C come Calabria, C come Catanzaro, C come Chagall.
Non è solo l’iniziale del nome ad unire la punta dello stivale italiano al grande Maestro del Novecento. La mostra ambientata nella splendida cornice del Complesso Monumentale del San Giovanni, posto sull’omonimo colle di Catanzaro, racconta i punti di tangenza tra l’artista e questo territorio, così vicini nella spiritualità e nel far proprie culture diverse da dare vita a qualcosa di unico, e propone una lettura d’intenti che avviene attraverso un punto di vista privilegiato, quello della cultura ebraica.
Finalmente visibile, e lo sarà fino al 31 Ottobre dopo essere stata rimandata a causa della pandemia, Chagall. La Bibbia è un omaggio al pittore russo naturalizzato francese (Lëzna, Vicebsk 1887 – Saint-Paul-de-Vence 1985) e al suo rapporto con la religione ebraica, attraverso la quale egli rilegge in chiave pittorica, con la spiritualità che lo contraddistingue, il Testo Sacro.

M 131 Salomon, Chagall Verve
1956
Litografia, 36,4×26,3 cm
©Chagall®, by SIAE 2021
Non è un caso che questa sia la declinazione voluta per la mostra in corso a Catanzaro. La Calabria è da sempre teatro di incontri e scambi di culture, luogo di transito e di commercio per diversi popoli attraverso i secoli, tra cui, degna di rilievo, la cultura ebraica, di cui si conservano numerose testimonianze che hanno influito e influiscono ancora oggi sull’identità locale. In questo lembo di terra immerso nel Mar Mediterraneo sono stati eretti luoghi di preghiera e meditazione, chiese, monasteri come anche sinagoghe che hanno reso queso territorio un luogo di profonda spiritualità.
Allo stesso modo Chagall, pittore russo ed ebreo, emigrato in Francia e successivamente in America per sfuggire al nazismo, assimila più culture nella sua pittura, e ci parla della Bibbia con quella radice comune che unisce le tre religioni monoteiste: cristiana, islamica ed ebraica.
Così, attraverso il confronto con diverse culture e in particolare con gli occhi della cultura ebraica, Chagall e la Calabria si avvicinano e instaurano nella mostra un dialogo contemporaneo, riportato ai nostri giorni.

M 237 Adam et Eve chassés du Paradis terrestre, Chagall Verve
1960
Litografia, 36,4×26,3
©Chagall®, by SIAE 2021
Sotto la curatela di Domenico Piraina, prodotta e organizzata dal Comune di Catanzaro e dall’Assessorato della Città in collaborazione con Arthemisia, con il contributo della Regione Calabria, partendo dal punto di vista dell’identità giudaica, l’esposizione pone l’accento su tre aspetti: sezioni: in primis l’opera pittorica di Chagall, i suoi grandi e commoventi cicli grafici completi dedicati alla Bibbia (ben 170 opere grafiche, insieme ad un apparato didattico sui temi chagalliani e biblici). A seguire, un’appassionante ricerca sulle testimonianze e sulla presenza ebraica in Calabria; infine, al termine del percorso, le influenze dell’arte ebraica sulla cultura contemporanea: sono qui presentate le opere di due artisti contemporanei calabresi, a completamento di un percorso originale e del tutto inedito.

M 126 Moïse, Chagall Verve
1956
Litografia, 36,4×26,3 cm
©Chagall®, by SIAE 2021
Marc Chagall, nato in una famiglia ebrea chassidica, religiosa e praticante, trascorre l’infanzia nella comunità ebraica di Vitebsk, in cui assimila la cultura e il misticismo dei riti ebraici, e si forma nel segno della tradizione pittorica dell’Accademia Pittorica di Belle Arti di San Pietroburgo. Dopo aver appreso la lezione dei suoi maestri accademici, profondamente influenzato dalle vibrazioni cromatiche e dagli elementi naturali e paesaggistici della sua terra ed anche dall’arte popolare russa, assume pian piano una cifra stilistica originale.
I suoi dipinti rimarranno comunque sempre influenzati dalla tradizione russa, come vedremo, opere che spesso rimandano all’icona, “dove vige la sovrapposizione di piani diversi per dare vita a un racconto in cui si avverte il fluire del tempo e della storia come un unicum”, afferma Olga Strada, storica dell’arte, già Direttrice dell’Istituto di Cultura Italiana a Mosca, nel suo bel testo in catalogo. Oltre a quello della Bibbia, Chagall lavora anche al ciclo dedicato alle Anime morte di Gogol, così come lavora per le scenografie teatrali per il balletto Aleko tratto dal poema di Puskin.

