Durante il Rinascimento la città di Ferrara, grazie allo spiccato mecenatismo che caratterizzò la signoria degli Este, è stata il palcoscenico di alcuni dei maestri più interessanti della scena artistica dell’epoca.
La mostra Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa in corso presso Palazzo dei Diamanti fino al prossimo 19 giugno intende proprio raccontare questo periodo così florido dal punto di vista artistico e culturale, analizzando l’opera dei due principali artisti ferraresi attivi sul finire del Quattrocento.

Per comprendere al meglio il contesto nel quale ci muoviamo è necessario ricordare come in quegli anni, più precisamente nel 1471, sotto la guida di Borso d’Este la casata ottenne il titolo ducale; solo un paio di anni prima Borso aveva inoltre avviato il cantiere di Palazzo Schifanoia, vera e propria fucina d’innovazioni che segnarono profondamente l’arte padana della seconda metà del Quattrocento. Seppure l’unico nome certo tra i vari artisti che presero parte all’impresa è quello di Francesco del Cossa, gli studiosi hanno tuttavia riconosciuto nel mese di Settembre la mano del giovane Ercole de’ Roberti, uno dei pittori più iconici che operarono in quel luogo.

Ed è proprio Ercole de’ Roberti il primo protagonista di questa mostra, un artista il cui stile inconfondibile, caratterizzato da un talento superbo e da una espressività sopra le righe, gli ha permesso da sempre di distinguersi rispetto ai colleghi. Egli trovò del resto nella scena ferrarese della seconda metà del Quattrocento un terreno fertile in quanto in quegli anni la città era già aperta a diversi stimoli artistici e nutrita di contatti con Mantegna, Donatello, i maestri fiamminghi e Piero della Francesca.

Dopo l’esordio a Schifanoia, Ercole mosse poi i suoi primi importanti passi a Bologna dove era giunto assieme del più anziano Francesco del Cossa trasferitosi nel capoluogo emiliano perché malpagato dal Duca Borso. A Bologna Ercole fu subito assoldato dai Bentivoglio che in quegli anni cercavano di consolidare il loro potere per strutturare una vera e propria signoria. Il Ritratto di Giovanni II Bentivoglio e consorte realizzato sul celebre modello dei ritratti dei Montefeltro di Piero della Francesca è giunto a Ferrara da Washington proprio in occasione della mostra, offrendoci la possibilità di verificare da vicino quanto ricordato da Longhi: “è codesto […] dopo quello di Piero, il più bel ritratto a dittico di tutto il Quattrocento italiano”.

Bellissima è inoltre, nel dittico, la veduta della città di Bologna nella quale si possono scorgere nitidamente le miriadi di torri che caratterizzavano all’epoca la città e di cui oggi rimangono solo alcune vestigia. La stessa attenzione per i dettagli nitidi e definiti la si ritrova in un altro eccellente capolavoro come la predella del Polittico Griffoni raffigurante I miracoli di san Vincenzo Ferrer, opera raffinatissima nella quale viene esaltato l’enorme talento narrativo di cui l’artista era dotato.
Tornato in patria Ercole sarà il primo pittore regolarmente salariato della corte estense ma, nonostante il successo, Vasari lo descrive come un personaggio schivo, ciò che è certo è che di fatto non ebbe veri e propri allievi diretti.

La sua eredità artistica lascerà tuttavia importanti tracce sull’altro pittore a cui è dedicata la mostra, Lorenzo Costa. Di dieci anni più giovane, Lorenzo esordirà infatti con uno stile vicino al più anziano predecessore con cui condivide la scena bolognese, raccogliendone poi la committenza una volta che Ercole era tornato a Ferrara. Ben presto però lo stile di Costa vira verso una maggiore classicità e morbidezza, influenzata dall’affermarsi delle istanze centro italiane e di mastri come Perugino e Leonardo che cambiarono la sensibilità artistica determinando una nuova maniera.

Il 1506 fu un anno che vide contemporaneamente la definitiva caduta dei Bentivoglio e la conseguente riannessione di Bologna allo Stato pontificio, oltre che la morte di un artista come Mantegna. Tali concomitanze finirono per giovare a Costa che, grazie al legame con Isabella d’Este sua committente e signora di Mantova, ottenne l’ambito titolo di pittore di corte dei Gonzaga, titolo reso ancora più speciale in quanto ereditato direttamente da Mantegna che era appunto appena scomparso. Per quasi trent’anni Lorenzo rimase quindi saldo presso la corte mantovana, continuando tuttavia a raffinare il proprio stile a seguito dell’incontro con le istanze più moderne che via via si affermarono nel corso della sua lunga carriera.

La mostra di Ferrara rappresenta certamente un’occasione da cogliere al volo oltre che per l’eccezionalità delle oltre cento opere riunite, anche per l’importanza di poter vedere esposti per la prima volta assieme più di venti preziosi dipinti di Ercole de’ Roberti.
Per chi volesse entrare al meglio nel contesto del Rinascimento ferrarese consigliamo inoltre di beneficiare del biglietto agevolato che permette la visita combinata alla mostra e alla Pinacoteca situata al piano superiore di Palazzo dei Diamanti. Una volta usciti dal Palazzo sarete poi nel cuore della Addizione Erculea; voluta da Ercole d’Este quanto sul finire del XV secolo erano ancora attivi sia Ercole de’ Roberti che Lorenzo Costa, l’addizione che porta il suo nome fu un ambizioso progetto urbanistico che nel 1995 ha permesso al centro storico di Ferrara di essere dichiarato patrimonio dell’umanità Unesco. Per chiudere poi il cerchio l’itinerario potrà proseguire fino a Palazzo Schifanoia prologo ideale della mostra in quanto qui operarono, oltre al giovane Ercole de’ Roberti, i più anziani maestri della “Officina ferrarese” descritti da Longhi nella celebre mostra che ebbe luogo proprio presso Palazzo dei Diamanti nel 1933.