Una riflessione sulla pittura di Giovanni Fattori, tra i padri fondatori e massimi esponenti del movimento macchiaiolo, è quella offerta dalla mostra Fattori. L’umanità tradotta in pittura, in corso a Bologna presso Palazzo Fava fino al 1° maggio prossimo. Nelle sue sale “tra ritratti, dipinti a tema risorgimentale e la purezza primigenia dei paesaggi della Maremma, dei suoi animali e dei suoi butteri, il percorso espositivo documenta la modernità della pittura di Giovanni Fattori, la sua capacità di svelare la scintilla di eterno che l’umano custodisce in sé“.

Dopo aver condotto studi di pittura senza particolare impegno nella natia Livorno, il giovane Fattori si trasferì a Firenze e si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, dove concluse il corso di studio nel 1852 senza brillare particolarmente. Di questo periodo ebbe più tardi a dire: “Firenze mi ubriacò: vidi molti artisti, ma nulla capiva: mi parevano tutti bravi e io mi avvilii tanto che mi spaventava il pensiero di dover cominciare a studiare“. Fervente mazziniano, Fattori fu impegnato nell’attività politica ma non partecipò personalmente, come invece altri pittori del gruppo macchiaiolo – Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani – alle guerre risorgimentali, che pure fornirono i soggetti per una notevole parte della sua produzione pittorica.

Il piccolo studio con i Soldati francesi del ’59 – un gruppetto dei soldati appartenenti al contingente che la Francia aveva inviato a Firenze dopo la fuga del Granduca – apre il percorso della mostra bolognese, che offre una chiara visione della prospettiva dalla quale Fattori guardava agli eventi delle guerre d’Indipendenza nella sezione dedicata a Il tema militare come documento di storia e vita contemporanea. Non c’è alcun trionfalismo nella rappresentazione della guerra e la Battaglia della Madonna della Scoperta – tema ripreso in più versioni – è una delle poche scene in cui si coglie il momento dello scontro fra due eserciti. Un turbine di polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli, insieme al fumo delle artiglierie, avvolge uomini e animali, che perdono la loro individualità, accomunati e legati indissolubilmente in un unico destino. Spicca sullo sfondo la compatta mole del santuario, divenuto in quelle giornate un improvvisato ospedale da campo, il solo luogo dove non si facevano distinzioni in base alla divisa indossata dai soldati, ma solo alla gravità delle ferite.

Tema prevalente nei dipinti di Fattori dedicati alla guerra è quello dei momenti di pausa, la lettura delle lettere dei familiari, il riposo di uomini e animali, il rientro agli acquartieramenti: scene venate da una sorta di malinconia del vivere, con il senso della fatica quotidiana e della caducità che scandisce il tempo in cui ogni uomo ritrova la propria individualità. Negli anni Settanta, dopo l’Unità d’Italia, le speranze deluse e le illusioni tradite da una classe politica dove imperavano l’affarismo, la corruzione – e quello che di lì a poco sarà definito “trasformismo” – si riversano in opere come Il muro bianco (1874): un’immagine quasi metafisica, fuori dal tempo e dallo spazio, dove i riferimenti all’ambiente naturale appaiono astratti, straniati dall’esasperata prospettiva laterale, mentre Lo staffato (1879) offrirà, venti anni dopo le battaglie risorgimentali, una cruda e tragicamente desolata visione della guerra.

Il rapporto fra l’uomo e il cavallo appare una metafora del rapporto fra uomo e natura, nel quale il cavallo fa da intermediario, sfruttato e allo stesso tempo accudito: introducono una vivace nota di colore in scene come quella dei Barrocciai. Vecchio centro di Firenze le coperte arancioni di panno Casentino, tradizionalmente utilizzate per proteggere dalle intemperie cavalli e muli da trasporto durante le soste, mentre l’armonia con l’ambiente naturale si apre a una visione elegiaca in Pastura maremmana. Cavalli al pascolo, immagine simbolo della sezione dedicata a Gli animali, creature amiche, potenti e pacifiche.