La Bibbia. La partenza di Giacobbe per l’Egitto
1931-39-52-56
Acquaforte, 32×22,7 cm
©Chagall®, by SIAE 2021
Veniamo dunque alla mostra e al suo tema centrale. Cosa rappresenta la Bibbia per il grande Maestro? “Fin dall’infanzia sono stato catturato dalla Bibbia. Mi è sempre sembrato, e ancora mi sembra, che questo libro sia la più grande fonte di poesia di tutti i tempi. Da allora cerco il suo riflesso, nella vita e nell’arte. La Bibbia è l’eco della natura, ho sempre cercato di trasmettere questo mistero”, afferma Chagall.
L’artista aveva espresso più volte, nei suoi scritti, il desiderio di cimentarsi sul Testo Sacro. L’occasione arriva finalmente nel 1930, grazie all’iniziativa promossa dal mercante Vollard. Così, prima di iniziare le incisioni, si reca in Palestina con la moglie Bella e la figlia Ida. Il pellegrinaggio in Terra Santa è un momento di profonda riflessione sulla sua identità, è l’opportunità per riconnettersi con le sue radici e ritrovare se stesso. Questa esperienza comporta un ritorno alla tradizione del giudaismo e alla comunione profonda con la natura.
Rientrato a Parigi, Chagall si mette all’opera sulle sue incisioni e tra il 1931 e il 1939 dà vita alle prime 66 acqueforti. Un lavoro interrotto dalla morte improvvisa di Vollard.
In seguito, nel 1956, l’eminente critico ed editore greco Stratis Eleftheriadis, meglio conosciuto come Tériade, supporta il progetto di Chagall, che pubblicherà a Parigi 105 incisioni in due volumi. Le acqueforti dedicate alla Bibbia riflettono la fede e la vitalità del grande pittore, sono memori della luce palestinese e della forza spirituale scaturita da quel viaggio in cui l’artista ha ritrovato le proprie origini.
Anche a livello tecnico, Chagall sperimenta varie tecniche di esecuzione: gioca con i bianchi e i neri ma anche con il colore, si cimenta con il tratto sottile ma anche con quello spesso, creando un corpus di opere di grande spessore.

La storia dell’Esodo
Quindi Mosé radunò tutta la comunità degli Israleiti e disse loro: “Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare”
1966
Litografia, 53,5×67,5 cm
Da Les Livres Illustrés n.64 – Mourlot 463
285 esemplari(uno dei 50 esemplari su carta Japon Nacré)
©Chagall®, by SIAE 2021
Nei lavori dedicati alla Torah, che Chagall rilegge dalla prospettiva dei protagonisti, l’artista interpreta i Testi Sacri come se dipingesse icone, con lo stesso atteggiamento contemplativo, ma dando vita a una narrazione e un’interpretazione che risente anche dell’iconografia occidentale, da lui assorbita durante il lungo soggiorno a Parigi, e che vede nel colore un elemento fondamentale capace di conferire alle scene una particolare forza evocativa.
Per Chagall, la Bibbia non è che una storia di uomini, una vicenda di patriarchi e di profeti, di re e di regine, di spose e di pastori… Le figure del Vecchio Testamento assumono un significato profondo, sono per lui personaggi quasi tangibili, legati alla sua infanzia, come se li avesse incontrati alla sinagoga o per strada.
Noè, Abramo, Giacobbe, Isacco, Rebecca, Rachele, Giuseppe, Mosè, Aronne. Ciascuno di loro è reale e vicino, seppur avvolto da un’aura di mistero, di sogno. Quello di Chagall è anche un immaginario onirico fatto di stupore e meraviglia, dove il sogno di fonde con la realtà. E la Bibbia non è tanto la storia della Creazione, quanto quella delle Creature e del Creato.

M 236 Eve maudite par Dieu, Chagall Verve
1960
Litografia, 36,4×26,3 cm
©Chagall®, by SIAE 2021
Dopo il grande successo della pubblicazione del 1956, Chagall e Tériade, legati da un sincero affetto di amicizia oltre che da stima professionale, tornano a collaborare insieme sul tema biblico su Verve, la meravigliosa rivista d’arte dall’altissima qualità di stampa e dagli interessanti contenuti (conteneva spesso litografie a colori originali), che coinvolse gli artisti più importanti attivi a Parigi a quel tempo come Matisse, Picasso, Braque, Rouault, Giacometti, Bonnard, Mirò e Paul Klee.
Le 24 incisioni realizzate in questa occasione, in cui Chagall dà prova delle sue eccellenti qualità nella composizione e nel colore, raccontano l’Esodo del popolo ebraico, che con l’aiuto di Dio e sotto la guida di Mosè fuggono dalla schiavitù dell’Egitto per raggiungere la Terra Promessa. Qui, liberi dall’oppressione, gli ebrei si dotano di una propria identità, indipendente e rispettosa delle leggi espresse nei Dieci Comandamenti.

