«Una volta risolto un problema è indispensabile intraprenderne un altro generato dal precedente:
ripetere quest’ultimo sarebbe insensato e anche assai noioso.»
(Cioni Carpi)
“L’avventura dell’arte nuova | anni 60-80 – Cioni Carpi | Gianni Melotti” è la proposta della Fondazione Ragghianti con due mostre per indagare il periodo dell’arte italiana degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del secolo scorso. Del fotografo fiorentino vi ha già riferito Sara, adesso focalizziamo su un artista complesso e ricco di sfaccettature, ma, incredibilmente, sconosciuto al grande pubblico, che nasce a Milano nel 1923 e il suo nome d’arte è stato Eugenio Carpi de’Resmini che studia violoncello e pianoforte, ma dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Partecipa alla Resistenza insieme al padre Aldo (1886-1973), noto pittore, docente e poi direttore dell’Accademia di Brera, che ha vissuto la tragica esperienza della detenzione nel campo di concentramento di Mauthausen e quindi in quello di Gusen, salvandosi grazie all’aiuto del medico polacco del campo. In un altro campo di concentramento, a Flossenbürg, perde la vita il fratello minore Paolo (1926-1944). Tali tragici avvenimenti avrebbero profondamente alterato la concezione della vita di Cioni Carpi.
All’inizio degli anni Cinquanta studia mimo con Jacques Lecoq, disciplina che utilizza a livello professionale sino al 1962. Il padre sarà per lui un importante punto di riferimento, ma anche un modello da cui rendersi indipendente. Sempre nei primi anni Cinquanta, infatti, proprio per allontanarsi da Milano si trasferisce a Parigi, dove inizia a dedicarsi alla pittura per poi trasferirsi ad Haiti, a New York e quindi in Canada, dove vive fino alla metà del Sessanta, quando torna definitivamente a Milano. Negli Stati Uniti conosce Maya Deren, regista statunitense di origine ucraina, che lo spinge verso la sperimentazione cinematografica, ambito nel quale eccellerà. Dal 1959 al 1980 realizza numerosi film d’artista, attualmente ospitati da importanti archivi, fra i quali quello del MoMA di New York. Per Carpi il cinema, come prima era stata la pittura, è un terreno di sperimentazione. Un altro è il teatro: sua è la prima scenografia costituita da un filmato per L’istruttoria di Peter Weiss al Piccolo di Milano nel 1966, girato nel campo di concentramento in cui era stato ucciso il fratello.
Tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta, collabora anche con alcuni compositori, fra i quali Angelo Paccagnini, Giacomo Manzoni e Bruno Maderna, per i quali, in occasione della messa in scena delle loro opere, realizza filmati e proiezioni. I film di Carpi sono stati restaurati nel 2002 dalla Cineteca di Milano, del cui patrimonio ora fanno parte e sono stati oggetto di una pubblicazione edita da Il Castoro.
Carpi, unico artista italiano, insieme a Franco Vaccari, a fare parte del gruppo della Narrative Art, ha inoltre utilizzato per la sua ricerca la fotografia, le installazioni, le proiezioni di luce, il video. Nel 1978 e nel 1980 ha partecipato alla Biennale di Venezia in due mostre curate da Vittorio Fagone, con il quale, nel corso degli anni, aveva sviluppato un rapporto di stima e collaborazione.
Curata da Angela Madesani, l’esposizione lucchese ha il grande pregio di accompagnare il visitatore alla scoperta di un precursore e mostrandone l’evoluzione artistica dagli anni Sessanta all’inizio dell’Ottanta con una quarantina di opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti e libri creati da Carpi in unica copia, ma anche documenti e cataloghi sul suo lavoro. Al di là degli addetti ai lavori, durante il percorso, viene da chiedersi spesso come possa essere caduto nell’oblio questo protagonista dell’arte della seconda parte del Ventesimo secolo.
Di particolare importanza le nove opere di proprietà della Collezione Panza di Biumo come le quattro Trasfigurazioni/Sparizioni (1966-1974) e Abbiamo creato atipici sistemi (1963-1974); Seshspass 01 (Sequoia semper virens) (1976) e Palinsesto 2 (1963), lavori su carta per la composizione dei quali utilizzò vari materiali. Spiccano le bellissime fotografie e composizioni con immagini e disegni (di collezione privata) capaci di palesare la multiforme poetica e la statura intellettuale dell’artista, spesso performer delle sue opere dai titoli surreali come quelle realizzate tra il 1963 e il 1976 come: “Me ne tornavo ai luoghi sfatti della memoria“, “Lasciatemi vedere una cellula viva del vostro cervello” (dove si autoritrae come clown, dati i suoi trascorsi di attore e di mimo) e “Cadendo mi spezzai le braccia e le gambe mentre saltavo di palo in frasca“.
