Nel ventennale dell’edizione del Catalogo generale della ceramica di Fausto Melotti, alla Fondazione Ragghianti di Lucca è allestito – fino al 25 giugno – “Fausto Melotti. La ceramica” un viaggio tra le opere di uno dei protagonisti del rinnovamento artistico italiano del Novecento.

Suddivisa in quattro sezioni e curata da laria Bernardi, la mostra è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti e il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, il patrocinio della Regione Toscana con la Provincia e il Comune di Lucca.

Scultore, pittore, disegnatore e poeta, Fausto Melotti (Rovereto, 8 giugno 1901 – Milano, 22 giugno 1986) è stato un raffinato ceramista e, dal secondo dopoguerra sino ai primi anni Sessanta, in questa tecnica ha trovato uno strumento di invenzione e trasformazione della sua scultura.

Nel 1948 Carlo Ludovico Ragghianti scrisse un saggio per il catalogo di “Handicraft as a fine art in Italy” – curata da Bruno Munari e ospitata alla House of Italian Handicraft di New York – e, tra le opere esposte, anche i vasi in ceramica di Fausto Melotti che, insieme alle opere di Afro, Casorati, Consagra, de Pisis, Fontana, Fornasetti, Guttuso, Morandi, dimostravano come, in Italia, la produzione delle cosiddette arti applicate fosse da considerarsi a tutti gli effetti fine art.

Adesso, con “Fausto Melotti. La ceramica“, la Fondazione Ragghianti desidera, oltre a rendere omaggio a quell’artista capace di coniugare la tradizione classica con le avanguardie europee, la conoscenza scientifico-matematica con quella musicale, l’abilità poetico-letteraria con quella di disegnatore. Pittore e scultore certo, ma vuole soprattutto ricordarne la multiforme e innovativa produzione in ceramica attraverso un evento che, individuandone le tipologie più ricorrenti, possa delineare una nuova mappatura della “galassia Melotti” così chiamata da Germano Celant.

La mostra è accompagnata da un libro-catalogo pubblicato dalle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, con le riproduzioni di tutte le opere esposte, documenti, materiali d’epoca e importanti saggi. La Curatrice, tra l’altro, vi scrive: «La scelta di dedicarsi alla ceramica nasce proprio da questo critico momento: pensando a come poter permettere alla sua famiglia di sopravvivere, Melotti decide di noleggiare un forno a muffola e incomincia a produrre piccole sculture in ceramica.

“Visto che la scultura non mi dava il pane e poi non mi piace fare i debiti […] mi sono messo a fare delle ceramiche. Ho inventato una specie di ceramica che è piaciuta molto e che mi ha dato dei soldi, per cui ho potuto vivere tranquillo” . Nonostante il successo ottenuto con la ceramica sia immediato e ampio, Melotti non è soddisfatto: “Avrei potuto diventare ricchissimo ma mi vergognavo, perché non ero nato per fare quelle ceramiche ma delle sculture”.

Per questa ragione, quando, dalla fine degli anni Cinquanta, la critica tornerà sui suoi passi rivalutando la sua scultura astratta degli anni Trenta, l’artista deciderà di porre fine al suo lavoro come ceramista per dedicarsi solo alla scultura astratta. Il rinnegare la sua produzione in ceramica e il relegarla a una produzione di mera necessità, ha fatto sì che essa per molto tempo sia stata considerata dalla critica secondaria rispetto alla produzione scultorea».

E’ opportuno specificare come non esista soltanto la galassia della ceramica melottiana più prettamente figurativa e, il percorso espositivo, oltre alla fruizione della video-intervista all’artista girata nel 1984 da Antonia Mulas con il titolo “In Prima Persona. Pittori e Scultori. Fausto Melotti“, offre l’opportunità di scoprire anche le ceramiche che, seppur ispirate a oggetti d’uso quotidiano, sono plasmate in modo da svincolarle dalla loro presunta funzione e da una qualsivoglia figurazione.

Ancora laria Bernardi fa notare: «Come in un processo alchemico, Melotti trasforma gli oggetti d’uso quotidiano in qualcos’altro che, nei colori (tra cui il blu, il bianco, l’oro) e la materia (nella quale spesso ci sono frammenti vitrei), evoca l’abisso dell’universo. Si vedano in particolare le coppe, coppette, posaceneri e cartocci (come Cartoccio, 1950 circa) che, così semplici nella forma, sembrano frammenti di universo strappati dall’artista e offerti a tutti noi».

Concesse in prestito dal MIC di Faenza (che conserva la raccolta di arte ceramica più grande al mondo), accanto alle opere di Melotti sono esposte quelle di importanti artisti e designer con cui, direttamente o indirettamente, ebbe contatti: da Giacomo Balla a Lucio Fontana, da Leoncillo ad Arturo Martini, da Enzo Mari a Bruno Munari, e ancora Gio Ponti, Emilio Scanavino, Ettore Sottsass e molti altri.

Alla scoperta di un particolarissimo artista attraverso una mostra da visitare con attenzione accompagnati dalle note dei Notturni di Frédéric Chopin eseguiti dal suo nipote prediletto, il famoso pianista Maurizio Pollini.