La storia dell’Esodo
Gli apparve allora l’angelo del Signore come una fiamma di fuoco in un cespuglio. Mosé osservò e si accorse che il cespuglio bruciava ma non si consumava
1966
Litografia, 53,5×67,5 cm
Da Les Livres Illustrés n.64 – Mourlot 447
285 esemplari(uno dei 50 esemplari su carta Japon Nacré)
©Chagall®, by SIAE 2021
In queste opere il riferimento alla vita del Maestro è evidente così come il confronto con la storia ebraica si fa stringente. Trascorrendo l’infanzia nella comunità ebraica di Vitebsk, egli vive ogni giorno la cultura e il misticismo dei riti ebraici. In piena piena comunione con le sue radici, l’artista riesce a coniugare i sentimenti di amore e fratellanza con il senso di sradicamento dalla sua terra.
Numerose sono le pagine buie di cui è costellata la sua biografia, l’antisemitismo della Russia zarista, i due conflitti mondiali, i pogrom, la fuga in America per sfuggire al nazismo (1941-1948) e la morte prematura della moglie Bella.
A differenza della corrente surrealista, che trae ispirazione dall’inconscio, la pittura di Chagall prende spunto da esperienze reali, di cui è stato testimone e che fanno parte del suo vissuto, che riesce a tradurre in una favola fuori dal tempo. L’elemento onirico attraversa infatti tutta l’opera di Chagall, è una lieve brezza che risiede nel sottofondo dei suoi dipinti. Il sogno è memoria, è felicità, armonia, è un universo di immagini archetipiche, è il mistero della vita, è la percezione dell’essere prima ancora della vita stessa.

La storia dell’Esodo
Allora Miriam la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello, e le altre donne si unirono a lei. Esse suonavano i tamburelli e danzavano in un cerchio
1966
Litografia, 53,5×67,5 cm
Da Les Livres Illustrés n.64 – Mourlot 454
285 esemplari(uno dei 50 esemplari su carta Japon Nacré)
©Chagall®, by SIAE 2021
Dopo aver compreso il significato della religione ebraica per Chagall, una sezione del percorso espositivo, a cura di Pasquale Faenza, racconta l’importanza che la cultura ebraica ha avuto anche per la regione calabrese, e crea un ponte che avvicina il grande Maestro del Novecento alla terra che lo ospita.
Sono qui presentate le più antiche testimonianze della presenza ebraica in Calabria, che parlano di una storia molto lontana in quanto risalgono al periodo tardo antico. Comunità giudaiche erano presumibilmente coinvolte nei settori commerciali di questo territorio, in quanto i primi reperti provengono da centri portuali. Ad esempio, frammenti d’anfora di produzione locale sono stati ritrovati a Vibo Valentia, nei siti di Scolacium (Roccelletta di Borgia, Catanzaro) e di Bova Marina (Reggio Calabria), anfore che sulle anse recano un bollo raffigurante la Menorah, il candelabro a sette bracci, simbolo per eccellenza dell’ebraismo antico. Questi timbri alludevano a contenuti alimentari, probabilmente vino, prodotto secondo la tradizione kasher e quindi rispondenti ai precetti della Torah. Grazie ad un’iscrizione in greco del IV secolo, oggi custodita al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, è stato possibile ricostruire la presenza in città di un’antica sinagoga, oltre all’uso della lingua greca tra la comunità giudaico reggina, un idioma ancora diffuso nel Bruzio tardo antico e solitamente impiegato, per ragioni commerciali, in tutto il Mediterraneo, soprattutto dagli Ebrei della Diaspora.
Testimonianza particolarmente interessante è quella di Bova Marina (RC), dove sono stati riportati alla luce i resti di una sinagoga eretta nel corso del IV secolo, di cui sono ancora visibili le fondazioni e alcune porzioni del pavimento musivo che decorava la sala di preghiera, impreziosita agli inizi del VI secolo con la costruzione di un’abside.
Tra il IV e il VI secolo a Lazzaro (RC) fu costruito un insediamento giudaico-cristiano da cui proviene una piccola lucerna, anch’essa decorata con la Menorah, oggi conservata nell’Antiquaria Leucopetra del piccolo centro reggino ionico.

