Il fascino che l’Art Nouveau esercita su chi la osserva nasce probabilmente dalla forza delle linee sinuose e continue che sprigionano un movimento carico di energia ed eleganza al tempo stesso. E Alphonse Mucha è la sintesi di questo modo espressivo, usato in maniera innovativa soprattutto attraverso l’arte grafica, che evidenzia una grande sensibilità. Ed un artista così sensibile ha trovato nella figura della donna l’elemento principe della sua arte, una donna che è assolutamente nuova, raffinata e vera, forte ed enigmatica, capace di catalizzare lo sguardo rimanendo pura e signorile.
Per questo, quando si attraversa il tunnel luminoso di ingresso alla mostra, dedicata all’artista dal museo dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze, ci si immerge in una dimensione sognante, leggera ed esaltante. Perché la figura di Mucha è stata incredibile, con la sua intensa vita fra la Francia e gli Stati Uniti, senza mai dimenticare la sua patria e il desiderio di indipendenza della sua Repubblica Ceca, da cui ha mosso i primi passi.

Attraverso le affascinanti illustrazioni, i manifesti e i suoi bellissimi disegni, i visitatori vengono trasportati in un’epoca caratterizzata da un rinnovato interesse per l’arte, il design e la pubblicità. Mucha credeva che l’arte non dovesse limitarsi a essere piacevole alla vista: doveva comunicare un messaggio spirituale, elevare gli spettatori e soprattutto parlare a tutte le persone.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento, Parigi era considerata il centro del mondo dell’arte. È la cosiddetta Belle Époque, c’è un grande entusiasmo e Alphonse Mucha diventa il più famoso e conteso artista dell’epoca.
Con Mucha infatti nasce una nuova forma di comunicazione: la bellezza muliebre rappresentata con uno stile compositivo unico, diviene icona del famoso stile Mucha.
L’arrivo a Parigi nel 1887 e l’incontro con una delle donne più affascinanti ed intelligenti del momento gli cambierà la vita. Sarah Bernhardt, l’attrice più bella e famosa dell’epoca, affida a Mucha la sua immagine, rendendolo popolarissimo.

 Siamo verso la fine del 1894, quando lei gli commissiona il manifesto per promuovere la commedia teatrale Gismonda. Mucha in quel momento è un illustratore di libri di discreto successo, ma del tutto sconosciuto nel campo dei manifesti pubblicitari. Malgrado l’inesperienza, la Divina rimane colpita dall’originalità delle sue composizioni a grandezza naturale, un formato insolitamente alto, caratterizzato da contorni fluidi ed eleganti e da vellutati colori pastello. La potenza dell’opera di Mucha risiede soprattutto nella capacità di ritrarre l’anima dei personaggi che la Bernhardt deve interpretare: i suoi manifesti non sono semplicemente somiglianti alla sua musa, ma trasmettono l’immagine che la Bernhardt aspirava a portare sul palco.
Svelata sui cartelloni parigini il giorno di Capodanno del 1895, questa prima locandina per “la Divina Sarah” manda la città in visibilio. Il successo induce la Bernhardt a proporgli un contratto in esclusiva di sei anni, non solo come disegnatore ma anche come direttore artistico per le opere da lei interpretate e prodotte. Mucha realizzerà per l’attrice costumi, gioielli e scenografie, insieme ad altre sei affiche che faranno di Sarah Bernhardt un’icona eterna.
La mostra permette di ammirare le locandine che hanno immortalato la grande artista, dove ogni personaggio è reso con attento studio dell’espressività del ruolo messo in scena.

A cominciare dal 1895 circa, Mucha consolida la propria fama di creatore di manifesti, e in questo periodo sviluppa le sue tipiche formule grafiche, note come le style Mucha. Due importanti fattori contribuiscono a questo percorso. In primo luogo, Mucha struttura il proprio stile pensando alla cartellonistica pubblicitaria, che trova perfetta per raggiungere ogni tipo di pubblico, tanto da fargli scrivere: “I manifesti erano un ottimo modo di istruire il vasto pubblico. La gente si fermava a guardarli andando al lavoro, traendone piacere spirituale. Le vie cittadine diventavano mostre d’arte a cielo aperto.”
Il secondo fattore importante è il suo interesse per l’impatto della visione sulla psicologia dell’osservatore: l’attività pubblicitaria rappresenta per lui un terreno ideale dove sperimentare modalità di comunicazione efficaci. Partecipe delle nuove idee introdotte da Albert de Rochas, parapsicologo, e Camille Flammarion, astronomo e divulgatore, parteciperà a molte loro riunioni e sedute di carattere parapsicologico, che lo guideranno a ricavare espressioni facciali estreme usate costantemente per la sua arte comunicativa.