Tra le pitture su tela degli anni Ottanta, le complesse utopie spaziali del ciclo Le città distanti come “Pontypridd con stanza rossa“. In esposizione anche le strisce di iuta su cui sono applicate fotografie stampate su carta o su stoffa e disegni, che propongono il concetto di arazzo in chiave contemporanea. Anche qui sono lunghe scritte che spiegano l’opera: “Va, gira, guarda” (1979) e “Ga-ga-gaak“, suono del linguaggio internazionale dei polli che significa “Attenzione-pericolo!”.
Alla fine del 1981 riparte per il continente nordamericano, spostandosi da Montreal, al Maine, a Boston, a Cape Code, a New York, al Golfo del Messico. In isolamento pressoché totale, inizia un ciclo di pitture nelle quali, operando una sintesi delle sue ricerche-scoperte dagli anni Cinquanta al 1980, fissa momenti di situazioni fantastiche generate dal rapporto ineffabile tra l’uno e i molti, tra l’io e l’altro da sé, rapporto comune a tutti, indipendentemente dal livello di coscienza che ognuno di noi può averne.
Proprio per l’assenza di qualsiasi possibilità di spiegazioni aneddotiche, viene lasciato a chi guarda il più ampio margine di interpretazione, fino alla reinvenzione dell’opera stessa o al ribaltamento dei propositi originari e dei significati inconsci trasposti in forma visibile dall’autore sulla superficie della tela o della carta. Si tratta di lavori altamente comunicativi sia per la totale libertà pittorica e tecnica, sia per quella dei modi espressivi impiegati, dove passato e “futuro” appaiono ugualmente disponibili.
A partire dal 1989 cessa ogni attività di carattere iconografico e si dedica, esclusivamente, alla scrittura. Muore a Milano, nel 2011.
Accompagna l’evento espositivo un bel catalogo delle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte Lucca.
Didasclie immagini opere di Cioni Carpi
- Ritratto dell’artista come ombra sul muro, 1957-1975.
Fotografia in bianco e nero. Collezione privata, Milano - Sehspass 01 (Sequoia sempervirens), 1976
photo credit: Alessandro Zambianchi – Simply.it, Milano
Panza Collection, Mendrisio - Abbiamo creato anticipi sistemi, 5/15 1963-1974
photo credit: Alessandro Zambianchi – Simply.it, Milano
Panza Collection, Mendrisio - Palinsesto 2, 1963
photo credit: Alessandro Zambianchi – Simply.it, Milano
Panza Collection, Mendrisio - Ulysses as memory Palimpseste partiel, 1972
olio su tela, 80 x 155 cm
collezione privata
credito fotografico ©AlbertoMessina2020 - SehespassShe went down to the seas again, 1979.
Tecnica mista su carta,
collezione privata
credito fotografico ©AlbertoMessina2020
(per permettere una visione migliore, l’opera originale in orizzontale,
è stata suddivisa e ricomposta in verticale)
In copertina
Trasfigurazione/Sparizione Uno, 1974
photo credit: Alessandro Zambianchi – Simply.it,
Milano Panza Collection, Mendrisio
Mostra promossa e prodotta dalla Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti con il sostegno di: Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Progetto di allestimento di Arrigoni Architetti e progetto grafico di Marco Riccucci
Orari:
tutti i giorni (lunedì escluso)
dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
(ultimo ingresso: ore 18:30)
aperto anche 8 e 26 dicembre e 1° gennaio
(chiuso il 25 dicembre)
La mostra è temporaneamente chiusa
in base alle norme del D.P.C.M del 3 novembre 2020.
Pertanto, allo stato attuale, riaprirà il prossimo 4 dicembre.
La presente pagina sarà aggiornata con eventuali proroghe.
Dove e quando
Evento: Complesso monumentale di San Micheletto – via San Micheletto 3 – Lucca
- Fino al: – 06 January, 2021