Dopo quasi cinquant’anni dalla indimenticabile mostra allestita presso il Forte di Belvedere, torna a Firenze un consistente nucleo di opere dello scultore inglese Henry Moore (1898-1986), riunite per una esposizione che rende omaggio alla sua figura, soffermandosi sulla sua abilità grafica.

Sotto la curatela di Sergio Risaliti, Direttore artistico del Museo Novecento, e Sebastiano Barassi, Head of Henry Moore Collections and Exhibitions, in collaborazione con la Henry Moore Foundation e con il contributo del Monte dei Paschi di Siena, fino al 18 luglio le sale del Museo Novecento ospitano Henry Moore. Il disegno dello scultore, frutto di due anni di ricerca affrontati nonostante le numerose avversità che ogni mostra implica e che la pandemia ha inevitabilmente accentuato, risultato della collaborazione scientifica dell’Istituto fiorentino con la Henry Moore Foundation.
La mostra si inserisce nel filone delle esposizioni che il Museo Novecento dedica al rapporto con l’opera grafica di alcuni artisti del XX secolo che si confrontano con la tradizione rinascimentale fiorentina.
Nato alla fine dell’Ottocento e vissuto attraversando due conflitti mondiali, “Moore è stato un faro artistico nei giorni più bui della storia Europea”, afferma Sergio Risaliti, e costituisce, oggi come allora, la testimonianza e il richiamo alla “forza dell’arte nelle massime difficoltà umane e sociali”.

L’esposizione racconta un aspetto meno noto dell’artista, così come inedito è il carattere della scelta delle opere esposte. Le sale raccolgono infatti una corposa selezione di disegni, circa settanta, assieme a opere grafiche e sculture, e permette di comprendere la genesi concettuale e formale del lavoro di Moore, che oltre che grande scultore si presenta dunque come abilissimo disegnatore.
Lo scopo principale dei miei disegni è di aiutarmi a scolpire. Il disegno è infatti un mezzo per generare idee per la scultura, per estrarre da sé l’idea iniziale, per organizzare le idee e per provare a svilupparle”. “Mi servo del disegno come modello di studio e osservazione della natura (studi di nudo, di conchiglie, di ossi e altro). Mi accade anche, a volte, di disegnare per il puro piacere di farlo”. Questa la concezione del disegno per l’artista.
In questo modo, l’opera grafica di Moore ci fa entrare nel vivo della sua arte, di comprendere il suo processo creativo, dal momento dell’ideazione a quello di esecuzione, attraverso le diverse fasi di elaborazione. Il disegno può essere talvolta pura esercitazione, una pratica libera fine a sé, ma è soprattutto esercizio preparatorio per le sue sculture. Attraverso il disegno egli è capace di fermare l’immaginazione per comprendere le forme e cristallizzarne lo sviluppo tridimensionale.

Moore ha saputo interpretare e sviluppare la lezione dei grandi maestri del Rinascimento, dando vita ad un’esperienza nuova, afferma Sergio Risaliti, “un’arte che oggi è ancora più che mai esemplare in quanto al di là di argomentare il suo astrattismo o meno si avverte sempre la presenza dell’uomo, nel suo rapporto con la storia e la natura, con i suoi tormenti e le sue inquietudini, con i suoi conflitti e le sue riconciliazioni”.
Ne deriva una nuova concezione di Arte, di cui Moore stesso era consapevole. Secondo lo scultore inglese, il fatto di non riprodurre più in modo fedele il dato naturale non sarebbe un modo per allontanarsi dal mondo ma al contrario, un modo per entrare ancor più nel profondo in esso fino ad estrapolarne l’essenza.
Erede e interprete dell’umanesimo in arte, Moore aggiunge al legame con la tradizione antica il suo segno moderno, di avanguardia, dando un grande contributo a quel nuovo umanesimo artistico che ha saputo ridefinire in forme contemporanee i canoni di forma e bellezza, ma sempre in simbiosi con gli archetipi e con la natura.

La ricerca di Henry Moore parte sempre dala natura, che citando le sue parole, “fornisce allo scultore un repertorio illimitato di forme“. Le sue opere si ispirano e riproducono con modalità originali forme naturali come sassi, rocce, ciottoli, radici, tronchi, conchiglie, come anche teschi e animali, oltre alla figura umana, tutti soggetti che trovano riscontro nelle sue opere grafiche.
Secondo Moore infatti “L’osservazione della natura è decisiva nella vita dell’artista. Grazie a essa anche lo scultore arricchisce la propria conoscenza della forma, trova nutrimento per la propria ispirazione e mantiene la freschezza di visione, evitando di cristallizzarsi nella ripetizione di formule”.
Nella sala al piano terra è presente un eccezionale cranio di elefante proveniente dallo studio di Moore, su cui l’artista si è applicato costantemente traendone una serie di incisioni da più punti di vista variati con molteplici soluzioni formali, quasi un’ossessione, come quella di Picasso per la figura del toro.

