Due guru della comunicazione, ma diversissimi tra loro. Uno, onnipresente, è l’artista più fotografato al mondo, l’altro, anonimo, non ha mai posato neanche per una foto. Se il primo credeva che “nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”, l’altro ribatteva che “ognuno nella vita avrà quindici minuti di anonimato”.
Oltre cento opere provenienti da collezioni private e gallerie mettono a confronto Banksy ed Andy Warhol presso il Palazzo della Cultura di Catania; da una parte, in Warhol, la fusione “inumana” tra arte e prodotto di consumo; dall’altra, con Banksy, vandalismo di strada assurto ad evento mediatico e globale dal forte impatto comunicativo. Ma entrambi hanno vissuto l’influsso Dada e Neo-Dada, provocato il mercato dell’arte, attraversato il mondo della musica e del cinema.

Per quanto concerne Warhol l’evento espositivo dedica una sezione ad alcune opere serigrafiche, la cui tecnica, fredda e ripensata sull’immagine dei media e della pubblicità, non inventa ma ripete all’infinito, volgendo la figura dell’artista a “uomo-macchina” e contrapponendosi allo slancio gestuale dell’Action Painting; il riferimento è il recupero della realtà quotidiana dell’arte Neo-Dada di Jasper Johns e Rauschenberg. Parliamo ad esempio dei necrologi con i ritratti di Marilyn e Liz Taylor, in cui non sono proposti i volti reali delle modelle ma i personaggi rivestiti nei film. Dopo la morte di Marilyn, ad esempio, Warhol lavora alla serie su di lei partendo dal ritratto fotografico di Gene Cornman, utilizzato per la promozione del film Niagara.
In mostra anche le serigrafie della serie Flowers, che Warhol presenta alla sua prima personale dal gallerista Leo Castelli e che rappresenta la vita, per quanto si tratti di vita artificiale, in contrapposizione al tema della morte del primo periodo; l’immagine rappresentata nella serie dei fiori è la rielaborazione di una fotografia di Patricia Caufield e la sua ripetizione in file quasi infinite e ordinate ne esplicita il carattere meramente decorativo.

Nella sezione “Dollari” il visitatore si chiede se Warhol dipinge davvero ciò che gli piace o se vuole provocare; quando un’amica infatti gli consiglia di dipingere ciò che ama, egli dipinge del denaro. E lascia scritto: “Comprare è molto più americano di pensare, e io sono molto americano […] Gli americani non sono così interessati a vendere, infatti preferiscono buttare via che vendere. Quello che amano veramente è comprare: gente, denaro, Paesi”. In mostra è la banconota da un dollaro che Warhol ha firmato, trasformando un comune oggetto in un’opera d’arte e conferendogli il valore di migliaia di dollari.
In una sezione troviamo i Silver Clouds, le celebri nuvolette dipinte d’argento e gonfiate con elio che Warhol aveva realizzato per dichiarare la sua fine nel mondo dell’arte e che aveva esposto in una grande mostra da Leo Castelli nel 1966. In questa occasione l’artista aveva anche tappezzato una stanza con della carta da parati inserendo numerose immagini di una mucca, per restituire l’idea di una riproducibilità senza fine. Le nuvolette d’argento, che riempivano un altro ambiente della galleria, non riuscirono a volare verso il soffitto, così da convincere l’artista che la sua carriera artistica non era ancora finita. Dichiarò infatti: “Avevo annunciato che mi sarei ritirato, ma i miei cuscini spaziali argentati non sono riusciti a volar via e neppure la mia carriera artistica”.

Nella sezione “Musica” è esposta la copertina di un disco dei Velvet Underground & Nico, prodotta e disegnata da Warhol nel 1967 e raffigurante la famosa banana che si poteva sbucciare per poi svelare la versione color carne. Nel 1969 l’artista, su richiesta di Mick Jagger, progettò anche la copertina del disco dei Rolling Stones, Sticky Finger, su cui sono rappresentati un paio di jeans con un rigonfiamento nella zona genitale e una vera zip, che una volta fatta scorrere mostra la biancheria intima di un modello. La turbinosa invenzione è stata censurata in molte nazioni, ma anche criticata perché la cerniera graffiava i dischi una volta imballati per le spedizioni. Le collaborazioni musicali di Warhol sono proseguite fino agli anni ’80: pensiamo ad esempio agli artwork degli album di Miguel Bosè e Loredana Bertè.
E Banksy? Immancabile in mostra lo stencil Flower Thrower (lanciatore di fiori), opera conosciuta anche come Love is in the air e comparsa per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme sul muro che separava israeliani e palestinesi e che per l’artista trasformava la Palestina nella “prigione all’aperto più grande del mondo”. Il titolo dell’opera rimanda a una famosa canzone di Paul Young e cita l’immaginario degli attivisti durante le rivolte universitarie e statunitensi contro la guerra del Vietnam; il lanciatore però ha in mano un mazzo di fiori anziché una Molotov e Banksy scrive, a proposito, che “i più grandi crimini del mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole, ma da persone che seguono le regole”.

