Lo scorso giugno ha finalmente riaperto le porte a Roma la Domus Aurea neroniana offrendo ai visitatori una scena tutta rinnovata. Durante la chiusura di oltre un anno dovuta alla pandemia, i lavori di restauro sono infatti andati avanti a ritmo serrato ed oggi è possibile ammirare nuovi affreschi, mentre il nuovo ingresso dal colle Oppio e l’intero percorso di visita della Domus sono stati rivisti grazie al progetto di Stefano Boeri.

A sugellare l’evento è inoltre allestita, fino al 7 gennaio prossimo, la mostra immersiva Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche pensata per il cinquecentenario raffaellesco dello scorso anno e curata da un comitato scientifico di primordine di cui fanno parte Vincenzo Farinella e Alfonsina Russo con Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio. La speciale occasione permette di ripercorrere, esattamente nel luogo in cui ha avuto origine, la nascita di un motivo decorativo che ha interessato trasversalmente la storia dell’arte.

Del resto della Domus originaria è giunto fino a noi proprio il padiglione orientale nel quale i pittori del Cinquecento iniziarono a calarsi alla scoperta delle “grotte”, così usavano infatti chiamare quelle stanze riccamente decorate con motivi antichi prima che venissero identificate con gli ambienti della Domus Aurea di Nerone.

La storia risale al 1480 circa quanto alcuni pittori umbri e toscani giunsero a Roma per decorare la Cappella Sistina, tra questi vi erano artisti come Pinturicchio, Filippino Lippi e Signorelli. Incuriositi e bramosi di riscoprire l’antico essi iniziarono a calarsi nelle buie “grotte” all’interno del colle Oppio e qui, al lume di torcia, cominciarono non senza enorme stupore ad ammirare quei motivi decorativi che ben presto ribattezzarono proprio “grottesche”. Fu poi Raffaello, come testimoniato nella Lettera a Leone X, a identificare quelle rovine credute parte delle Terme di Tito con la celebre Domus Aurea di Nerone.
Inoltre l’urbinate, grazie alle sue profonde conoscenze antiquarie, fu tra coloro che compresero al meglio la logica di questi splendidi sistemi decorativi, interiorizzandoli nel proprio stile e riproponendoli organicamente in numerosi capolavori, tanto che l’eco delle grottesche di tradizione raffaellesca si spanse ampiamente finché la censura della Controriforma ne arginò la diffusione almeno fino alla nuova fioritura a metà del Settecento.

Oltre alla magnificenza di questi luoghi speciali oggi dotati di un nuovo sistema di illuminazione, il percorso è arricchito da proiezioni digitali e musiche ottenute tramite suoni di strumenti e scale musicali proprie dell’epoca antica.

Per dare un’ulteriore idea dello sfarzo di quel luogo originariamente decorato da affreschi, stucchi e mosaici, gli spazi sono arricchiti dalla presenza di reperti provenienti dai depositi del monumento.
Di grande eccezionalità è inoltre il prestito dell’Atlante Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli esposto nella Sala Ottagona, la più suggestiva del percorso, dove una proiezione sulla volta riproduce le immagini astrologiche dedotte dal globo sostenuto da Atlante assieme a una cascata di petali che, come descriveva Svetonio nella “Vita di Nerone”, era d’uso durante i banchetti dell’imperatore.

Negli ambienti successivi le esperienze di questo tipo si susseguono grazie a interventi multimediali di vario genere che simulano, ad esempio, il bagliore della luce delle torce grazie alle quali i primi artisti rinascimentali ammirarono quelle decorazioni iniziando a scoprire la vera essenza dell’antico. O ancora la narrazione della scoperta del celebre gruppo scultoreo del Laocoonte rinvenuto nel 1506 proprio in uno spazio sotterraneo che si trovava nella stessa area del palazzo neroniano; dell’opera è inoltre esposto il calco in gesso di proprietà del museo di Palazzo Albani di Urbino.
Grazie a questo tipo di tecnologia è anche stato possibile riprodurre l’ambiente della Stufetta del Bibbiena, bagno privato dell’omonimo Cardinale realizzato nel 1516 in Vaticano su disegno di Raffaello e ovviamente decorato a grottesca.
Infine non mancano in mostra i rimandi al successo che il motivo decorativo delle grottesche ebbe anche nei secoli successivi, fino ai più recenti maestri Surrealisti che tanto apprezzarono la natura fantastica, irrazionale e sostanzialmente irrealistica di questo sistema decorativo.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Roma, Domus Aurea. Padiglione di colle Oppio.
    Grande Criptoportico 92. Particolare della volta
    Crediti: ©ph ERCO illuminazione
  2. Roma, Domus Aurea.
    Sala Ottagona allestita con la scultura dell’Atlante Farnese (Museo Archeologico Nazionale di Napoli)
    per la mostra Raffaello e la Domus aurea. L’invenzione delle grottesche
    Crediti: ©ph ERCO illuminazione
  3. Roma, Domus Aurea. Padiglione di Colle Oppio. Sala 45 (cd. Ninfeo di Ulisse e Polifemo)
    Crediti: ©ph ERCO illuminazione
  4. Atlante Farnese, II secolo d.C., copia romana da originale greco. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
    Sala Ottagona della Domus Aurea, Roma.
    Mostra Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche
    Crediti: Allestimento e Interaction Design a cura di Dotdotdot.
    Photo by Andrea Martiradonna. © All rights reserved Dotdotdot
  5. Roma, Domus Aurea.+Crediti: ©ph ERCO illuminazione

IN COPERTINA
Atlante Farnese, II secolo d.C., copia romana da originale greco. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
Sala Ottagona della Domus Aurea, Roma.
Mostra Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche
Crediti: Allestimento e Interaction Design a cura di Dotdotdot.
Photo by Andrea Martiradonna. © All rights reserved Dotdotdot
[particolare]

Sito web: https://raffaellodomusaurea.it/

Dove e quando

Evento: Raffaello e la Domus aurea. L’invenzione delle grottesche

Indirizzo: Via della Domus Aurea, Roma
[Guarda su Google Maps]

Fino al: 07 Gennaio, 2021