Le opere esposte prendono dunque in esame un aspetto meno conosciuto dell’artista, ma non meno importante del suo lavoro, ovvero le indagini grafiche sul dato naturale, sui principi di ritmo, di forma e di struttura ad esso connessi, fino ad arrivare alla rappresentazione della forma primordiale.
Così, durante il percorso ci visita attraversiamo suggestivi paesaggi naturali, fatti di rocce, animali, alberi, monoliti, a cui si aggiungono studi di mani, in una vicendevole mutazione tra elemento naturale e figura umana.

Tema a lui caro è la relazione tra il creatore e la materia, esemplificata proprio dai disegni che ritraggono le mani dell’artista. Un tema dai molteplici significati. Oltre ad essere uno strumento imprescindibile per l’attività artistica, le mani costituiscono un soggetto che veicola un ampio spettro di emozioni, sensazioni e sentimenti. Ad esse inoltre è ricondotta l’origine della creazione e della costruzione della forma dello spazio. Le mani sono il veicolo, oltre allo sguardo, della connessione profonda tra il dato naturale e la coscienza interiore di esso. Moore afferma infatti che “la percezione della forma è per lo scultore una sensazione interiore: ogni forma, infatti, indipendentemente dalle sue dimensioni e dalla sua complessità, viene da lui percepita come se fosse contenuta nell’incavo della sua mano, e visualizzata mentalmente nella molteplicità dei suoi aspetti”.

Oltre a confrontarsi con il passato della grande tradizione umanistica fiorentina, Moore si misura anche con la scultura primitivista ed extraeuropea, scoperta al British Museum di Londra, con le sperimentazioni formali delle avanguardie artistiche del XX secolo di Brancusi e Picasso.
Dalle sue opere emergono anche richiami alla tradizione anglosassone, da un lato la pittura romantica di paesaggio che ha come riferimento Turner e le sue indagini sugli eventi atmosferici, e dall’altro l’osservazione più prettamente scientifica, come i disegni dedicati agli animali che ricorrono in una certa cultura inglese.

La mostra si sofferma in particolar modo sul legame di Henry Moore con Firenze e la Toscana, luoghi a lui cari fin dalla giovinezza, e per rendere omaggio al legame dell’artista con il territorio, che tuttora ospita numerose sue opere monumentali, il Museo Novecento ospita nelle sale al primo piano una mostra collaterale, dal titolo Henry Moore in Toscana, dove troviamo una selezione di opere provenienti da collezioni private che testimoniano, insieme a documenti e fotografie, una lunga relazione artistica e affettiva.
Un rapporto iniziato nel 1925, quando l’artista giunse per la prima volta in Italia grazie ad una borsa di studio messa a disposizione dal Royal College of Art, che lo portò a soggiornare nelle principali città toscane. Fin dalla sua gioventù dunque Moore ebbe modo di vedere e studiare dal vero l’arte italiana, a partire dai grandi maestri del passato, come Giotto, Donatello, Masaccio e Michelangelo, che si fisseranno per sempre nella sua mente e lasceranno un segno indelebile sulla sua vena creativa.

E’ del 1972 la sua epocale mostra al Forte di Belvedere, una delle esposizioni più importanti del Novecento a livello internazionale, a cui seguiranno numerosi altri eventi, come la mostra del 1987 nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio.
Episodio cruciale per la sua carriera, l’esposizione al Forte di Belvedere segnò la celebrazione dell’artista, con oltre 345.000 spettatori distribuiti nei 4 mesi di apertura. Fu al tempo stesso un evento iniziatico per l’arte contemporanea a Firenze, da sempre fortemente focalizzata sull’età d’oro rinascimentale. Le opere provenienti da collezioni private presentate in questa sede furono acquistate tutte negli anni a ridosso dell’antologica fiorentina, a testimoniare la progressiva apertura ad una nuova forma di estetica e di arte, in forme così nuove e dirompenti.

Proprio al termine della mostra fiorentina, la monumentale Large Square Form with Cut (Forma squadrata con taglio) che lì era esposta, fu acquistata dalla città di Prato con l’aiuto di industriali locali, e nel 1974 fu posta al centro di Piazza San Marco, dove un tempo sorgeva Porta Fiorentina.
La gigantesca scultura, a forma di vertebra forata al centro si compone di 30 blocchi di marmo bianco provenienti delle Alpi Apuane e fu realizzata tra il 1969 e il 1971 presso il laboratorio Henraux a Querceta, ulteriore testimonianza del rapporto dello scultore con il territorio toscano.

Moore infatti non subì soltanto il fascino dell’antico e del Rinascimento. A partire dagli anni Cinquanta lo scultore inglese iniziò a frequentare la Versilia e le Cave Apuane, dove conobbe la grande tradizione di manifattura artigianale e artistica legate al marmo e alle fonderie e dove entrò in contatto con la feconda comunità di artisti e letterati che qui si era stabilita.
A Querceta ricavò anche il travertino per la grande scultura a lui commissionata dall’Unesco nel 1957 per la sede centrale di Parigi, dando vita alla grande Reclining Figure (Figura distesa).
La salubre serenità del litorale tra Forte dei Marmi e Carrara, sommata alle motivazioni artistiche e alle relazioni di amicizia che lo scultore inglese seppe stringere, lo portò numerose volte sulla riviera toscana e sul Monte Altissimo, “un luogo affascinante ed eccitante”, ricorda Moore, dove “Michelangelo trascorse due anni della sua vita”, e dove lui stesso acquistò un villino nel 1965 dove trascorrere l’estate insieme alla moglie Irina e alla figlia Mary. Momenti trascorsi tra il lavoro e la famiglia, tra lo studio e la spiaggia, insieme ad amici e intellettuali come Eugenio Montale, che le immagini provenienti dall’Archivio Papi Cipriani raccontano con tono intimo, in una normalità quotidiana in cui “non succedeva nulla, eppure succedeva tutto”.

