Alle Scuderie del Quirinale prosegue fino al 9 gennaio la grande rassegna d’arte dedicata alla prima cantica della Divina Commedia e, con oltre duecento opere, in prestito da oltre ottanta tra grandi musei, raccolte pubbliche e prestigiose collezioni private, indaga l’universo infernale, i suoi paesaggi e i suoi abitanti, raccontandone la fortuna iconografica nel corso dei secoli, così da offrire una nuova interpretazione all’immaginario visuale del Sommo Poeta.

L’Inferno viene esplorato come luogo di penitenza eterna e metafora della sofferenza e dell’alienazione umana, affrontando temi come il male, la morte, il Giudizio. L’inferno in terra della guerra, prigionie, follie, alienazioni e stermini, ma anche quale percorso trascendente che può portare a una rinascita.
La sinistra bellezza delle opere medievali, con la loro illustrazione strutturata e orrifica, le meravigliose visioni del Rinascimento, il tormento delle tele romantiche e le interpretazioni psicoanalitiche del Ventesimo secolo in un viaggio visivo sorprendente per gli accostamenti inediti e le singolari riscoperte.

Come rileva il Direttore delle Scuderie del Quirinale, Matteo Lafranconi, la prescrizione etica di Virgilio dopo l’incontro con Lucifero al momento di imboccare l’angusta via d’uscita dall’inferno (‘conviensi dipartir da tanto male’) riflette l’assunto fondativo della Commedia, esplicitato dallo stesso Dante nella celebre Epistola a Cangrande della Scala: ‘Removere viventes in hac vita de statu miserie et perducere ad statum felicitatis’, ovvero ‘Strappare le anime dei viventi dalla condizione di incompiutezza e accompagnarle allo stato di grazia’. Impulso morale e insieme ardente messaggio di rinnovamento, invettiva ed esortazione, azione di redenzione individuale e sociale, morale e politica.

L’epilogo, infatti, è una riflessione sul Paradiso, luogo della poesia e della rinascita spirituale ed estetica. La visione apocalittica propria della costruzione dantesca, offre la possibilità di verificare la persistente presenza nella nostra coscienza collettiva dei concetti di peccato e castigo, di dannazione ed espiazione, ma anche di redenzione e salvezza. Cantore ineguagliato del percorso dell’anima verso la salvezza, Dante chiude la mostra con la forza icastica della sua poesia: “A riveder le stelle” e la mostra, ideata da Jean Clair e da lui curata con Laura Boss, diviene proprio mappa mentale e simbolica.

All’arrivo, il visitatore è accolto dal modello di fusione in gesso della Porta dell’Inferno di Auguste Rodin, in un moderno epigono dell’Alighieri, immergendolo in un viaggio di grande suggestione in cui opere antiche, moderne e contemporanee restituiscono i molti inferni della nostra esistenza terrena.

Dall’immaginario del Medioevo cristiano, ben rappresentato nella prima parte, si passa agli inferni in terra dei totalitarismi del Novecento, dei campi di sterminio, delle guerre religiose, delle persecuzioni, dei genocidi, così come agli inferni mentali della follia, dei manicomi e dei sanatori: niente è dimenticato in questo terribile excursus che evidenzia come il genio dantesco ci aiuti a rappresentare, e a riconoscere pienamente, ciò che è parte integrante della nostra vita.

I due curatori hanno tenuto a sottolineare quanto il tema si sia sempre imposto quale evidenza “non solo perché rispetto alle altre cantiche è senza dubbio la straordinaria iconografia infernale ad aver maggiormente ispirato gli artisti, con un duraturo impatto sulla cultura visiva europea; ma anche per la sua attualità, in un mondo in cui la distruzione della natura, la crisi sociale e culturale ci inducono a riflettere sul destino dell’umanità e sulle cose ultime.

Che sia espressa nei cupi avvertimenti di sofferenza eterna nelle miniature medievali, nell’incontro con un universo satanico fatto di tragedie terrene nell’arte rinascimentale e barocca, nei tormenti dell’anima raffigurati nelle tele romantiche e simboliste, o nelle moderne interpretazioni psichiatriche del mistero del Male, la credenza in un possibile traguardo di dannazione si è dimostrata straordinariamente persistente, esercitando di volta in volta terrore, pietà, fascino morboso o curiosità ‘scientifica’”.

Tra le opere più significative, il Giudizio Finale di Beato Angelico, Le tentazioni di Sant’Antonio Abate di Jan Brueghel, Lucifero di Franz Von Stuck, Sternenfall di Anselm Kiefer, il celebre Demonio di Valladolid in legno policromo, la maestosa tela di quattro metri di Gustave Doré Virgilio e Dante nel IX girone dell’Inferno fino al Teatrino napoletano “Inferno” con pupi catanesi e palermitani, proveniente dal Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo.

Accompagna l’evento espositivo il catalogo edito da Electa la cui peculiarità è la presenza di una selezionata antologia di brevi estratti d’autore, fra cui Charles Baudelaire, Italo Calvino, Fëdor Dostoevskij, Giacomo Leopardi e tanti altri autori che hanno affrontato il tema dell’Inferno da una prospettiva letteraria.

Alla mostra è associato un ciclo di incontri dal titolo “Infernauti”, la serie di appuntamenti organizzati anche in collaborazione con prestigiosi istituti internazionali, volti ad approfondire alcuni aspetti peculiari della rassegna che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a definire la portata dell’opera dantesca ancora così attuale e determinante per la cultura contemporanea.