– di Fabio Giuliani –
“Dimmi Chagall quale strano linguaggio / Il quadro parla al contempo senza parlare / e di cosa mai l’immagine è immagine / Come il fiore nascosto nel cuore del grano /Dimmi Chagall”
(Louis Aragon)
“Mi separavo per una volta dai recinti della mia città natale ed eccomi qui, fuggito nei circoli e nei salotti dei poeti e dei pittori francesi… Apollinaire, questo Zeus dolce. In versi, in cifre, in sillabe correnti, egli tracciava una strada per noi. Un giorno andammo a piedi fino alla Ruche… non oso mostrare i miei quadri ad Apollinaire. – Lo so che voi siete l’ispiratore del Cubismo. Ma io preferisco qualcos’altro… (…) Percorriamo il corridoio buio… una decina di porte numerate. Apro la mia – Apollinaire entra, si siede – Arrossisce, inspira, sorride e mormora: “Soprannaturale!”… Il giorno dopo ricevo una lettera, una poesia dedicata a me: Rodsoge”
(Marc Chagall: “La mia vita”)
Sono particolarmente lieto di trascrivere questo frammento in cui Apollinaire (Roma,1880-Parigi,1918) vide per la prima volta le opere di Chagall, proprio in questo 2018 in cui si celebra il Centenario della morte del grande critico e poeta che colse la magia e l’innovazione del pittore russo traducendo in parole quanto l’artista raccontava in immagini, un testo che André Breton considerava forse la più libera poesia del ventesimo secolo. Dalla parola “Soprannaturale” deriverà il termine “Surrealista” dato da Breton al suo Movimento (André Breton, “Il “Surrealismo e la pittura”) elevando Chagall a precursore dell’introduzione della metafora nella pittura moderna attraverso opere che rinviano alla dimensione del sogno: “Non esiste nulla di più decisamente magico di quest’opera, in cui gli ammirevoli colori prismatici sublimano e trasfigurano il tormento moderno, riservando all’antica ingenuità l’esprimere ciò che proclama in natura il principio del piacere: i fiori e l’espressione dell’amore. (…) Fu per molto tempo lacuna dei movimenti – Dada e Surrealismo – che operarono la fusione tra poesia e arti plastiche, il non aver reso completamente giustizia a Chagall – persino i poeti gli devono molto.”
E’ attualmente in corso a Mantova a Palazzo della Ragione, inaugurata in concomitanza con il Festivaletteratura, la mostra dedicata a Marc Chagall, il pittore che ha ispirato con le sue opere un gran numero di poeti, scrittori e critici del Novecento. Sono esposte qui centotrenta opere tra cui il ciclo completo dei sette teleri da lui realizzati nel 1920 per il Teatro Ebraico da Camera di Mosca. Questi lavori – a detta di molti critici e storici dell’arte rappresentano il periodo più rivoluzionario e meno nostalgico dell’artista russo – arrivano dalla Galleria di Stato Tretjakov di Mosca, abitualmente piuttosto restìa a fare uscire i suoi “gioielli”, e questo aspetto conferisce ancora più valore all’evento espositivo mantovano.
Per rendere nel modo migliore la loro origine e collocazione intorno al ciclo è stata composta una ricostruzione d’ambiente del Teatro Ebraico, una “scatola” di circa quaranta metri quadrati di superficie, per cui Chagall aveva realizzato, oltre ai dipinti parietali, le decorazioni per il soffritto e il sipario, insieme a costumi e scenografie per tre opere teatrali. Questo particolare allestimento è corredato da una selezione di opere emblematiche di Chagall risalenti al periodo 1911-19 oltre ad una serie di acqueforti eseguite tra il 1923 e il 1939, tutte a testimoniare lo stretto rapporto che intercorse tra arte e letteratura nel periodo delle Avanguardie; tra queste le illustrazioni per le Anime Morte di Gogol, per le Favole di La Fontaine e per la Bibbia, per incarico del mercante ed editore d’arte Ambroise Vollard; nelle prime, realizzate tra il 1923 e il 1925, Chagall traduce in immagini il testo, in centosette acqueforti, con grande coinvolgimento data la sua anima russa. Temendo che i lavori rimanessero sconosciuti in patria (che era stato costretto ad abbandonare), nel 1927 l’artista ne regala novantasei alla Galleria Statale che ne ha concesso l’attuale prestito. Il capolavoro francese viene riattualizzato dalla sua traboccante fantasia, mentre per il “Libro del Libri”, proveniendo da una famiglia religiosa, l’artista con acuta sensibilità e grande immaginazione coglie il legame fra il divino e l’umano.
La mostra, a cura di Gabriella Di Milia, in collaborazione con la Galleria moscovita, è promossa dal Comune di Mantova ed organizzata e prodotta dalla Casa Editrice Electa che ha realizzato un importante catalogo; la prima parte è dedicata alle illustrazioni delle opere esposte, la seconda ad una ricca raccolta di scritti, molti finora mai tradotti in Italiano; quali, tra altri, del suddetto Apollinaire, Cendrars, Eluard, Breton, Canudo, Aragon, Schwitters, Lionello Venturi, Maria Luisa Spaziani.
La sede espositiva all’interno del Palazzo della Ragione, danneggiata dal sisma che il 29 Maggio 2012 ha interessato gran parte dell’Emilia e il territorio attorno al Basso Mantovano, dopo un accurato ripristino delle parti rovinate ha riaperto al pubblico proprio in occasione della mostra dedicata a Marc Chagall.
Didascalie immagini
- Locandina mostra e copertina catalogo
- Marc Chagall, Introduzione al teatro ebraico, 1920, tempera e caolino su tela, 284 x 787 cm
- Marc Chagall, Amore sulla scena, 1920, tempera e caolino su tela, 283 x 248 cm
- Marc Chagall, Anime morte. Gogol e Chagall, 1923/1925, incisione su carta, puntasecca, 38 x 27,8 cm
- Marc Chagall, Anime morte. La tavola imbandita di Sobakevič, 1923/1925, incisione su carta, puntasecca, 37,3 x 28 cm
IN COPERTINA
Marc Chagall, Introduzione al teatro ebraico, 1920, tempera e caolino su tela, 284 x 787 cm
[particolare]
Palazzo della Ragione
Piazza Erbe, Mantova
orari:
da martedì a domenica
9.30-19.30
(chiusura della biglietteria un’ora prima);
lunedì chiuso ad eccezione
del 24 Dicembre 2018 e
del 7 Gennaio 2019;
chiuso venerdì 25 Dicembre
Dove e quando
- Fino al: – 03 February, 2019
- Sito web