I paesaggi del “remoto e delizioso sito” di Castiglioncello e della Maremma sono protagonisti di una serie di piccoli dipinti, pervasi dalla luce marina che domina ovunque, infiltrandosi fra le chiome e i tronchi degli alberi. Fattori li dipinge nel periodo in cui, dopo la morte dell’amata moglie, si rifugia a Castiglioncello presso Diego Martelli cercando nella pittura di recuperare il senso di sé. In questo periodo Fattori si cimenta in uno studio della luce che risente della vicinanza di Odoardo Borrani, giungendo come testimonia lo stesso Martelli nei suoi scritti: “a dei risultati di colore stupendi dove con una apparente parsimonia di mezzi e con sapere grandissimo otteneva luce, risparmio di crudità violente negli scuri e modestia grandissima di intonazione“.

Narrerà l’artista, ricordando l’origine del suo soggiorno a Castiglioncello: “Un giorno Martelli mi trovò sul canto di via Rondinelli presso Santa Trinita. Mi vide fermo, tristo, e con le lacrime agli occhi. Era poco tempo che avevo perduto, per malattia tubercolare, la mia fida compagna. Col suo fare benevolo mi disse: ‘Vieni da me a Castiglioncello’. Ci andai… Era una bella tenuta in Maremma di faccia al mare… Vi trovai conforto e quiete, ed ho molto lavorato: ecco perché i miei quadri sentono la malinconia maremmana”.

Nella serie di ritratti, esposti nella sezione L’altra faccia dell’anima, e dipinti tra il 1861 e i primi anni del Novecento, lo spiccato realismo che caratterizza la scuola toscana si coniuga con un’intensa analisi introspettiva. Agli inizi degli anni Sessanta, in opere come I fidanzati e il Ritratto di Augusta Cecchi Siccoli, si rintraccia, come in altri ritratti coevi dipinti in ambito macchiaiolo, il segno della presenza di Edgar Degas, ospite a Firenze presso la sorella Thérèse – che durante il soggiorno nella capitale toscana il maestro ritrasse con coniuge e figlie ne La famiglia Bellelli – e frequentatore del gruppo di artisti che si riunivano al Caffè Michelangiolo. I ritratti di amici e parenti conducono il visitatore all’interno dell’ambiente in cui Fattori si muove, tra affetti e frequentazioni, mentre il tardo Autoritratto (1894) appartiene al periodo in cui l’artista cerca di cogliere l’essenza interiore dei soggetti raffigurati.

Nei ritratti degli anni Ottanta e Novanta l’attenzione del pittore si concentra sulla personalità dei soggetti, che emergono con forza dal fondo neutro: il solenne Buttero, i cui occhi di un azzurro intenso sembrano penetrare nell’intima coscienza di chi li osserva, il Lupo di mare e il Vecchio marinaio che portano sui volti i segni degli anni trascorsi sul mare con ogni tempo e in ogni stagione, mentre ne Lo scialle rosso, uno dei capolavori fattoriani, il profilo di una donna dallo sguardo fiero emerge potente dallo scialle che le avvolge il capo, mettendone in risalto l’intensità espressiva, acuita dalla mancanza di riferimenti ambientali.

Scrisse Fattori, in quello che appare al tempo stesso un documento programmatico e un testamento spirituale: “io amo il realismo e ve l’ho fatto amare – le manifestazioni della natura sono immense, sono grandi […] gli animali, gli uomini, le piante hanno una forma, un linguaggio, un sentimento. Hanno dei dolori, della gioia da esprimere: metterò un eccetera, perché non è nelle mie forze fare uno squarcio letterario […]“.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Autoritratto (1894) – Collezione privata
  2. Soldati francesi del ’59 (1859 ca.) – Collezione privata
  3. L’appello dopo la battaglia del 1866. L’accampamento (1877 ca.) – Corte Costituzionale – Palazzo della Consulta, Roma
  4. Barrocciai. Vecchio centro di Firenze (1881 ca.) – Collezione privata
  5. Pastura maremmana. Cavalli al pascolo (1872 ca.) – Collezione privata
  6. Bovi al carro (1870 ca.) – Collezione privata
  7. Ritratto di Augusta Cecchi Siccoli (1866) – Collezione privata
  8. Ritratto di buttero (1882-1885) – Collezione privata Gioia Falck
  9. Buttero a cavallo con mandria di bovi (1900) – Collezione privata

in prima pagina:
Carrozza alle Cascine (1872-1875) – Collezione privata

 

 

Dove e quando

Evento: Fattori. L’umanità tradotta in pittura

Indirizzo: Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni - via Manzoni, 2 - Bologna
[Guarda su Google Maps]

Fino al: 01 Maggio, 2023