A Roma, la prima mostra ospitata a Palazzo Bonaparte, è un’opportunità per ripercorrere la storia dell’impressionismo con un viaggio all’interno del movimento artistico. Un percorso immersivo nella Parigi di fine Ottocento – con suggestivi fermo immagine, pennellate di luce e ritratti di donne dell’elite dell’epoca – curato da Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi, sede delle più ricche collezioni al mondo di Claude Monet, e Claire Durand-Ruel, discendente di Paul Durand-Ruel, colui che ridefinì il ruolo del mercante d’arte e primo sostenitore degli impressionisti.

Prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia, “Impressionisti Segreti” è il racconto di una storia di innovazione che, seppur nota, non si finisce mai di acquisire informazioni su quel gruppo di artisti – tutti nati fra il 1830 e il 1840 – che, rifiutando definitivamente i principi della pittura accademica, abbandonarono scene storiche, mitologiche e religiose, eseguite nella penombra degli atelier, per uno studio attento degli effetti della luce sugli esseri viventi e sulle cose attraverso la frammentazione della pennellata finalizzata a tradurre al meglio le vibrazioni atmosferiche.

Le Curatrici, osservano: «alle tele minuziosamente ritoccate a lume di candela, questi giovani preferiscono il lavoro en plein air e innalzano la pittura dal vero al rango di ossessione. All’inizio degli anni settanta dell’Ottocento, gli stessi pittori hanno già tratto tutte le conseguenze dalla pratica di tale esercizio.» Dovendo trasportare tutti i materiali sulla schiena, divenne necessità pratica scegliere formati piccoli e medi per dipingere quello che vedevano: paesaggi o scene di vita quotidiana.

Si siedono sulla riva di un fiume in cui si riflette il cielo, dipingono la campagna, una scogliera assolata, osserva la vita contadina, colgono il freddo pungente dell’inverno, scrutano il percorso del sole. I paesaggi sono dipinti all’aria o al gelo e il calore penetra nelle tele.

La velocità del lavoro fu sostanziale così, la tecnica, ne fruì in libertà di pennellata e schiarì la tavolozza proprio per dipingere con luce naturale. Ancora le Curatrici: «si distingue  la brillantezza che emula quella dei primi tentativi di fotografia in bianco e nero. Le fondamenta di quello stile vengono gettate poco prima della guerra franco-prussiana e nel 1874 il critico Louis Leroy gli dà un nome: impressionismo.»

Nel 1874 allestirono, infatti, la prima mostra in alcuni locali messi a disposizione dal fotografo Félix Nadar, al numero 35 di Boulevard des Capucines a Parigi. Tra loro vi erano Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Camil le Pissarro, Edgar Degas, Alfred Sisley, Berthe Morisot, Armand Guillaumin e Paul Cézanne. Il capofila del gruppo era Édouard Manet, nonostante le sue opere non furono mai esposte assieme a quelle di questi artisti.

Le Curatrici, sottolineano «La nascita dell’impressionismo non si riassume nell’elaborazione di una “nuova pittura”, per riprendere la definizione scelta dal critico Edmond Duranty, ma è sostenuta anche dall’emergere di una “nuova” classe di collezionisti. Provenienti da ambienti più o meno agiati, i primi appassionati – critici d’arte, artigiani, imprenditori, commercianti… – più che per la ricchezza si distinguono per la cultura e la volontà di far valere i propri gusti. Prendono quindi le distanze dal Salon ufficiale e dai relativi punti di riferimento: i premi e gli acquisti da parte dello Stato.»

Il pubblico rimase profondamente scioccato da quelle opere e la critica si scatenò però, nonostante il cocente insuccesso, nessuno si perse d’animo. Sostenuti da un piccolo numero di estimatori e mercanti d’arte dallo sguardo visionario, tutti quanti portarono avanti con passione la maggiore rivoluzione estetica dei loro tempi. Quanto ferocemente criticato, poi ne decretò il successo e furono proprio tali peculiarità di immagini chiare, luminose e variopinte a permettere il definitivo affrancamento dai toni bituminosi e terrosi dei pittori accademici.
Accompagna la mostra un bel catalogo edito da Arthemisia Books

Didascalie immagini

  1. Berthe Morisot, Devant la psyché, 1890 Olio su tela, 55×46 cm Collection Fondation Pierre Gianadda, Martigny, Suisse Photo Michel Darbellay, Martigny
  2. Alfred Sisley, Tournant du Loing à Moret. Printemps, 1886 Olio su tela, 54,2×73,6 cm Collezione Pérez Simón, Messico
  3. Camille Pissarro, Au bord de la Seine à Paris. Le Pont – Marie vu d epuis le quai d’Anjou, 1875 circa Olio su tela, 50×64 cm Collezione Pérez Simón, Messico
  4. Pierre-Auguste Renoir, Bougival, 1888 Olio su tela, 54×65 cm Collezione Pérez Simón, Messico
  5. Claude Monet, L’ile aux Orties, 1897 Olio su tela, 73,4×92,5 cm Pho to Peter Schälchli, Züric
  6. Paul Gauguin, Breton Fishermen, 1888 Olio su tela, 72,4×60 cm Onyx Art Collection Photo Peter Schälchli, Zürich
  7. Pierre-Auguste Renoir, Tête de femme, 1887 circa Olio su tela, 31×25,5 cm Isabelle and Scott Black Collection

In copertina un particolare di:
Federico Zandomeneghi, Sul divano, 1885-1890 circa, Olio su tela, 44×87 cm – Collezione privata, Italia

Orario apertura
dal lunedì al venerdì 9-19
sabato e domenica 9-21

Aperture straordinarie
martedì 24 dicembre 9-15.30
mercoledì 25 dicembre 15.30-21
giovedì 26 dicembre 9-21
martedì 31 dicembre 9-15.30
mercoledì 1° gennaio 15.30–21
lunedì 6 gennaio 9-21

(la biglietteria chiude sempre un’ora prima)  

prorograta fino al 3 maggio 2020

Dove e quando

Evento: Piazza Venezia, 5 (angolo via del Corso) Roma
  • Fino al: – 03 May, 2020