Sono passati 30 anni dalla sua apertura e in attesa della grande mostra che a fine settembre festeggerà i tre decenni di attività espositiva, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci offre un piccolo assaggio delle celebrazioni con Codice Colore. Opere della collezione di Alessandro Grassi.
Nato a Prato nel 1942, trasferitosi poi a Milano con la famiglia, Alessandro Grassi è stato un importante imprenditore e collezionista, affermatosi nel capoluogo lombardo nell’industria degli inchiostri tipografici. Si stima che la sua passione per l’arte, unita alla costante ricerca di opere sul mercato a partire dagli anni Ottanta, abbia dato vita ad una raccolta di circa 700 opere di oltre 280 artisti realizzate negli ultimi 50 anni, un nucleo molto eterogeneo composto da pittura, scultura e fotografia. Era la stagione del cosiddetto ritorno all’espressività pittorica e della ripresa figurativa e Grassi, dal canto suo, è stato uno dei primi sostenitori della Transavanguardia, allargando i suoi orizzonti anche alla pittura postmoderna soprattutto tedesca e nordamericana, alla pop art italiana e americana, e a partire dagli anni Novanta si è dedicato in parallelo anche alla raccolta di fotografia di area europea e americana, facendo attenzione anche ai giovani talenti italiani.
Scomparso a Forte dei Marmi nel 2009, dal 2015 le sue opere sono in comodato al Pecci. Oltre ai lavori presenti nel Centro pratese, sono esposti per l’occasione anche prestiti dal MART di Rovereto insieme a quelli di alcuni collezionisti privati.
Sotto la curatela di Stefano Pezzato, fino al 2 dicembre il Pecci presenta una selezione di oltre 50 opere della sua raccolta, di cui 35 tra dipinti e sculture e 12 scatti fotografici, che riflettono gli interessi principali di Grassi. Si tratta di opere molto diverse tra loro, ma con un denominatore comune: forti valori espressivi ed emozionali, veicolati principalmente attraverso l’uso del colore.
L’allestimento si svolge seguendo sequenze tipologie e dialogiche, come gallerie lineari di opere che lo stesso Grassi allestiva a Milano fra gli anni Novanta e Duemila, e che riflettono i suoi gusti. Egli le acquistava secondo il suo gusto personale, da vero appassionato d’arte, per il puro piacere di ammirarle. “Non mi interessa avere la collezione perfetta. Tutto quello che ho comprato è stato perché in quel momento mi ha dato una forte emozione”, affermava.
La pittura costituisce il nucleo centrale della raccolta del collezionista pratese, così come della mostra a lui dedicata, ed è esposta, in linea con i suoi interessi, secondo due filoni distinti e talvolta interconnessi: arte italiana e arte americana.
Per quanto riguarda la pittura postmoderna italiana, Grassi è stato tra i primi a collezionare le opere della Transavanguardia, movimento fondato e promosso dal critico Achille Bonito Oliva, che traduce in chiave moderna un ritorno alla manualità, alla figurazione, prediligendo la rappresentazione del corpo umano, la gioia del dipingere e recupera linguaggi e tecniche della tradizione. Questa corrente affermatasi tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta può essere considerata una sorta di Neoespressionismo di matrice italiana, dove l’espressività soggettiva passa attraverso la libera riscoperta delle radici locali di ciascun artista: Sandro Chia, Mimmo Paladino, Nicola De Maria e Francesco Clemente.
Nonostante affermassero “il valore dell’individualità, dell’operare singolarmente” (A. Bonito Oliva, 1979), questi artisti hanno collaborato con altri artisti dando luogo a importanti opere, come la grande tela dipinta a quattro mani da Sandro Chia con Enzo Cucchi, o l’arazzo ideato da Mimmo Paladino e Alighiero Boetti.
Gli interessi di Grassi si sono poi estesi alla pittura postmoderna prevalentemente di area tedesca e nordamericana, come David Salle, che sperimenta la connessione fra immagini e simultaneità del montaggio filmico, nel segno della ibridazione fra generi e temi artistici, una tematica molto cara al nostro collezionista.
Pittura postmoderna italiana e non solo, dicevamo.
E’ così che il cavallo tricolore di Mario Schifano, uno dei primi autori della Pop Art italiana ad inserirsi nella scena statunitense, un artista che spesso per le sue tele attinge a rielaborazioni di immagini tratte dai mass media (soprattutto da cinema e tv), dialoga con la grande tela orizzontale di Alex Katz, altro artista di matrice Pop, che propone un volto ritratto in forma stilizzata, quasi fumettistica, e in scala monumentale.
Allo stesso modo l’opera dell’americano Jonathan Borofsky, un’immagine onirica associata ad un flusso di coscienza continuo e ad un codice numerico occulto, si pone a confronto con il mistero delle opere di Gino De Dominicis, autore enigmatico di ascendenza metafisica che con pochi segni pittorici disegna sulla tela figure, sagome, teste dai tratti somatici appena accennati, sospesi nel vuoto, e con Luigi Ontani, altro autore onirico oltre che eccentrico, il cui ovale in mostra ha un’ispirazione ibrida, esotica e cavalleresca.
