Pensavate che il tempo del Gran Tour fosse ormai esaurito?
Di tempo ne è passato da quando, a partire dal XVII secolo, tantissimi ricchi giovani dell’aristocrazia europea – curiosi e desiderosi di perfezionare il loro sapere – sceglievano come destinazione soprattutto l’Italia per conoscerne e studiarne la cultura, l’arte, la politica, i paesaggi, la storia.
Oggi certo la moda è cambiata: se del “vero” Gran Tour rimangono importati memorie artistiche e letterarie, il suo lascito – nonché evoluzione naturale – è quel “turismo” proprio della cultura di massa che lascia le sue tracce in momenti e istantanee collezionate su miliardi di profili Instagram.
Ciò nonostante, il Bel Paese continua ad ammaliare e se prima i suoi conoscitori ne riportavano il ricordo in opere d’arte, saggi e scritti letterari, oggi molti – soprattutto artisti – decidono di onorarlo lasciando qualcosa, come fosse un dono per “ricambiare” la tanta bellezza ricevuta.
È quel che succede nella cittadina umbra di Todi dove la grande artista americana e scultrice Beverly Pepper, dopo anni di attività nel suo laboratorio in città, ha deciso di donare a quest’ultima sedici sculture della sua collezione privata, famose a livello internazionale.
“Nella mia vita – ha spiegato la Pepper – ho viaggiato in tutto il mondo, ma la sola cosa della quale non riesco a fare a meno è la mia casa-officina a Todi, la mia Beverly’s Hills umbra, come ormai la chiamano tutti quelli che mi vengono a trovare. Qui io e Bill ci sentivamo liberi di creare, io le mie sculture e Bill i suoi libri.”
Era il 1970 quando l’artista – oggi quasi centenaria – scelse l’Umbria per ideare e creare le sue opere monumentali che, dopo aver fatto il giro del mondo da Brooklyn a Washington, da Firenze a Venezia, “tornano definitivamente a casa” sugellando il magico rapporto tra l’artista e il Paese che ha designato come suo erede.
Lo scorso settembre, infatti, a conclusione della serie di eventi che il Comune di Todi le ha dedicato, è stato inaugurato il Parco di Beverly Pepper, primo parco monotematico di scultura contemporanea in Umbria e il primo dell’artista nel mondo: un parco di sculture, un percorso naturalistico-urbano immerso nel verde tra le mura medievali della città, che collega il Tempio di Santa Maria della Consolazione con il centro storico.
In sé già opera d’arte e capolavoro che racchiude altrettanti capolavori, il Parco di Beverly Pepper – interamente disegnato e progettato dall’artista – è costellato da circa venti sculture in acciaio corten, inox, ferro e marmo, tra le quali anche una serie di panchine-scultura in pietra serena.
Tutto in linea con la sua storia e il suo impegno nei progetti di land art volti a creare un legame vitale tra sculture, monumentalità, contesto urbano e paesaggio che le ospita. Arte e natura che stimolano l’uomo in una ricerca interiore che tende all’infinito.
Ponte tra due punti focali della città, il Parco di Beverly Pepper è un percorso panoramico e “sensazionale” che da Santa Maria della Consolazione, ai piedi della cittadina del perugino, risale per la collina fino all’antica Rocca per giungere al cuore del centro storico.
Le sculture che lo popolano sono testimonianza dell’esemplare carriera della Pepper, un percorso iniziato negli anni Sessanta e formalmente mai stato associato a uno specifico movimento artistico, oscillando tra l’espressionismo e il minimalismo.
Sebbene i materiali usati dalla Pepper richiamino l’industrialismo di un tempo, testimoniano l’audacia con la quale la scultrice sfida gli spazi all’aperto, portando le sue opere fuori dal tempo e permettendo all’osservatore d’interrogarsi in un limbo tra passato e presente, tra l’antico e il contemporaneo, in un insieme geometrico forte e tipico delle civiltà ma assolutamente contemporaneo.