A Michelangelo risalirebbe la stessa scelta di diventare scultore, una scelta legata ad un preciso episodio che è lo stesso Henry Moore a raccontare. “Dovevo avere circa 11 anni quando decisi per la prima volta che volevo diventare scultore. Ricordo benissimo il momento preciso. Da ragazzo, a scuola, mi piacevano le lezioni d’arte, mi piaceva disegnare. Nei miei primi ricordi mi vedo chiedere spesso a mio fratello più grande di disegnarmi un cavallo o altre cose. Ma l’episodio insignificante che ho fissato in mente è legato alla scuola di religione (…). Il direttore ci faceva un discorso che aveva sempre un piccolo risvolto morale. E una domenica ci parlò di Michelangelo che stava scolpendo nelle strade di Firenze – che erano il suo studio – la testa di un vecchio fauno. Un passante stette ad osservarlo due o tre minuti e poi disse: ‘ma un vecchio non potrebbe avere ancora tutti i denti’. E Michelangelo prese immediatamente lo scalpello e fece saltar via due denti, e quindi – disse il direttore – ecco un grande uomo che ascolta i consigli degli altri anche se nemmeno li conosce. La storia mi si è fissata nella mente non per la morale, ma per via di quel personaggio, Michelangelo, un grande scultore. Così, invece di dire come gli altri bambini che volevo fare il macchinista o qualcosa del genere, quelle parole mi si stamparono in mente e da quel momento seppi [cosa volevo diventare]”.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Henry Moore visiting the Forte di Belvedere for a site visit prior to the exhibition Mostra di Henry Moore,
    Florence, Italy, November 1971 
    foto: Marchiori
    Reproduced by permission of The Henry Moore Foundation
     
  2. Henry Moore, Tree Trunks I
    1982HMF 82(174)
    charcoal, pastel, watercolour, ballpoint pen, wax crayon
    foto: Henry Moore Archive
     
  3. Henry Moore, Forest Elephants, 1977
    HMF 77(14)
    charcoal, chalk
    foto: Michel Muller
     
  4. Henry Moore, Old Apple Tree in Winter, 1977
    HMF 77(28)
    watercolour, charcoal
    foto: Michel Muller
     
  5. Henry Moore at work on an etching plate for the Elephant Skull album,
    Perry Green c.1970
    foto: Errol Jackson
    Reproduced by permission of The Henry Moore Foundation
     
  6. Henry Moore, The Artist's Hands, 1981
    HMF 81(134)
    pencil, ballpoint pen
    foto: Nigel Moore, Menor
    -
    Henry Moore, The Artist's Hands, 1981
    HMF 81(135)
    conté crayon, ballpoint pen
    foto: Nigel Moore, Menor
     
  7. Henry Moore, Mother and Child: Hands, 1980
    LH 785
    bronze
    foto: Steve Gorton
     
  8. Henry Moore, Mountains and Dark Sky, 1982
    HMF 82(308)
    pastel (washed), charcoal, watercolour
    foto: Henry Moore Archive
     
  9. Henry Moore with Two Piece Reclining Figure: Points 1969-70,
    bronze, on exhibition at the Forte di Belvedere, Florence, Italy, 1972
    photographer: Enrico Ferorelli
    Reproduced by permission of The Henry Moore Foundation
     
  10. Henry Moore, Large Square Form with Cut, 1969-71,
    Rio Serra marble, on exhibition at the Forte di Belvedere, Florence, Italy, 1972
    foto: Henry Moore Archive
    Reproduced by permission of The Henry Moore Foundation
     
  11. Henry Moore, Rock, 1981
    HMF 81(286)
    charcoal, wax crayon, watercolour, chinagraph, gouache 
    foto: Nigel Moore, Menor
     
  12. Henry Moore, Man Drawing Rock Formation, 1982
    HMF 82(437)
    charcoal, chinagraph, chalk, pencil on lithographic frottage
    photo: Henry Moore Archive

IN COPERTINA
Henry Moore, Mountains and Dark Sky (detail), 1982
HMF 82(308)
pastel (washed), charcoal, watercolour
foto: Henry Moore Archive

Sito web: http://www.museonovecento.it/mostre/henry-moore-il-disegno-dello-scultore/

Dove e quando

Evento: Henry Moore. Il disegno dello scultore

Indirizzo: MUSEO NOVECENTO - Piazza Santa Maria Novella 10, 50123 Firenze
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Fino al: 18 June, 2021