tipi di coppie, giovani e vecchie, sull’erotismo, il tradimento, l’alienazione, l’inizio e la fine, il lutto, le tensioni tra lo spirito e il corpo, le parole (titoli e testi) e le immagini.»
Classe 1953, nata e cresciuta in campagna a venticinque chilometri da Città del Capo – dove studia Belle Arti durante il regime dell’apartheid laureandosi nel 1975 presso la University of Cape Town – nel 1976 si trasferisce in Europa per proseguire gli studi e si stabilisce ad Amsterdam (dal 1976 al 1978 studia presso Ateliers ’63 ad Haarlem) dove ancora oggi vive e lavora.

La maggior parte della sua produzione è costituita da ritratti che rappresentano la sofferenza, l’estasi, la paura, la disperazione, ma spesso sono anche un commento sull’atto stesso di dipingere. Un aspetto cruciale del suo lavoro è l’uso delle immagini dalle quali trae ispirazione, provenienti da giornali, riviste, fotogrammi cinematografici o polaroid scattate personalmente. Del suo lavoro già negli anni Novanta, dichiarava: «Sono un’artista che utilizza immagini di seconda mano ed esperienze di primo ordine.»(1)

Ancora la Curatrice fa rilevare proprio come alcuni dei temi del suo lavoro, in cui la sfera intima si combina con istanze sociopolitiche, siano fatti di cronaca o la storia dell’arte. «La sua produzione è basata sulla consapevolezza che il flusso senza fine di immagini da cui siamo investiti quotidianamente interferisce sulla percezione di noi stessi e sulla nostra modalità di leggere il mondo. Negli ultimi anni il suo lavoro si è rivolto anche alla letteratura e alla poesia, da Shakespeare a Baudelaire, da cui l’artista trae ispirazione.»

Marlene Dumas concentra quindi la rappresentazione delle figure umane alle prese con le emozioni più intense: «La pittura è la traccia del tocco umano, è la pelle di una superficie. Un dipinto non è una cartolina.»”(2) come lei stessa ha sottolineato e come spiega Ulrich Loock, nel suo testo in catalogo «Alcuni criteri per la scelta delle immagini per la pittura trovano radici nella biografia di Dumas […].

Ma possono essere decisive anche condizioni molto più generali, come ad esempio la giovinezza passata sotto il regime dell’apartheid e una conseguente sensibilità per la situazione dei “dannati di questa terra“(3), tutti coloro che sono stati privati dei propri diritti in Congo, in Algeria o in Palestina, una sostanziale presa di posizione politico-morale contro il razzismo e la discriminazione sessuale, per un “erotismo” che risponde alla propria “urgenza verso forze di vita indisciplinate e possibilità, contro formulazioni sistematiche sobrie.”. Se le questioni morali stimolano, è la consapevolezza di come esse sono vissute da e attraverso il corpo ad essere al centro della sua ricerca artistica.»

Per una visita immersiva, quanto personalissima, l’esposizione è accompagnata da un catalogo in coedizione tra Palazzo Grassi – Punta della Dogana e Marsilio Editori e una guida gratuita con brevi schede di tutte le opere in mostra realizzata con la stessa Marlene Dumas. Inoltre, per approfondirne la conoscenza, è stato realizzato un podcast in due episodi, in tre lingue, con la partecipazione della stessa artista e molti ospiti, fruibile gratuitamente da chiunque si colleghi al sito ufficiale o su tutte le principali piattaforme di podcast streaming.
Infine, “Visita per tutti” prevede, una volta il mese, la possibilità di sperimentare, con leggerezza e curiosità, i linguaggi artistici diversi delle mostre in corso a Palazzo Grassi e Punta della Dogana (clicca qui).

Dettagli

NOTE

  • (1) Marlene Dumas, Sweet Nothings. Notes and Texts, first edition Galerie Paul Andriesse and De Balie Publishers Amsterdam, 1998; and second edition (revised and expanded) Koenig Books London, 2014
  • (2) Ibid.
  • (3) «urge towards unruly forces of life and chance, against sober systematic formulations», Marlene Dumas, e-mail all’autore, 24 luglio 2021

Didascalie immagini

  1. uno scatto a Marlene Dumas il giorno dell’anteprima stampa veneziana – courtesy the artist
    foto © 2022 Cinzia Colzi in esclusiva per questo articolo
  2. Marlene Dumas, Losing (Her Meaning), 1988
    Pinault Collection
    Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas
  3. Marlene Dumas, The Painter, 1994
    The Museum of Modern Art, New York. Fractional and promised gift of Martin and Rebecca Eisenberg, 2005
    Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas
  4. Marlene Dumas, Betrayal, 1994
    Private collection, Courtesy David Zwirner
    Ph: Emma Estwic, New York © Marlene Dumas
  5. Marlene Dumas, Blindfolded, 2002
    Private collection Thomas Koerfer
    Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas
  6. Marlene Dumas, Dora Maar (The Woman Who saw Picasso cry), 2008
    Private collection, Courtesy Zeno X Gallery, Antwerp
    Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas
  7. Marlene Dumas, Dead Marilyn, 2008
    Kravis Collection
    Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas
  8. Marlene Dumas, No Belt, 2010-2016 Pinault Collection
    Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas
  9. Marlene Dumas, Pasolini, 2012
    Collection of the artist
    Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas 

In copertina un particolare di:
Marlene Dumas, Homage to Michelangelo, 2012
Pinault Collection
Ph: Peter Cox, Eindhoven © Marlene Dumas

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Palazzo Grassi - Campo San Samuele, 3231 - Venezia
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Fino al: 08 Gennaio, 2023