Clamorose le operazioni e le perfomances di Banksy, come la produzione, nel 2004, di una serie di banconote di dieci sterline in cui il volto della regina Elisabetta è sostituito da quello di Lady Diana (Di-Faced Tenners, in mostra) e il testo è modificato da “Bank of England” in “Banksy of England”. Durante il carnevale di Notting Hill varie mazzette di queste banconote sono state lanciate nella folla e molte persone hanno tentato di spenderle come soldi veri; le stesse sono state poi utilizzate in altre performances e nel 2007 un esemplare è stato messo in vendita dalla casa d’asta Bonhams al prezzo di ventiquattromila sterline.
In mostra la serigrafia su carta Girl with baloon, forse l’immagine più popolare di Banksy, peraltro votata nel 2017 come l’opera più amata dai britannici. Viene dipinta nel 2004 per la prima volta su un muro della zona di Southbank, a Londra, con la tecnica dello stencil, e accompagnata dal testo “C’è sempre una speranza”; l’artista inoltre lascia la sua firma su una cassetta elettrica sotto l’opera, a destra. Un’altra versione viene realizzata nel quartiere di Shoreditch, vicino la stazione di Liverpool Street, sul muro di un negozio.

La società del consumo, i cui simboli ricorrono nell’arte di Warhol (come la minestra Campbell, visibile in mostra in numerose versioni), è per Banksy un obiettivo da demolire, insieme al militarismo e all’intero establishment; ecco perché nella sezione “Guerra” troviamo icone della società contemporanea sovvertite con un’ironia elegante e al contempo radicale, che a volte svela anche i lati più ridicoli delle contraddizioni odierne. Sono presi di mira i rappresentanti del potere, come l’ex Primo Ministro Winston Churchill, rappresentato con una cresta punk verde fluo, ma anche le multinazionali, la guerra, la pena di morte, l’incalzante controllo high tech. Con il suo lavoro Banksy vuole difendere i diritti degli indifesi e degli animali, richiamando all’azione le gerarchie del potere, messo a nudo con la sua arte.

Banksy, come un Robin Hood della contemporaneità, si prende gioco dei più ricchi, come ricorda il cd di Paris Hilton in mostra. La nota ereditiera infatti aveva chiesto a Banksy di realizzare un ritratto che la esaltasse, ma lui rifiutò seccamente e acquistò cinquecento copie del disco Paris in ben quarantadue negozi del Regno Unito modificandone la copertina e sostituendo il libretto all’interno con una parodia dello stesso. Le parole vennero modificate con lettere ritagliate dai giornali, per comporre frasi come “Perché sono famosa?”, o “A cosa servo?”, mentre il volto di Paris Hilton fu sostituito da quello del suo chihuahua. Una volta effettuate queste modifiche, Banksy riportò tutti i cd nei megastore in cui li aveva acquistati. Nessun acquirente li ha mai riportati al negozio per chiederne il rimborso.
E le azioni di Banksy parlano al mondo anche nel tempo del Covid-19, come accade con Hula Hoop Wall (in mostra): il graffito, realizzato nel novembre del 2020 nel quartiere di Nottingham a Londra, raffigura una bambina dedita all’hula hoop con la ruota della bicicletta vera e propria parcheggiata davanti alla rappresentazione. L’immagine è un inno all’infanzia e alla semplicità, ma anche un omaggio a una famosa fabbrica di biciclette della zona. Ma, soprattutto, l’intento di Banksy era quello di rallegrare la gente in uno dei periodi più tetri degli ultimi secoli; affermò infatti: “È qualcosa con cui far divertire le persone. Tutti qui devono stare al sicuro, so del blocco e del massiccio aumento dei casi di Covid in città: volevo portare un po’ di gioia in questi tempi bui”.

Catania offre dunque l’opportunità di conoscere opere e performances fondamentali dell’arte contemporanea, non solo perché suggellate come tali dal sistema, ma perché rappresentative, con il loro bagaglio storico, sociale e antropologico, delle dinamiche attuali. Quelle di un mondo colmo di scatolette industriali e immagini seriali, che ama e ripudia il benessere e chiede ascolto e diritti che qualche artista sa causticamente ribadire.

Dettagli

DIDASCALIE IMMAGINI

  1. Andy Warhol, Marylin Pink, 1967, serigrafia su carta AP, 91,4 x 91,4 cm, collezione privata
  2. Andy Warhol, Flowers, 1970, serigrafia su carta, 91,4 x 91,4 cm, collezione privata
  3. Andy Warhol, Lp Banana, 1967, 30,5 x 30,5 cm, firmato e dedicato a Don Alexander, collezione privata
  4. Banksy, Flower Chucker, 2003, stencil su cartone, 100 x 100 cm, Brandler Galleries
  5. Banksy, Girl with Baloon, 2004, serigrafia su carta, ed. 434/600, 66 x 50 cm, collezione privata
  6. Banksy, Turf War, 2003, serigrafia su carta, ed. 361/750, 50 x 35 cm, collezione privata
  7. Banksy, Hoola Hoop Wall, 2020, spray su muro, 178 x 135 cm, Brandler Galleries

IN COPERTINA

Banksy, Flower Chucker, 2003, stencil su cartone, 100 x 100 cm, Brandler Galleries
[particolare]

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Luogo:
Palazzo della Cultura,
Via Vittorio Emanuele II, 95131, Catania

Orario:
tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00

Sito web: https://www.warholbanksy.com/

Dove e quando

Evento: Banksy And(y) Warhol

Indirizzo:
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Fino al: 02 Giugno, 2022