La meravigliosa poesia del corpo umano e di quello animale, e la musica di linee e colori che promana da ori, foglie e frutti, sono le più evidenti maestre per lo sguardo e per il gusto”. Questo scrive nel suo Lezioni d’Arte, un volume che contiene una serie di appunti per conferenze. Il ruolo della donna è quindi assolutamente chiaro, con il concetto di bellezza idealizzata, a riflettere la convinzione che “nell’arte la verità delle idee dev’essere accompagnata dalla verità della forma” per comunicare un messaggio sublime. Il tutto accompagnato da sontuosi elementi ornamentali composti da cerchi, da motivi “a colpo di frusta” e da altri modelli geometrici che portano un piacere estetico e dirigono l’occhio dello spettatore al suo messaggio centrale.

Le donne sono al centro dello stile di Mucha. Belle, floride, sensuali eppure innocenti, stregano lo spettatore con il loro fascino magnetico, ma al tempo stesso lo confortano con gli occhi sereni e l’espressione benevola. Sono donne in antitesi con l’immagine di donna decadente e pericolosa raffigurata da altri artisti tardo-ottocenteschi, come Beardsley o Toulouse-Lautrec. Il pensiero di Mucha nei confronti del genere femminile era decisamente moderno e le sue parole sono perfette per comprenderlo: le donne sono “forze creative generatrici di nuove creature.” Le sue donne divengono un mezzo per entrare a contatto con una grande quantità di pubblico e quindi di continuare la propria missione creativa.
Ero contento di fare arte per il popolo e non per i salotti privati: economica e alla portata di tutti, trovava casa presso le famiglie povere come pure nelle cerchie più facoltose”.
Le stampe decorative di Mucha, realizzate su carta di grammatura superiore rispetto a quella usata per le pubblicità, sono destinate a decorare le abitazioni di tutti. Per essere ancora più vicino ad ogni pubblico, Mucha predilige temi abbordabili e universali come le stagioni, i fiori, le ore del giorno: esteticamente piacevoli e di forte ispirazione, questi temi omaggiano la bellezza poetica e gli armoniosi meccanismi della natura.

Mucha li rende con tensione dinamica all’interno di un armonico formato rettangolare. Le forme aggraziate del corpo femminile e le sinuose linee della natura, spesso corredate di evidenti motivi ad aureola o a ferro di cavallo, gli servono per guidare lo sguardo dell’osservatore verso il punto focale della composizione: la Bellezza secondo l’artista.
Da qui nascono le grandi collaborazioni con le più importanti e prestigiose imprese francesi, come Houbigant, tra le più antiche profumerie del Paese, o con il principale orafo e gioielliere di Parigi Georges Fouquet, per il quale disegnerà una intera collezione di gioielli per l’Esposizione universale del 1900, presentata con il tema “Il Diciannovesimo secolo: una panoramica”.

Mucha sarà in questo caso l’artista ufficiale per l’Impero austro-ungarico e si occuperà del padiglione della Bosnia Erzegovina, zona annessa all’impero nel 1878. Sarà un grande successo, tanto da essere premiato per il suo lavoro all’Esposizione. Dopo questo evento, però, comincia a sentire sempre più il peso di alcuni compromessi che sta sottoscrivendo per portare avanti la sua arte, frustrato dal paradosso di lavorare per l’Impero mentre le popolazioni slave, tra cui quelle della Bosnia-Erzegovina e la sua stessa terra natale, soffrono sotto il tallone austriaco.