E ancora Julian Schnabel che ritrae e omaggia Sandro Chia, come lui attivo a New York all’inizio degli anni Ottanta.
Le scelte di Grassi fanno incontrare inoltre lo stile solare e minimale del nostrano Salvo con i progetti di Land Art di Christo e la Bad Painting di Neil Jenny, che estremizza e combina ironicamente la figurazione Pop con l’essenzialità minimalista e l’analisi concettuale. E ancora Keith Haring, esponente di spicco della Street Art, che propone un linguaggio originale, grafico e fumettistico, ironico e socialmente impegnato.
Accanto a lui Andy Warhol, star della Pop Art americana che immortala i volti celebri del jet set internazionale a New York. La collezione Grassi raccoglie un portfolio di questi ritratti fotografici in bianco e nero: in mostra la celebre Jacqueline, immortalata nel giorno del funerale del marito J. F. Kennedy. Con le sue immagini influenzate dai mass media, che vertono su un’iconografia seducente e da subito riconoscibile, Warhol si pone a metà strada tra la pittura postmoderna, di cui è precursore, e la fotografia.
In parallelo alla pittura, dicevamo, a partire dagli anni Novanta Grassi avvia una importante raccolta di fotografia.
Centrale in questa sezione è il ritratto in bianco e nero di Alessandro Grassi (2000) realizzato da Timothy Greenfield-Sanders, il fotografo delle celebrità della politica, dello spettacolo e dell’arte, che predilige la posa naturale.
Oltre a lui William Eggleston e Stephen Shore, considerati fra i padri della fotografia d’artista e a colori, che introducono uno “sguardo democratico” e una particolare attenzione alle periferie urbane americane e a territori fino ad allora poco frequentati dalla rappresentazione artistica.
Seguono immagini fotografiche di Bernd e Hilla Becher, di Thomas Struth, Thomas Ruff, Armin Linke, Wolfgang Tillmans, Fischli & Weiss, una grande composizione fotografica di Gilbert & George, Cindy Sherman e Nan Goldin (2001) con un’immagine sospesa della notte newyorkese nel luogo e nell’anno del tragico attacco aereo alle Torri Gemelle.
A introdurre questa sezione di mostra l’ingrandimento fotostatico di una definizione del dizionario (Abstract, 1968) di Joseph Kosuth, teorico dell’arte concettuale, che si interroga sul senso profondo della forma materiale.
In copertina:
Mimmo Paladino, Pasqua (particolare), 2002
Olio su tela / Oil on canvas
Comodato degli Eredi di Alessandro Grassi / Long term loan from the heirs of Alessandro Grassi
Centro Pecci, Prato
Foto/Photo Paolo Terzi
Courtesy Photo Eredi di Alessandro Grassi / Heirs of Alessandro Grassi
- Timothy Greenfield Sanders, Alessandro Grassi, 2000
fotografia in bianco e nero /Black and white photography
Comodato degli Eredi di Alessandro Grassi / Long term loan from the heirs of Alessandro Grassi
Centro Pecci, Prato
Courtesy Photo Eredi di Alessandro Grassi / Heirs of Alessandro Grassi - Alex Katz, Kim
olio su tela /oil on canvas
Comodato degli Eredi di Alessandro Grassi / Long term loan from the heirs of Alessandro Grassi
Centro Pecci, Prato
Courtesy Photo Eredi di Alessandro Grassi/Heirs of Alessandro Grassi - Mimmo Paladino, Pasqua (particolare), 2002
Olio su tela / Oil on canvas
Comodato degli Eredi di Alessandro Grassi / Long term loan from the heirs of Alessandro Grassi
Centro Pecci, Prato
Foto/Photo Paolo Terzi
Courtesy Photo Eredi di Alessandro Grassi / Heirs of Alessandro Grassi - Mario Schifano, Grande scultura equestre, 1980
Smalto su tela, carta e cornice di legno / Enamel on canvas, paper and wooden frame
Comodato degli Eredi di Alessandro Grassi / Long term loan from the heirs of Alessandro Grassi
Centro Pecci, Prato
Foto/Photo Salvatore Licitra
Courtesy Photo Eredi di Alessandro Grassi/Heirs of Alessandro Grassi - Julian Schnabel, A Sandro Chia, 1981/82
Tecnica mista su piatti e compensato / Mixed media on dishes and plywood - Andy Warhol, Jacqueline, 1964
Acrilico su tela / Acrylic on canvas
Comodato degli Eredi di Alessandro Grassi / Long term loan from the heirs of Alessandro Grassi
Centro Pecci, Prato
Courtesy Photo Eredi di Alessandro Grassi / Heirs of Alessandro Grassi - Gilbert&George, Being, 1988,
Stampa cromogenica / Chromogenic print
Comodato degli Eredi di Alessandro Grassi / Long term loan from the heirs of Alessandro Grassi
Centro Pecci, Prato
Courtesy Photo Eredi di Alessandro Grassi / Heirs of Alessandro Grassi
Dove e quando
- Fino al: – 02 December, 2018
- Indirizzo: Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci – Viale della Repubblica 277, 59100 Prato