Prosegue fino al 7 luglio 2024 al Museo della Collegiata di Sant’Andrea e alla Chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani, una rassegna che, dopo sei secoli dalla realizzazione del Ciclo della Vera Croce per la cappella della Compagnia della Croce (di cui restano ancora dei frammenti e delle sinopie molto importanti), ricostruisce il contesto culturale in cui si mosse Tommaso di Cristofano Fini, detto Masolino da Panicale, i cui lavori sono affiancati da quelli di pittori che condividevano la stessa apertura verso nuove soluzioni stilistiche.
Masolino era nato nel 1383 a Panicale de’ Renacci, nella campagna fuori San Giovanni Valdarno (allora Castel San Giovanni) e i suoi inizi sono tuttora sconosciuti. Probabilmente collaborò con Lorenzo Ghiberti alle formelle bronzee della Porta Nord del Battistero di Firenze, forse viaggiò lontano dalla Toscana, in Ungheria, dove tornò al seguito del condottiero Pippo Spano fra il 1425 e il 1427. Negli anni venti collaborò con un conterraneo più giovane, Tommaso di ser Giovanni, detto Masaccio, agli affreschi della cappella Brancacci al Carmine fra il 1424 e 1425.
Al termine di una campagna di studi e di ricerche condotta in questi ultimi anni, diretta da Cristina Gelli, curata da Andrea De Marchi, Silvia De Luca e Francesco Suppa, Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento riunisce il maggior numero di opere, mai presentato finora, di Masolino da Panicale, alcune conservate a Empoli, altre provenienti da prestigiose istituzioni. Un evento dedicato a quell’autore che, a lato di Masaccio e del Beato Angelico, contribuì all’avvio della pittura rinascimentale a Firenze nel Quattrocento dove visse momenti decisivi di crescita stilistica che lo portano a realizzare opere come il Compianto sul Cristo morto nel battistero della collegiata di Sant’Andrea e altri affreschi nel transetto destro della chiesa di Santo Stefano.
Uno degli obiettivi della rassegna è quindi di ricostruire il contesto culturale in cui si mosse Masolino, artista dalla delicata vena espressiva, incline a un’interpretazione particolarmente tenera e sensibile della nuova resa della corporeità e degli affetti che era stata introdotta in pittura grazie allo stimolo decisivo di Donatello e degli scultori.
Negli anni tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, Empoli visse un periodo di grande sviluppo economico diventando punto di riferimento di una vasta area, che coincideva con la parte centro-occidentale della Toscana. Le fu favorevole la posizione lungo l’arteria stradale e fluviale più importante della regione, approdo di gente e di merci. Divenne, quindi, un punto di attrazione per artisti quali i campioni del gotico internazionale, Lorenzo Monaco (nel 1404) e Gherardo Starnina (nel 1409), il giovane Donatello e Giovanni di Francesco Toscani, infine Masolino, attorniato da una schiera di pittori, da Bicci di Lorenzo a Rossello di Jacopo Franchi, da Francesco d’Antonio a Borghese di Pietro.
Accompagna l’evento espositivo un catalogo edito da Mandragora.