Altezze combinate; forme lineari o morbide, in alcuni casi aperte e in altri chiuse; superfici levigate e riflettenti, monumentalità che non disturba e delicatezza che rasserena: quelle della Pepper sono opere che solleticano il cielo e giocano con il paesaggio circostante ridisegnandolo, inserendolo in una nuova geometria e restituendolo al pubblico con una nuova percezione spaziale.
Ecco quindi i tre i complessi scultorei permanenti a colonne: Maia Totec e i San Martino Altars (entrambi del 1993) e le Todi Columns del 2018, gigantesche e lineari torri d’acciaio che – quasi in competizione coi fusti secolari di pini, sempreverdi, lecci, e querce – svettano tra storiche facciate gotiche della Chiesa di San Fortunato e Palazzo del Capitano e le torri medievali delle roccaforti che costellano il suolo tuderte come in uno scontro fra titani.
Ad individuare punti focali all’interno del Parco ci sono poi le sue lunette in pietra serena, sedute piazzate in zone panoramiche – elemento attivo e fondamentale dell’operazione di riqualificazione del Parco – scelte dall’artista per immergersi in un momento di contemplazione o godere di una semplice sosta.
Presenti anche le due eccezionali opere in acciaio inox Embrace (1963) e La Bestia (1965) che, con le loro proprietà formali tipiche dell’Espressionismo astratto, furono le prime ad ottenere il plauso della critica e appartengono agli esordi artistici di Pepper. Segue poi Ingresso del 1967, opera dalla composizione maggiormente minimalista nella quale spicca la perfetta sinergia tra equilibrio e design.
Molto particolare anche il colosso Activated Presence (2001) che da lontano richiama i dolmen dell’era primitiva, ma – se attentamente guardata – rivela la mirabile lavorazione del materiale, la dedizione di Pepper per la monumentalità, ma anche la sua attenzione allo spazio e alla collocazione dell’opera all’aperto.
Un sodalizio unico quello tra Todi e la Pepper che traccia una nuova tappa nell’identità millenaria del borgo, reso possibile non solo grazie ai lavori di realizzazione del Parco diretti dall’architetto Paolo Luccioni, ma che ha visto scendere in campo uno stuolo di istituzioni pubbliche e partner privati, mentre la stessa Pepper si augura di “poter contribuire a far ritrovare a Todi l’energia di un tempo. La voglia di mostrarsi di nuovo al mondo, di accogliere e attirare gente curiosa di conoscere l’arte antica, quella contemporanea e un paesaggio di grande bellezza.”
Perché in Italia, in fondo, il Gran Tour non si è mai arrestato.
Didadscalie immagini
- BeverlyPepper, Trevignano, 1970. Ferro 60x128x76 cm.
© Auro e Celso Ceccobelli - BeverlyPepper, The Todi columns, 2019. Ferro h 12 metri.
© Auro e Celso Ceccobelli - BeverlyPepper, The Todi columns, 2019. Ferro h 12 metri.
© Auro e Celso Ceccobelli - BeverlyPepper, Maia Toltec, 1993. Acciaio inox 565x70x42 cm. – © Auro e Celso Ceccobelli / BeverlyPepper, San Martino altars, 1993. Ghisa 310x121x82 cm. – © Auro e Celso Ceccobelli
- BeverlyPepper, La bestia, 1965. Acciaio inox 86x220x53 cm. – © Auro e Celso Ceccobelli / BeverlyPepper, Ingresso, 1967. Acciaio inox 116x164x52 cm. – ©Auro e Celso Ceccobelli
- BeverlyPepper, Activated presence, 2001. Pietra 280x300x87 cm.
© Auro e Celso Ceccobelli
IN COPERTINA
BeverlyPepper, Ingresso, 1967
Acciaio inox 116x164x52 cm.
©Auro e Celso Ceccobelli
[particolare]
SCHEDA INFORMATIVA
ORARIO: sempre aperto
INGRESSO LIBERO
INFORMAZIONI
IAT del Tuderte, Piazza del Popolo n. 38/39
iat.todi@coopculture.it | www.comune.todi.pg.it
Fondazione progetti Beverly Pepper
peppertodi@gmail.com | www.fondazioneprogettibeverlypepper.com