Nel cuore del Casentino il castello di Poppi, oltre a spiccare come gioiellino dell’architettura medievale, è noto anche come il “castello di Dante”. Nella piazza antistante l’edificio si trova infatti un busto in bronzo che ricorda che il sommo poeta fu ospitato alla corte dei Conti Guidi nel 1310 durante il suo esilio da Firenze, trovando nel Castello un luogo adatto nel quale scrivere parte della sua Commedia. Il Casentino fu del resto una terra che accolse diverse volte Dante ospitato anche in altri castelli di proprietà dei Conti, mentre in tempi più moderni custodì volentieri la memoria del passaggio del poeta tanto che in pieno revival medievale queste terre vennero raggiunte da viaggiatori stranieri che le descrissero in diari e memorie.

Nell’anno delle celebrazioni dantesche, la collaborazione tra comune di Poppi e le Gallerie degli Uffizi ha portato alla realizzazione della mostra Nel Segno di Dante. Il Casentino nella Commedia ospitata proprio nel Castello di Poppi fino al prossimo 30 novembre. La mostra rappresenta inoltre l’avvio ufficiale del programma espositivo ‘Terre degli Uffizi’ ideato e realizzato dal museo fiorentino insieme alla Fondazione CR Firenze, all’interno dei rispettivi progetti Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei.

Le opere esposte sono state scelte per raccontare diversi episodi tratti dalle tre Cantiche della Commedia, ed in particolare quelle provenienti dagli Uffizi testimoniano l’amore per il poema dantesco nel corso della storia.
Tra i dipinti di maggior rilievo spicca certamente la grande tela acquistata dalle Gallerie nel 2020 in occasione del primo Dantedì, la Francesca da Rimini nell’Inferno dantesco dipinta da Nicola Monti nel 1810.
Esponente di rilievo della pittura protoromantica, Nicola Monti fu un artista poliedrico dotato di una fantasia feconda e di una notevole ricchezza di invenzione.

Il dipinto, che rappresenta la prima opera nota del pittore, trae ispirazione dal notissimo episodio del V° canto dell’Inferno nel quale è narrata la vicenda di Paolo e Francesca, tema che riscuoterà una notevole fortuna nell’ambito del Romanticismo che apprezzava lo struggimento degli amanti colpevoli, la compassione del poeta ed il dolore dell’affollato girone.

Nella visione di Monti la scena vede come protagonista Virgilio che indica gli sventurati amanti che fluttuano in quell’atmosfera cupa, mentre a terra giace il corpo di Dante svenuto e accanto a lui un groviglio di corpi di dannati sembrano quasi figure d’argilla; tra questi volti tipizzati ve n’è poi uno talmente realistico che non può che essere il ritratto di qualche sventurato che il pittore volle “omaggiare” in questo modo.

Monti sembra avere il merito di avere anticipato il gusto per il revival dei temi danteschi che prenderà piede alcuni anni dopo. Riguardo al suo gusto stilistico non nascose mai l’ammirazione per Michelangelo, tuttavia il riferimento per lo spunto iconografico dell’opera sembra venire dall’ambiente artistico anglosassone ed in particolare dalle celebri incisioni della Commedia di John Flaxman.

Di mano femminile è poi il pastello Sposalizio di San Francesco con la Povertà della fiorentina Beatrice Ancillotti Goretti. Pur essendo allieva di Giovanni Fattori, l’artista indirizzò il suo stile verso le correnti neoprimitive della cultura novecentesca ed in particolare, come vediamo nell’opera, declina verso un simbolismo essenziale ma elegante.

In questa breve carrellata non possiamo infine dimenticare le superbe illustrazioni di Federico Zuccari, il Dante historiato del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Predisposti sin dall’origine per essere rilegati, i disegni erano organizzati in modo che ogni illustrazione avesse, nella pagina alla propria sinistra, il corrispettivo dei versi danteschi raffigurati e il commento curato dallo stesso Zuccari.
Ricchissimi di dettagli dal grande potere evocativo, nei disegni l’artista ha prestato anche grande attenzione alla tecnica utilizzata che, di volta in volta, veicola specifici contenuti in relazione alla Cantica di riferimento. In quest’ottica, ad esempio, nell’Inferno l’artista realizza la maggior parte dei disegni alternando l’uso della pietra rossa e della pietra nera, tecnica che da un lato gli permette di mettere in netto risalto le figure rispetto allo sfondo, dall’altro di tradurre in modo efficace i violenti contrasti di luce e ombra che dominano il paesaggio infernale. Nel Paradiso invece, così come nell’ultima tavola del Purgatorio che traghetta appunto verso la terza e ultima Cantica della Commedia, i disegni sono realizzati utilizzando prevalente la sola pietra rossa che definisce composizioni più ariose e armoniche.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Castello di Poppi,
    foto © Stefano Casati
  2. Nicola Monti, Francesca da Rimini nell’Inferno dantesco, 1810
  3. Mostra Nel Segno di Dante. Il Casentino nella Commedia,
    foto © Stefano Casati
  4. Beatrice Ancillotti Goretti, Sposalizio di San Francesco con la Povertà,
    foto © Stefano Casati
  5. Federico Zuccari, Dante Historiato
    foto © Stefano Casati

IN COPERTINA
Castello di Poppi
foto © Stefano Casati
[particolare]

Sito web: https://www.uffizi.it/eventi/nel-segno-di-dante

Dove e quando

Evento: Nel segno di Dante. Il Casentino nella Commedia

Indirizzo: Poppi (AR)
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Fino al: 21 Dicembre, 2021