Che la si guardi con gli occhi dell’appassionato di fotografia, dello studioso, del turista o del flâneur la terza edizione della biennale di fotografia Foto/ Industria non può che affascinare per la poliedrica coralità delle mostre che la costituiscono. Mostre di artisti, come sottolinea il direttore artistico François Hébel e non collettive su industria e lavoro.
Promossa, organizzata e prodotta dalla Fondazione MAST. di Bologna, la mostra si articola in 14 sedi tra palazzi storici e musei dando agli spettatori la possibilità di vivere la fotografia in un modo innovativo e stimolante.
Presso la Fondazione, la mostra Machine & Energy del tedesco Thomas Ruff, curata da Urs Stahel, già curatore del MAST. Qui lo sguardo del fotografo scompone e ricompone tra ingranaggi e manipolazioni pixelate, seziona e indaga il mondo della tecnologia e delle macchine portando lo spettatore ad una riflessione filosofica sulla percezione della realtà in evoluzione e del processo creativo.
Nel centro storico è la mostra di Mimmo Jodice, che dell’artista svela il lato militante, documentando il lavoro minorile e le manifestazioni degli anni Settanta a Napoli, palesando la necessità, per il fotografo, di prendere parte attiva nella storia sociale e politica della sua epoca e della sua città.
Poco distante da questa, la mostra del costruttivista russo Alexander Rodchenko, a cura di François Hébel e Olga Sviblova in collaborazione con la collezione MAMM di Mosca. Laddove per l’artista arte è sinonimo di costruzione, tutto diventa dinamismo: dai dettagli delle fabbriche moscovite degli anni Venti e Trenta alla realizzazione del canale tra Mar Bianco e Mar Baltico da parte dei detenuti nel 1933 fino al settore dei trasporti e della comunicazione tra radio e stampa.
Nella stessa zona il progetto documentaristico di Michele Borzoni: indagine ipercontemporanea e disincantata della situazione italiana alla luce dell’attuale crisi e relative conseguenze nel mondo lavorativo e sociale. Attraverso “Forza Lavoro” l’autore documenta aspetti del “Bel Paese” tra cui il fallimento delle aziende e implementazione di call center e magazzini mettendo in luce anche il lavoro sottopagato e irregolare in un progetto che conduce a profonde riflessioni.
Doppia mostra presso la Pinacoteca Nazionale, con The Making of Lynch e American Power di Mitch Epstein dalla collezione Walther. A distanza di cento anni tra i due progetti il filo conduttore resta la mutazione dello spazio; se l’autore che ha documentato la città del Kentucky negli anni Venti lo ha fatto seguendone pedissequamente le tappe evolutive funzionali allo sfruttamento delle risorse minerarie; Epstein, in un progetto durato cinque anni, perlustra su ventisei stati l’impatto delle industrie energetiche statunitensi in ambito territoriale e sociale. Nato come progetto documentaristico diventa infatti testimonianza fondamentale di un capitolo di storia americana.
Analogamente John Myers narra The end of Manufacturing ovvero la crisi del settore manifatturiero anglosassone negli anni Ottanta. In quella che fu chiamata Black Country si verifica infatti un declino delle industrie metallurgiche e metalmeccaniche con un conseguente picco di disoccupazione e conversione delle industrie in centri commerciali o addirittura spazi dismessi. Il fotografo, con corpus fotografico consistente traccia un cambiamento radicale e drammatico.
Di grande imponenza le fotografie del ceco Josef Koudelka al Museo Archeologico, – tra cui anche uno scorcio di Torino- e che, stampati appositamente per la biennale sono il frutto di un lavoro commissionato dalle aziende ma libero da vincoli realizzativi, in cui l’autorialità si manifesta rappresentando lo spazio in modo maestoso. Nelle grandi sale espositive, le fotografie in bianco e nero di tre metri di grandezza conducono verso paesaggi industriali sospesi tra spazio e tempo.
A cura di Joan Fortcuberta è il progetto Sputnik: L’odissea del Soyuz 2, dedicato alla misteriosa vicenda del cosmonauta scomparso Ivan Istochnikov. In questa raccolta di documenti, fotografie e filmati viene ripresa la storia datata 1968 di Istochnikov, lanciato in orbita dalla base spaziale di Baikonur. Scontratosi con un meteorite, il Soyuz 2 perde i contatti con la terra che una volta ripristinati non danno traccia dell’astronauta. Interessante è vedere la risposta mediatica all’incidente, narrata nella mostra che per questo diventa coinvolgente e appassionante.
Nel palazzo di fronte Lee Friedlander, noto per aver immortalato l’umano al lavoro è presente con la mostra At Work. Forse uno dei primi ad immortalare il “lavoratore telematico” nell’epoca dei computer, scatta ritratti di individui focalizzati sui primi dispositivi tecnologici e concentrati sull’automatizzazione della propria attività.
Uno sguardo che, a distanza, si contrappone a quello del giovane fotografo svedese Mårten Lange che in Machina (2007) e Mechanism (2017) si spinge oltre l’umano con un doppio progetto che penetra, nel primo, gli elementi della fisica e delle nanotecnologie tra ingranaggi, cavi e strutture complesse e nel più recente, come in un grande ossimoro, la desolazione di una umanità che, paradossalmente, non è mai sola perché perennemente osservata, seguita e monitorata.
Mathieu Bernard- Reymond indaga in Transform il mondo dell’industria idroelettrica francese intervenendo sulle immagini con una post produzione dallo stile pittorico che le rende stranianti e visionarie. In questo caso, la trasformazione a cui allude il titolo stesso non è solo nella dimensione sociale ma si traspone nella mutevolezza dell’opera d’arte.
