C’è tempo fino al 26 febbraio per non perdere, a Mantova, la mostra ideata da Electa in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, in esclusiva per gli spazi di Palazzo della Ragione.
Curata da Nicoletta Boschiero, responsabile della Casa d’Arte Futurista Depero, ripercorre le tappe del multiforme percorso artistico di Fortunato Depero (Fondo 1892 – Rovereto 1960) attraverso una novantina di emblematiche opere realizzate tra il 1917 e il 1938, periodo intensamente creativo, ricco di incontri e di nuove esperienze.
Il titolo “Depero automatico acrobatico” evoca, in prima battuta, la passione dell’artista per l’automa, infatti già nel 1916 nel progetto di Le chant du rossignol, aveva creato dei costumi realizzati con tessuti induriti e tesi su fili di ferro che costringevano i ballerini a rigidi movimenti quasi robotici. Proprio predisporre danzatori-marionette dal movimento stilizzato, gli permise di padroneggiare totalmente lo spazio e la scena nei Balli Plastici.
La definizione di acrobatico si adatta all’artista perché pioniere di un’idea di arte poliespressiva che spazia dalla pittura alle arti applicate, dall’editoria alla pubblicità, dalla scenografia alla performance. L’attitudine all’acrobazia dell’artista è viva, il richiamo del pericolo e della pura ostentazione, tipici dello spettacolo circense, rientrano nel suo carattere sempre proiettato al superamento delle difficoltà.

Indiscusso protagonista, teorizzò in Ricostruzione futurista dell’universo, manifesto firmato con Giacomo Balla nel 1915, l’evento espositivo ne ricostruisce le tappe fondamentali polarizzando i luoghi dove ha soggiornato e che hanno fortemente contribuito a disegnarne la personalità: Capri, Parigi, New York.
La stagione creativa di Capri legata, appunto, all’avventura teatrale vissuta con Gilbert Clavel, suo sodale, è ripercorsa attraverso alcuni disegni che appartennero all’artista svizzero. Esposto anche Meccanica di ballerina, del 1917, e alcune chine dedicate al progetto di Istituto per suicidi, preludio alla nascita dell’automa con i Balli plastici.
A Rovereto nel 1919, finita la guerra, Depero dà vita a un suo grande sogno, quello di aprire una casa d’arte specializzata nel settore della grafica pubblicitaria, dell’arredo e delle arti applicate e, in particolare, in quello delle tarsie in panno che avranno un grande successo a Parigi, all’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, “aperta a tutti gli industriali i cui prodotti siano artistici nel carattere e mostrino chiaramente una tendenza moderna“.
Dopo i successi ottenuti nelle principali esposizioni nazionali e internazionali, Depero e la moglie Rosetta, nel 1928 scelgono New York per aprile la Depero’s Futurist House, una sorta di filiale americana della casa d’arte di Rovereto. Nei due anni vissuti nella Grande Mela, collabora per scenografie e costumi con teatri di Broadway; progetta arredi per interni e, soprattutto, è preminente l’impegno pubblicitario con collaborazioni per marchi di rilievo. Numerose copertine e illustrazioni che disegna per American Printer, Vogue, Vanity Fair, di cui è esposta una selezione significativa.
L’ultima sezione della mostra è dedicata all’intensa collaborazione con il marchio Campari ripercorrendo, con numerosi esempi, quel lungo sodalizio che ha costituito una delle più interessanti e proficue collaborazioni tra Depero e il mondo aziendale.
Attraverso i progetti per la pubblicità ha creato nuovi linguaggi espressivi, anche evidenziando il carattere particolare di scritte, titoli o insegne, scoprendo l’essenzialità architettonica che compone le cose.
In mostra l’arte è raccontata anche attraverso dei video realizzati grazie a documenti d’archivio. Si tratta di Balli plastici, Broadway New Babel e New York film vissuto. Quest’ultimo filmato riprende un’idea di Depero secondo cui, nelle sue intenzioni, l’esperienza newyorchese doveva essere raccontata attraverso un libro sonoro che avrebbe dovuto contenere numerosi aneddoti, foto, collage e dischi con la sua stessa voce.
Il film in mostra ne riprende lo spirito e incorpora anche spezzoni girati proprio tra il 1929 e il 1930. Lo stesso principio si ritrova nelle pagine del catalogo, edito da Electa, in cui le opere dialogano con foto d’epoca, manoscritti e documenti composti con numerosi brani antologici.