L’introduzione del passaporto vaccinale permette una maggiore libertà di spostamento non solo a eventi pubblici in Italia, ma anche fuori confine. Segnalimo quindi la mostra che ha aperto la stagione espositiva del Museo del Paesaggio di Verbania, “Carrà e Martini. Mito, visione e invenzione. L’opera grafica“.

Curata da Elena Pontiggia e Federica Rabai, direttore artistico e conservatore del Museo, presenta oltre novanta opere, per lo più di grafica e completa il percorso, dedicato al mito e alla visione, una serie di sculture di Arturo Martini, presentate accanto ai bozzetti, ai disegni e alle incisioni. L’evento, dedicato alla attività grafica di due fra i maggiori protagonisti dell’arte italiana del Novecento, espone alcuni degli esiti “a stampa” più significativi, accomunati in gran parte dalla ricerca della dimensione del mito.

Le circa quaranta opere in mostra di Martini sono comprese tra il 1921 e il 1945 coprendo tutta la carriera e il Museo del Paesaggio conserva un piccolo, ma significativo nucleo di incisioni donate, insieme a un gruppo di sculture, tele, disegni, esposti anch’essi in questa mostra, da Egle Rosmini, negli anni trenta compagna dell’artista.
L’incisione più antica è Carnevale, un’acquaforte del 1923-24 (la data apposta accanto alla firma non è ben decifrabile) che nel 1924 compare sulla rivista romana “Galleria”, diretta da Soffici. E’ una composizione visionaria in cui teatro e pubblico si confondono, perché gli attori non sono solo sul palcoscenico, ma invadono anche il proscenio. In fondo tutto è una recita, sembra dire l’artista, che spinge ai margini del foglio i pochi spettatori e riserva l’intero spazio alla processione delle maschere. Al Carnevale seguono, nelle collezioni del museo di Verbania, alcune incisioni che Martini esegue nell’estate 1935 a Blevio, sul lago di Como, dove realizza anche un ciclo di piccole sculture.

Le sue tavole non sono più caratterizzate dal segno nitido e senza ombre della grafica precedente, ma si impostano su un forte contrasto chiaroscurale che sembra intingere la composizione in una dominante nera. Non a caso alle acqueforti si sostituiscono le pirografie, incisioni ottenute con una punta incandescente o arroventata che dà all’opera un accento più pittorico. Non muta invece la vena incantata dell’artista. Uragano, 1935, ha qualcosa di fiabesco nella piccola casa bianca che resiste caparbiamente alla furia del vento, mentre in alto un segno a zig zag (ispirato a Savinio) evoca insieme una saetta e il percorso di un sentiero. Vendemmia, sempre del 1935, ha la festosità di una sagra paesana, ma sa introdurre nel tema tradizionale della raccolta autunnale la nota tenera del bambino in primo piano, che riceve una canestra d’uva. Più ermetici sono invece i Cavalieri, accolti a braccia aperte da una famiglia di donne.

Nel 1942 realizza undici disegni preparatori – tutti in mostra – del Viaggio d’Europa per l’illustrazione dell’omonimo racconto di Massimo Bontempelli. Del 1944-45 sono il gruppo di incisioni per l’illustrazione della traduzione italiana dell’Odissea a cura di Leone Traverso, poi non pubblicata. Eseguite a Venezia, rivelano un lato straordinario della versatile fantasia martiniana, anche qui orientata a sperimentare materiali “poveri” e linguaggi poveri, al limite tra immagine e pura suggestione timbrica. Pubblicate postume soltanto nel 1960 sono tra le prove più convincenti della grafica martiniana.

Invece, più vasta, ma racchiusa nell’arco di pochi anni, è l’opera grafica di Carrà di cui sono esposte circa cinquanta tra acqueforti e litografie a colori, che comprendono tutti i più importanti esiti. Le sue prime incisioni – tutte acqueforti, se si esclude la litografia I saltimbanchi, destinata a una cartella edita dal Bauhaus a Weimar – risalgono al 1922, quando ha più di quarant’anni e persegue in questo periodo, come lui stesso scrive, un “realismo mitico”, una “rappresentazione mitica della natura”. Con queste espressioni non intende dire che vuole dipingere personaggi ed episodi della mitologia greca o romana, ma figure e cose che nascono da una idea, non da una sensazione visiva, e che escono dalla dimensione del tempo. Il paesaggio, in particolare, non deve imitare meccanicamente la natura, ma diventare “un poema pieno di spazio e di sogno”.

Si va dai  paesaggi dei primi anni venti, tracciati con un disegno essenziale e stupefatto (Case a Belgirate,1922), alla suggestiva Casa dell’amore (1922), fino alle visionarie immagini realizzate nel 1944 per un’edizione di Rimbaud, in cui Carrà, sullo sfondo della guerra mondiale, rappresenta angeli, demoni, creature mitologiche e figure realistiche, segni di morte ma anche di speranza (Angelo, 1944).

Fin dagli inizi Carrà avvia grazie all’incisione un sistematico ripensamento della sua pittura, che lo porta a reinterpretare con acqueforti e litografie i suoi principali capolavori, dalla Simultaneità futurista alle Figlie di Loth, dal metafisico Ovale delle apparizioni al Poeta folle.

Allestita fino al prossimo 3 ottobre, accompagna la mostra un catalogo edito dal Museo del Paesaggio.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Arturo Martini, L’attesa, 1935, pirografia su linoleum o celluloide, cm 17,5×15,3 su carta di cm 35×25
  2. Arturo Martini, La famiglia degli acrobati, 1936-37,
    gesso originale, cm 38x21x34
  3. Arturo Martini, Nausicaa al bagno, 1944-45,
    stampa su linoleum o su gesso, cm 39,5×34
  4. Arturo Martini, La siesta, 1946,
    olio su cartone, cm 58×48,3
  5. Carlo Carrà, La casa dell’amore (o Attesa), 1924,
    acquaforte su rame, cm 24,8×16,6
  6. Carlo Carrà, Gli amanti, 1927,
    acquaforte–acquatinta su rame, cm24,7×33,9
  7. Carlo Carrà, L’amante dell’ingegnere, 1921-1949,
    litografia su zinco, cm 35,8×26
  8. Carlo Carrà, La figlia dell’Ovest (o La fanciulla dell’Ovest),
    1919-1949, litografia su zinco, cm 35,9×25,8

In copertina l’immagine guida dell’evento espositivo

Dove e quando

  • Fino al: – 03 October, 2021

Orari

  • da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 18.00
  • sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
  • lunedi chiuso

Dove e quando

Evento: Carrà e Martini. Mito, visione e invenzione. L’opera grafica

Indirizzo: Museo del Paesaggio Palazzo Viani Dugnani - Via Ruga, 44 - Verbania Pallanza
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Fino al: 03 Ottobre, 2021