Il Divisionismo, il movimento che tra fine Ottocento e inizi del XX secolo traghettò la pittura italiana dagli stereotipi post romantici e tardo accademici verso la modernità, nasce a Milano sugli stessi presupposti tecnici del Pointillisme francese: la base comune è l’idea che lo studio dei trattati d’ottica, che hanno rivoluzionato il concetto di colore, debba determinare la tecnica del pittore moderno.
Che queste ricerche abbiano preso piede e si siano sviluppate nel Nord d’Italia è comprensibile, se si considera che negli anni Settanta dell’Ottocento a Milano i pittori Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni – esponenti della corrente letteraria e artistica della Scapigliatura – adottarono nei loro dipinti un’originale tecnica luministica: le pennellate vibranti e sfilacciate tendevano a dissolvere i contorni dell’immagine in una sorta di nebbia evanescente. La ricerca di un linguaggio innovativo, che guardava all’Impressionismo francese, si univa in questi artisti all’attenzione per i cambiamenti della società, sulla scia del romanzo naturalista francese di Zola e Maupassant. Di questo clima subì l’influenza anche lo scrittore siciliano Giovanni Verga, che nel 1883 pubblicava la raccolta di novelle di ambiente milanese Per le vie, dove i protagonisti erano gli emarginati della grande città.
Punto di riferimento per gli artisti della Scapigliatura e poi del Divisionismo è la figura di Vittore Grubicy de Dragon, mercante d’arte, critico, pubblicista e a sua volta pittore, che con il fratello Alberto gestiva a partire dal 1876 una galleria d’arte a Milano. È Vittore a diffondere tra i pittori ingaggiati dalla sua galleria il principio della sostituzione della miscela chimica di colori, tradizionalmente ottenuta sulla tavolozza, con l’accostamento dei toni complementari direttamente sulla tela. Da dato chimico, il colore diventa fenomeno ottico, e alla dovuta distanza l’occhio dello spettatore può ricomporre le pennellate staccate in una sintesi tonale, cogliendo nel dipinto effetti di maggiore luminosità. Nel 1891, la I Triennale di Brera rappresentò la prima “uscita ufficiale del Divisionismo in Italia”; vi furono esposti alcuni dipinti che adottavano il nuovo linguaggio figurativo, realizzati dai principali esponenti del gruppo: Segantini, Morbelli, Pellizza, Previati.
Presto il Divisionismo da Milano e dalla Lombardia si allarga al Piemonte: la pennellata divisa sarà lo strumento di cui alcuni artisti si serviranno nell’elaborare una propria poetica della natura o per affrontare temi d’interesse sociale. Figura dominante, in tal senso, è il piemontese Giuseppe Pellizza da Volpedo, conosciuto soprattutto per la grande tela Il Quarto Stato, espressione di quell’umanesimo d’ispirazione socialista che caratterizzò la cultura nell’Italia settentrionale alla fine dell’Ottocento.
Il milanese Angelo Morbelli, nella serie di dipinti realizzati negli ambienti del Pio Albergo Trivulzio, affrontò il tema della solitudine e della vecchiaia vissuta in povertà, mentre in alcuni artisti compaiono soggetti legati alla vita della classe operaia di quegli anni, come L’oratore dello sciopero di Emilio Longoni o La diana del lavoro (1893) di Plinio Nomellini. Quest’ultimo in anni più tardi utilizzò la tecnica della divisione dei colori per opere di carattere estetizzante, giocando con i riflessi del sole tra le fronde o sull’acqua, come in Baci di sole (1908).
Accanto all’interesse sociale, il Divisionismo ebbe aspetti mistico-simbolisti, presenti anche in numerose opere di Pellizza da Volpedo, e di cui fu il massimo esponente Giovanni Segantini. La sua visione mistica della Natura come espressione di divinità, in una sorta di panteismo, raggiunge il culmine nel grande Trittico della Natura: le tre enormi tele che lo compongono, La Vita, La Natura, La Morte – conservate presso il museo Segantini di Saint Moritz – rappresentano il testamento spirituale dell’artista; fermato dalla morte che lo colse nel 1899 a soli 41 anni, Segantini non riuscì a portare a termine l’opera su cui lavorava da tre anni. Qui, come in altri dipinti, Segantini mescolò ai colori oro in polvere e in particelle, in modo da esaltare la luce ambientale sul dipinto e creare brillanti riflessi.
Suo allievo e seguace, il piemontese Carlo Fornara collaborò al Trittico per poi dedicarsi a una pittura a carattere simbolista. A Fornara il Museo Archeologico Regionale di Aosta dedica fino al 15 marzo 2020 la monografica Carlo Fornara e il Divisionismo, che si tiene in contemporanea con la rassegna Divisionismo. La rivoluzione della luce in corso fino al 5 aprile 2020 presso il Castello Visconteo Sforzesco di Novara: il percorso di quest’ultima rassegna si articola in otto sezioni tematiche, e offre una panoramica sulle varie personalità artistiche che contribuirono alla nascita e all’evoluzione del Divisionismo nei suoi vari aspetti.
