“Un drammaturgo non può non confrontarsi col tragico, con la morte e, in effetti, uno sguardo alla storia dimostra che è così, a partire dall’antica tragedia fino ad arrivare al presente, includendo anche il mito della passione cristiana. L’arte ha a che fare con i tabù.”
Nella sua lettera agli ambientalisti palermitani – dopo le polemiche e le petizioni per annullare la sua mostra ai Cantieri della Zisa – Hermann Nitsch scrive a chiare lettere le sue intenzioni.
Protagonista indiscusso dell’arte internazionale della seconda metà del Novecento, fortemente influenzato da autori e artisti come Nietzsche, Freud e Artaud, pone alla sua arte l’obbiettivo finale di liberare anima e corpo dalle frustrazioni attraverso riti catartici collettivi.
Creatore de “Il Teatro delle Orge e dei Misteri” – operazione di arte totale che vorrebbe riportare l’uomo contemporaneo ad entrare in contatto con il proprio essere animale più profondo e istintivo.
Colori forti e accesi, rosso sangue e rosso pittura, mani che toccano al volo vernice fresca come a voler creare qualcosa di già vivo con un semplice schizzo, grandi tele piene, oggetti di ogni giorno e strumenti che sembrano di tortura.
Processi di rimozione della mente, tabù sociali legati al sesso, alla religione e alla morale pubblica, atti tesi a riportare l’uomo al reale contatto con la vita, immagini di animali sanguinanti e sacrificati in croce, nudità e carne, disgusto e ribrezzo per innescare una controreazione mirata alla purificazione.
Tutto questo e tanto altro in “Hermann Nitsch O.M.T Orgien Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri) – Colore dal Rito”, mostra ospitata nelle sale del Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno fino al 9 luglio, interamente dedicata al maestro – genio Hermann Nitsch.
È questo infatti la personale dedicata al grande esponente dell’Azionismo viennese, curata da Italo Tomassoni e da Giuseppe Morra, che si snoda attraverso 40 opere, divise in 9 cicli di lavori realizzati tra il 1984 e il 2010, allestite come fossero un’unica grande opera aperta che racconta – senza nulla farsi mancare – il maestro dell’Informale, creatore di performance e installazioni notoriamente discusse e rimaste memorabili.
Celebri installazioni di Nitsch quali 18b.malaktion (1986 Napoli Casa Morra), 130.aktion, installazione di relitti (2010 Museo Nitsch Napoli), stampe su tela come Die Eroberung Jerusalem, 1971-2008, Grablegung, 2007 e Ultima cena (1983), per poi passare a Tavole di colore (2008), installazione composta da dieci tavole disegnate con pastelli a cera che mettono in contatto colore e bellezza. Ancora, alcuni lavori creati per il Museo Nitsch di Napoli nel 2010 e a chiudere le nove litografie del ciclo The Architecture of the O.M. Theatre realizzate tra il 1984 e il 1987-1991, architettura e teatro messi assieme dalle stesse mani.
A Foligno, nelle sale del CIAC, Hermann Nitsch viene raccontato come creatore e artista, pittore e filosofo, sacerdote e laico, che al centro della sua arte ha saputo sempre far convivere teatro e pittura, musica e fotografia, video e performance.
Esposti anche vari volumi scritti da Nitsch nel corso degli anni, a testimonianza della sua vasta attività teorica. La mostra è corredata da un catalogo eccezionalmente completo che non si limita ad illustrare il percorso espositivo, ma ospita un vastissimo regesto di tutta l’opera e la bibliografia del genio austriaco.
Un percorso che attraversa la poetica – certamente complessa e ricca – di Hermann Nitsch, raccontandone la personalità sempre carica di tensioni e problematiche, sempre vicina a istanze della società contemporanea e sempre lontana alla facile approvazione.
L’eccezionalità del suo genio, del Teatro, delle orge, dei misteri e dell’ascesa alla spiritualità che ci piace immaginare.