La storia dell’Esodo
Ungerai anche Aronne e i suoi figli e lo consacrerai perché esercitino il mio sacerdozio
1966
Litografia, 53,5×67,5 cm
Da Les Livres Illustrés n.64 – Mourlot 458
285 esemplari(uno dei 50 esemplari su carta Japon Nacré)
©Chagall®, by SIAE 2021
La mostra offre l’occasione per conoscere i rapporti che hanno unito nei secoli la Calabria col popolo di Abramo. Una storia antichissima che ha lasciato tracce indelebili nel patrimonio orale, nell’archeologia e nella conformazione urbanistica di molte città della regione.
Addentrandoci ancora nella storia della Calabria lungo il percorso di visita, scopriamo che la comunità ebraica aveva insediato qui importanti attività economiche basate sul commercio, sul prestito e sulle attività artigianali. Numerose erano fin dal Medioevo le “Giudecche” calabresi, i quartieri abitati dagli ebrei, vere e proprie entità politiche e sociali a sé stanti che si erano dotate di sinagoghe, enti amministrativi, servizi sanitari e di assistenza, una sorta di residenza circoscritta funzionale alle regole della comunità, da non confondere con i “ghetti”, che invece costituivano una sorta di recinto forzato, istituito da Papa Paolo IV nel 1555. Nelle Giudecche troviamo muratori, fabbri, falegnami, mercanti di gioielli, orafi, medici, tipografi, tintori mugnai, pastori e agricoltori, commercianti di olio, vino, frumento, zafferano e agrumi, di cedro soprattutto. Grande importanza ebbe per loro il “commercio dei panni” grazie alla loro abilità nella tessitura della seta, attività di cui la comunità giudaica di Catanzaro deteneva il primato. L’attività editoriale si concentrava invece a Reggio, dove nel 1475 l’ebreo tedesco Abraham Ben Garton stampò 300 copie del Commento al Pentateuco di Rabbi Shlomo Yitzhaqi, uno dei più grandi talmundisti del Medioevo ebraico. Si tratta del più antico testo stampato in caratteri ebraici che si conosca al mondo, di cui la Biblioteca Pietro di Nava di Reggio Calabria possiede una copia anastatica.
In alcuni periodi la vita si svolgeva in pacifica convivenza con la comunità di cristiani, talvolta invece tutto ciò avveniva in antagonismo con loro, a causa della stima acquisita dai primi a discapito dei loro colleghi, oppure per motivi storici e politici, come quando nel 1495 furono date alle fiamme numerose sinagoghe sparse in Calabria, a seguito della discesa di Carlo VII nel Regno di Napoli.

La Bibbia. Il passaggio del Mar Rosso
1931-39-52-56
Acquaforte, 32×22,7 cm
©Chagall®, by SIAE 2021
Al termine del percorso espositivo, come abbiamo accennato sono presentate le opere di due interessanti artisti contemporanei calabresi che si sono cimentati in tematiche relative alla cultura ebraica.
E’ il caso di Max Marra, che con la sua serie intitolata Il ghetto ricorda il dramma del popolo ebraico, le persecuzioni razziali nazifasciste e la Shoah. I primi studi a inchiostro e a colori su carta elaborati alla fine degli Anni Ottanta e le tavole pittoriche relative ai primi Anni Duemila, mostrano la brutalità del male inferta alla comunità ebraica in un continuo interrogarsi sul senso profondo dell’esistenza.
Antonio Pujia Veneziano si cimenta invece in una installazione denominata Pirgos, ceramiche parlanti, composta da 7 vasi in ceramica policroma invetriata, modellata secondo la tradizione artistica di Seminara (dal greco Pirgoli ovvero torri, a ricordarne il cospicuo numero in origine presenti nell’area grecanica calabrese) decorata con i sacri simboli della Menorah, della Stella di David o dello Shofar, opera che il Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs” della Giudecca di Bova ha prestato per l’occasione.
Cultura ebraica intesa in senso lato, dunque. Non soltanto sotto l’aspetto iconografico e artistico, ma anche dal punto di vista della musica, della letteratura, della storia, della lingua del cibo, con serate musicali, conferenze, presentazioni di libri e momenti in cui conoscere la cultura gastronomica kosher. La mostra stessa è accompagnata dalla musica colta e popolare di Francesca Prestìa con tre brani che attualizzano le tradizioni musicali calabresi, cantati in lingue antiche come il grecanico, l’arbëreshe e l’occitano-guardiolo, ancora oggi parlate in alcuni contesti calabresi.
Chagall è così vicino alla Calabria e a tutti quei visitatori che avranno l’opportunità di visitare questa interessante esposizione.