 Nel 1910, dopo venticinque anni, lascia Parigi con la sua famiglia e torna in patria, per lavorare alla sua epopea di liberazione della Moravia dal giogo dell’Impero, mettendo la sua arte al servizio dell’obiettivo che lo aveva sempre alimentato. Nella composizione di manifesti e dipinti a tema ceco la donna resta centrale, ma è diventata un’icona spirituale, rivestita in abiti cerimoniali tradizionali, con il compito di ispirare e unire i popoli slavi nel perseguimento di obiettivi politici comuni.
Convinto che la conoscenza di storia e tradizioni sia indispensabile per un’ininterrotta crescita futura di una nazione indipendente, accumula una vasta collezione di costumi popolari moravi e di altre regioni ceche, usandoli per studiarne i motivi ornamentali e per rivestire le proprie modelle. Portatrici di queste idee sono per Mucha, ovviamente le donne, qui in abiti tradizionali, una delle espressioni simboliche dell’“anima della nazione” e coloro che possono muovere le forze verso la liberazione di un popolo.

Con un percorso tematico e cronologico, ricco di oltre centosettanta opere fra manifesti, libri, disegni, olii e acquarelli, oltre a fotografie, gioielli e opere decorative, la mostra permette di approfondire la complessità e l’eclettismo di Alphonse Mucha e la sua arte, che fino a non molto tempo fa era relegata al ruolo di semplice arte cartellonistica. Questa è l’occasione per scoprire, oltre al suo talento, il grande lavoro di ricerca e riflessione che ha accompagnato l’evolversi della sua opera, con sguardo aperto oltre i confini di genere e provenienza.  Proprio come ha ricordato suo nipote, presidente della fondazione Mucha: “Mio nonno anelava a un mondo migliore in cui tutti, ciascuno con la sua cultura di provenienza, sapessero rispettare le differenze e vivere in pace e armonia: un messaggio quanto mai attuale in questo mondo tormentato.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Alphonse Mucha, Autoritratto, Pastello blu e bianco su carta, 55 x 42 cm © Mucha Trust 2023
  2. Alphonse Mucha, Gismonda, 1894
Litografia a colori, 216×74,2 cm © Mucha Trust 2023
  3. Alphonse Mucha, Sarah Bernhardt: La Plume (no text) 1896, Litografia a colori, 69×51 cm © Mucha Trust 2023
  4. Alphonse Mucha, Médée, 1898
Litografia a colori, 206×76 cm © Mucha Trust 2023
  5. Alphonse Mucha, Le Pater Moët & Chandon: Champagne White Star, 1899 Litografia a colori, 60×20 cm
© Mucha Trust 2023
  6. Alphonse Mucha, Le stagioni: Calendario per i negozi Dewez Enseignes, Parigi 1903, Litografia a colori, 49×66 cm © Mucha Trust 2023
  7. Alphonse Mucha, Le pietre preziose: Ametista, 1900
Litografie a colori, 67,2×30 cm © Mucha Trust 2023
  8. Alphonse Mucha, Lance Perfum “RODO”, 1896
Litografia a colori, 44,5×32 cm © Mucha Trust 2023
  9. Alphonse Mucha, Autoritratto in camicia slava nel suo studio di Parigi, Stampa digitale su carta,18×13 cm © Mucha Trust 2023

IN COPERTINA

Alphonse Mucha, Langage des Fleurs – Plate 35 Album de la Decoration
c.1900, Litografia a colori, 47×57 cm
© Mucha Trust 2023

Alphonse Mucha la seduzione dell’Art Nouveau
27 ottobre 2023 – 7 aprile 2024
Mostra a cura di Tomoko Sato in collaborazione con Francesca Villanti

Orari

Tutti i giorni dalle ore 9:30 alle ore 19:00
l biglietteria chiude un’ora prima

Aperture straordinarie:
Domenica 24 dicembre dalle ore 9:30 alle ore 15:00
Martedì 26 dicembre dalle ore 9:30 alle ore 19:00
Domenica 31 dicembre dalle ore 9:30 alle ore 15:00
Lunedì 1° gennaio dalle ore 12:30 alle ore 19:00
Sabato 6 gennaio dalle ore 9:30 alle ore 19:00

 

Sito web: https://www.museodeglinnocenti.it

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Museo degli Innocenti
- Piazza della SS. Annunziata,13 - Firenze
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Fino al: 07 Aprile, 2024