Tra i dipinti esposti figura Sul fienile, di Pellizza da Volpedo, uno degli esempi più significativi della genesi del movimento divisionista: eseguito nel corso del 1893 e presentato a Milano nel 1894 insieme alla Processione – realizzata negli stessi anni – fu il primo quadro in cui Pellizza cercò di applicare la divisione dei colori in maniera metodica. Lo stesso artista considerava l’opera come il punto di partenza di una fase nuova nel suo percorso creativo, nella quale l’attenzione ai temi sociali si univa a una tecnica in grado di rendere il vero in maniera più puntuale e convincente. Il contrasto fra il primo piano, in ombra, con le figure inginocchiate attorno a un morente, e il pieno sole dello sfondo, con la veduta di un borgo campestre, assume il valore simbolico di una contrapposizione tra la fine della vicenda umana e l’eterno rinnovarsi della natura.
Già dal suo nascere, i valori simbolici sono parte fondante nella pittura del Divisionismo: tra i dipinti esposti a Brera nel 1891 figurava la Maternità di Gaetano Previati che suscitò notevoli discussioni per la tecnica innovativa. Previati elaborò una personale visione simbolista, nella quale miti e storia si univano a una libera interpretazione dell’iconografia cristiana, come nella Madonna dei gigli del 1893. Iniziarono la loro carriera artistica nel segno del Divisionismo Giacomo Balla e Umberto Boccioni: Balla si stabilì a Roma nel 1895 portando nella capitale il linguaggio figurativo del Divisionismo appreso a Torino, dove era nato e aveva iniziato gli studi di pittura. Umberto Boccioni trascorse alcuni anni a Roma, frequentando lo studio di Balla insieme a Gino Severini; insoddisfatto per la chiusura dell’ambiente artistico locale a tutte le novità, dopo un soggiorno parigino, nel 1907 si stabilì a Milano. In questo periodo Boccioni ha come riferimento la lezione di Balla, fondata su due punti: la pittura dal vero e la tecnica divisionista, mentre i temi che affronta – in particolare il sorgere di nuovi quartieri urbani con l’intensa attività dei cantieri – preannunciano la svolta che si realizzerà nel 1910.
In questo anno, Boccioni insieme a Filippo Tommaso Marinetti, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, dà vita al Manifesto dei pittori futuristi dove si proclama che il: “primo obiettivo dell’artista moderno è liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative del passato, per partecipare attivamente al dinamismo della vita contemporanea”. Significativamente, gli unici artisti citati nel Manifesto come esempi della scarsa lungimiranza degli accademici che non ne comprendono il valore sono Giovanni Segantini, Gaetano Previati e Medardo Rosso: così il nascente rivoluzionario Futurismo raccoglieva il testimone del Divisionismo, riconoscendo in artisti che ne avevano fatto parte, i “padri nobili” della nuova arte, nata all’insegna della modernità. Il Manifesto si chiudeva con un’esortazione agli artisti che ha il valore di una dichiarazione programmatica: “Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa”.
Didascalie immagini
- Carlo Fornara: Fontanalba (non datato, 1904-1906) – Collezione privata
- Giovanni Segantini: Savognino d’inverno, (non datato, 1890) – Milano, Collezione Ramazzotti
- Plinio Nomellini: La diana del lavoro, 1893 – Collezione privata
- Plinio Nomellini: Baci di sole, 1908 – Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Guannoni, Novara
- Giovanni Segantini: La Natura, disegno di presentazione, 1898 – Collezione privata
- Carlo Fornara: Le lavandaie, 1898 – Collezione privata
- Giuseppe Pellizza da Volpedo: Sul fienile, 1893 – Collezione privata
- Gaetano Previati: Maternità, 1890-1891 – Collezione del Banco BPM, Banca Popolare di Novara
- Umberto Boccioni: La città che sale, 1910-1911 – New York, Metropolitan Museum of Art
(fonte)
IN COPERTINA
Giovanni Segantini: Savognino d’inverno, (non datato, 1890) – Milano, Collezione Ramazzotti
[particolare]
Carlo Fornara e il Divisionismo
Museo Archeologico Regionale – piazza Roncas, Aosta
26 ottobre 2019 – 15 marzo 2020
orario:
10:00 – 13:00 e 14:00 – 18:00
Chiuso il lunedì
– sito ufficiale –
Divisionismo. La rivoluzione della luce
Castello Visconteo Sforzesco – Piazza Martiri della Libertà, Novara
23 novembre 2019 – 5 aprile 2020
orario:
martedì – domenica 10,00 – 19,00
aperture straordinarie: giovedì 26 e lunedì 30 dicembre 2019, mercoledì 1, lunedì 6 e mercoledì 22 gennaio 2020
chiuso: martedì 24, mercoledì 25 e martedì 31 dicembre 2018
– sito ufficiale –