Se è vero che c’è sempre una buona ragione per una visita a Pienza, fino al prossimo 29 ottobre, in Palazzo Piccolomini, è visitabile “Da Palizzi a Severini. Pittori italiani tra Ottocento e Novecento nella raccolta Bologna Buonsignori” curata da Silvestra Bietoletti, Roberto Longi, Laura Martini e accompagnata dal catalogo edito da Sillabe.

Promossa e realizzata dalla Società di Esecutori di Pie Disposizioni – con la collaborazione del Comune di Montepulciano, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto, Arezzo e organizzata da Opera Laboratori – la raccolta, donata alla Società di Esecutori di Pie Disposizioni, viene esposta per rendere visitabile l’importante e ricca collezione di opere di Clemente e Giovanni Battista.

Permanentemente custodita a Siena, nel palazzo di via Roma – un tempo era conservata presso Palazzo Massaini e, successivamente, nella villa Il Comizio di Montepulciano – è formata da numerosi nuclei collezionistici: reperti archeologici e paleontologici, armi antiche, ceramiche di varie manifatture italiane, porcellane orientali, gioielli di tradizione contadina e di gusto borghese, medaglie e monete dall’antichità all’epoca odierna, nonché dai dipinti otto e novecenteschi oggetto di questa esposizione.

La mostra, attraverso settanta opere, fra pitture a olio, disegni e stampe, ripercorre uno spaccato della cultura figurativa italiana dall’Unità al secondo dopoguerra, e permette di conoscere le scelte collezionistiche dell’avvocato Bologna volte soprattutto a testimoniare l’attività di pittori operanti nelle terre a lui familiari della Val d’Orcia e della bassa Maremma, senza tuttavia trascurare l’arte nazionale.

Suddivisa in tre sezioni, la prima è dedicata agli artisti di fama che ebbero legami diretti con Clemente Bologna: Gino Severini, che da Parigi, dove viveva dal 1906, fra il 1911 e il 1914 soggiornò a Pienza e più tardi a Montepulciano, per far visita ai genitori; Giuseppe Viner ospite del Bologna a Palazzo Massaini nei primi anni del ‘900, e Paride Pascucci, il grande pittore maremmano delle cui opere Bologna divenne appassionato collezionista dal 1929.

La seconda prende l’avvio dalle opere di Lionello Balestrieri, artista assurto alla notorietà internazionale con il dipinto Beethoven presentato all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900, e prosegue illustrando le molteplici espressioni della cultura figurativa italiana dalla metà dell’Ottocento al Novecento inoltrato, da Filippo Palizzi a Ettore Tito a Angiolino Tommasi. I gusti di Bologna si orientano su opere di piccole dimensioni, scegliendo dipinti veneti, toscani, romani, e d’area napoletana, secondo la suddivisione geografica per scuole regionali comune alle collezioni d’arte italiana della prima metà del XX secolo.

Nella terza sezione, accanto a opere di Pascucci, di Arturo Viligiardi e del poliziano Giuseppe Stuart, quale ulteriore conferma dell’interesse di Clemente Bologna per gli autori attivi nelle terre di sua pertinenza, sono esposti i dipinti entrati nella collezione con attribuzioni false sia ad autori ottocenteschi sia del Rinascimento. Della produzione di falsi in ‘stile’ nata alla fine dell’Ottocento, la mostra presenta tre esemplari di rilievo, derivati da Sano di Pietro e da pittori rinascimentali, eseguiti con abile perizia tecnica ad imitazione dell’antico da due noti ‘falsari’ senesi: Federico Joni e Umberto Giunti. I dipinti furono acquistati quali oggetti d’arredo tipici delle dimore nobili e signorili dell’epoca.

Accanto a simili ‘falsi d’autore’, la mostra espone anche i quadri riferiti a importanti pittori dell’Ottocento, ma palesemente non originali e con firme apocrife, acquisiti con ingenuità dal Bologna nell’intento di arricchire la raccolta di opere moderne italiane.
Il prossimo anno, quale seconda tappa. la mostra sarà a Montepulciano nel Museo Civico Pinacoteca Crociani