Altrettanto avveniristico lo sguardo di Fournier, che richiama ad un futuro prossimo, con il gioco di parole Past Forward: un futuro talmente veloce da diventare in poco tempo passato. O viceversa, un passato così futuristico da sembrare già futuro. Negli scatti di Fournier, realizzati per Space Project, tra centri di ricerca spaziale, osservatori, deserti vive la perenne ricerca dell’uomo a spingersi oltre; non solo oltre il proprio pianeta ma anche oltre i propri limiti. Lo documentano le immagini dedicate all’A.I. e alla robotica in cui la distanza tra umano e cyber diventa sempre più sottile evocando una filmografia sempre più nutrita e realistica.
Diametralmente opposto lo sguardo del giapponese Watabe, primo fotografo a cui fu permesso, nel 1958, di seguire costantemente un agente nelle indagini relative ad un misterioso omicidio. Le immagini del “diario”, in mostra a Palazzo Poggi sembrano still di un film noir. Oltre al protagonista colpisce il secondo piano ancora tormentato e impoverito dagli strascichi della seconda guerra mondiale e documento tangibile della Tokyo dell’epoca.
A concludere il percorso, la mostra di Carlo Valsecchi presso il suggestivo Ex Ospedale dei Bastardini, a cura di Urs Stahel dedicata alla documentazione per immagini di una fabbrica recentemente costruita nel territorio emiliano. Negli scatti di Valsecchi dialogano presente- futuro e dominano elementi tra infinitamente grande e infinitamente piccolo sottolineando ancora una volta uno dei focus della Biennale: identità e illusione, intesi come riconoscimento del Sé, confronto, studio e indagine, ma anche metamorfosi e sospensione spaziale e temporale.
Un progetto che vale la pena seguire, in tutte le sue tappe, interrogandosi di volta in volta su quanto ci sia di attuale nel passato, cosa ci sia di ricorrente e quali siano le prospettive dello sguardo fotografico sul futuro.
Dettagli
Didascalie immagini
-
Thomas Ruff, Phg.09_ii, 2014, from the “photograms” series
© thomas ruff, by siae 2017 / courtesy of the artist and Lia Rumma Gallery
-
Mimmo Jodice, festival dell’unità, Napoli, 1976
© Mimmo Jodice
-
Alexander Rodchenko, Steering wheels, from the series “amo automobile factory,” moscow, 1929
© Alexander Rodchenko by siae 2017, Collection of Multimedia Art Museum, Moscow / Moscow House of Photography Museum
-
Michele Borzoni, Txtile district, Prato, 2016. chinese textile workshop seized by the municipal police
© Michele Borzoni/Terraproject
-
Mitch Epstein, American power, Amos Coal power plant, Raymond, West Virginia, 2004
© Mitch Epstein, courtesy of the artist and of The Walther Collection Neu-Ulm, Germany, and New York, Usa
-
The Making of Lynch / The Walther Collection, courtesy of The Walther Collection Neu-Ulm, Germany, and New York, Usa
-
John Myers, New industrial estate, Lye, 1981
© John Myers
-
Josef Koudelka, Italy, Turin, the lingotto rooftop test track (fiat), 2004
© Josef Koudelka/Magnum photos
-
Joan Fontcuberta, Ivan Istochnikov and Kloka on their historical e.v.a (extra vehicular activity)
© Joan Fontcuberta by siae 2017
-
Lee Friedlander, Boston, 1986
© Lee Friedlander, courtesy of Fraenkel Gallery, San Francisco
-
Mårten Lange, Circle of men, from the series “the mechanism,” 2017
© Mårten Lange, courtesy of Robert Morat Galerie
-
Mathieu Bernard-Reymond, Transformation (turbine 144, marckolsheim), from the “transform: power” series, 2015
© Mathieu Bernard-Reymond
-
Vincent Fournier, Murata boy #1, Murata head office building, Nagaokakyo-shi, Kyoto, Japan, 2010
© Vincent Fournier
-
© Yukichi Watabe, courtesy of In)(Between Gallery Paris & Roshin Books Tokyo
-
Carlo Valsecchi, # 01001 Crespellano, Bologna, Italia, 2016
© Carlo Valsecchi. courtesy of Philip Morris manufacturing and technology Bologna
© thomas ruff, by siae 2017 / courtesy of the artist and Lia Rumma Gallery
© Mimmo Jodice
© Alexander Rodchenko by siae 2017, Collection of Multimedia Art Museum, Moscow / Moscow House of Photography Museum
© Michele Borzoni/Terraproject
© Mitch Epstein, courtesy of the artist and of The Walther Collection Neu-Ulm, Germany, and New York, Usa
© John Myers
© Josef Koudelka/Magnum photos
© Joan Fontcuberta by siae 2017
© Lee Friedlander, courtesy of Fraenkel Gallery, San Francisco
© Mårten Lange, courtesy of Robert Morat Galerie
© Mathieu Bernard-Reymond
© Vincent Fournier
© Carlo Valsecchi. courtesy of Philip Morris manufacturing and technology Bologna
IN COPERTINA
Alexander Rodchenko, Steering wheels, from the series “amo automobile factory,” moscow, 1929
[particolare]
© Alexander Rodchenko by siae 2017, Collection of Multimedia Art Museum, Moscow / Moscow House of Photography Museum
Catalogo MAST. Electa