A Palazzo Riso, a Palermo, in collaborazione con il MART di Rovereto, si svolge un’esposizione che ripercorre la carriera di Fortunato Depero. Il progetto, curato da Nicoletta Boschiero, comprende circa settanta opere, come disegni, mobili, oggetti, ricostruzioni; l’arte di Depero infatti, totale, dilagante, spazia dalle arti plastiche alla scenografia, al design, alla moda, all’editoria, alla pubblicità. Sono ripercorse, dunque, l’esperienza teatrale dei Balli Plastici del 1918, quella di protodesign del Cabaret del diavolo nel 1922 e i lavori pubblicitari del periodo newyorkese, 1928-30. È presente un’appendice con fotografie e documenti, provenienti dall’archivio novecentesco del MART, dedicati al viaggio di Depero in Sicilia nel 1926, quando l’artista roveretano fu ospite dell’amico Guglielmo Jannelli.
In mostra anche “Depero Futurista”, famoso libro imbullonato considerato primo libro futurista e pubblicato nel 1927 dall’amico Fedele Dinamo Azari; l’opera è un manifesto programmatico dell’arte totale di Depero, che dal 1913 al 1927 realizza per il suo libro pitture, sculture, arazzi, panciotti, giocattoli, poster, cuscini e architetture, investendo quindi ogni ambito della vita. L’operato del maestro futurista detronizza l’opera d’arte dal suo statuto tradizionale e ne afferma una concezione fluida, slegata dai luoghi deputati così come dalle regole, quelle che già dall’impressionismo gli artisti avevano deciso di scrollarsi di dosso; le regole accademiche che identificano necessariamente l’opera con una tela e con la riproduzione del visibile, più o meno idealizzato. Con Depero e con tanti altri artisti contemporanei anche un oggetto della vita quotidiana può assurgere a opera d’arte.
Il libro, che proviene dalla collezione del barone palermitano Pietro Sgadari di Lo Monaco, è dunque rilegato con bulloni, ricorda i giocattoli robotici dello stesso artista e appare come un gioco da manipolare a proprio piacimento; le sue pagine interne, normalmente non accessibili, possono essere sfogliate e consultate digitalmente tramite un tablet.
Ed ecco dunque in mostra i famosi Balli Plastici, che debuttarono al Teatro dei Piccoli di Roma nel 1918; ivi Depero, in collaborazione con il poeta decadente Gilbert Clavel, tentò per la prima volta di sostituire gli attori con le marionette animate, in legno, che però andarono perse. Quelli che vediamo in mostra quindi sono i pupazzi ricostruiti da Enzo Cogno nel 1980. Lo spettacolo inoltre si articolava in cinque azioni mimico-musicali con le colonne sonore di Casella, Malipiero, Bartok, Tyrwhitt.
È poi con il Cabaret del diavolo, locale d’avanguardia di Rovereto del primo dopoguerra, che Depero rivestì insieme i ruoli di progettista, arredatore, scenografo, come auspicato nel suo manifesto Ricostruzione futurista dell’universo. Il progetto gli fu commissionato da Gino Gori, proprietario del locale che si trovava nel sotterraneo dell’Hotel Élite et des Étrangers a Roma, e Depero realizzò per quell’ambiente decori, arredi, tarsie in panno.
Nel 1928 si trasferì a New York, crocevia delle sperimentazioni delle avanguardie internazionali e contesto che l’artista roveretano immaginò entusiasta delle sue opere; ivi dunque aprì la filiale americana della sua Casa d’arte, la Depero’s Futurist House, che promosse con eventi, manifesti e locandine. Purtroppo però, a causa della crisi del 1929 e della preferenza accordata dagli americani ai prodotti industriali, l’impresa non andò a buon fine e Depero si dedicò al teatro, collaborando in particolare con il Roxy Théatre dell’impresario Leon Leònidoff, e alla pubblicità, illustrando riviste come Vogue, Vanity Fair o The New Yorker, in cui quindi il linguaggio futurista incontra il gusto Déco in voga negli States.
In mostra a Palazzo Riso anche il manoscritto Vassoio siciliano, in cui Depero racconta il soggiorno di circa dieci giorni in provincia di Messina; qui, su invito del poeta futurista Jannelli, avrebbe dovuto progettare arredi e decorazione del Villino Mamertino, che però non nacquero mai. Nell’appendice siciliana troviamo anche tre lettere autografe rivolte alla moglie Rosetta, cui l’artista confida il suo spaesamento iniziale, ma anche il fascino subito dal paesaggio siciliano, restituendo peraltro una significativa testimonianza della vita quotidiana in Sicilia.
La mostra è dunque un’occasione per ricordare la capillare e multiforme attività di Depero e per ribadire quanto sia stata influente nell’arte, nella moda e nel design sino ai nostri giorni.