In occasione delle giornate del G7 della Cultura a Firenze, Pina Ragionieri ci ha regalato una piccola, quanto preziosa, mostra con alcuni dei disegni più celebri della collezione buonarrotiana, dallo Studio per la testa della Madonna del Tondo Doni al Nudo di schiena per la battaglia di Cascina, dal sublime cartonetto Madonna col Bambino allo straordinario Studio per la testa della Leda, insieme a due eccezionali fogli contenenti progetti architettonici. Come è noto i disegni devono stare almeno un anno a riposo e al buio dei cavot. ed è quindi un’ottima occasione per ammirarli.
Pina Ragionieri ci ricorda un passo di Giorgio Vasari della Vita di Michelangelo, quello che l’artista, prima di morire a Roma nel 1564, volle bruciare «gran numero di disegni, schizzi e cartoni fatti da man sua, acciò nessuno vedessi le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto.».
Fortunatamente molti disegni erano rimasti a Firenze e altri furono recuperati a Roma dal nipote Leonardo però, per esaudire i desideri collezionistici di Cosimo I dei Medici, gliene donò un buon numero, intorno al 1566, consegnando per di più nelle stesse mani il capolavoro giovanile di Michelangelo, il prezioso rilievo in marmo con la Madonna della scala, e quanto si trovava ancora nello studio di via Mozza, che l’artista aveva lasciato trent’anni prima, all’atto del suo trasferimento da Firenze a Roma.
Successivamente, più di cinquanta anni dopo la morte di Michelangelo, il pronipote, Michelangelo Buonarroti il Giovane, allestì una serie di sale nella casa di famiglia e, in tale occasione, la Madonna della scala e parte dei disegni donati ai Medici gli furono restituiti dal granduca Cosimo II.
In quegli stessi anni il pronipote andava recuperando a caro prezzo, anche sul mercato romano, altre carte autografe di Michelangelo. Gran parte dei disegni fu allora sistemata in volumi, ma i fogli che sembrarono di maggior bellezza furono incorniciati e appesi alle pareti delle nuove sale (oggi inorridiamo al pensiero di disegni tanto preziosi lasciati alla luce per tanto tempo!)
La Dott.ssa Ragionieri sottolinea come la raccolta della famiglia Buonarroti, a questo punto, era la più cospicua collezione di disegni michelangioleschi del mondo e tale rimane tuttora, con i suoi più che duecento pezzi, nonostante i gravi assalti subiti: impoverita, alla fine del Settecento, da una prima vendita che, ormai esule in Corsica, il rivoluzionario Filippo Buonarroti fece al pittore e collezionista francese Jean Baptiste Wicar, nell’ottobre del 1858 subì un’altra notevole riduzione, per i fogli venduti al British Museum dal cavalier Michelangelo Buonarroti. Cosimo Buonarroti – ultimo erede diretto della famiglia, e quindi proprietario anche della parte più consistente delle carte michelangiolesche, compresi i disegni – per testamento lasciò tutto al godimento pubblico, insieme al palazzo di Via Ghibellina e agli oggetti in esso contenuti.
A partire dal 1859, nella Casa Buonarroti divenuta museo i preziosi disegni rimasero per lunghi anni esposti in cornici e bacheche: e bisognò giungere al 1960 perché potessero essere sottratti a una così irrazionale custodia. Ricoverati al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e ivi restaurati, i disegni tornarono alla Casa Buonarroti solo nel 1975. Attualmente, in osservanza della normativa vigente di conservazione, queste opere vengono presentate in piccoli nuclei, a rotazione, in una sala appositamente allestita al piano nobile del Museo.
Accompagna la mostra il catalogo delle Edizioni Polistampa.