Nell’anno raffaellesco, la città di Urbino intende celebrare con una importante mostra Baldassarre Castiglione, figura di primo piano nel clima culturale e nel quadro politico dei primi decenni del Cinquecento: Baldassarre Castiglione e Raffaello. Volti e momenti della vita di corte curata da Vittorio Sgarbi e Elisabetta Soletti. Un progetto promosso dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello, dalla regione Marche e dal comune di Urbino. La mole e il rilievo dei prestiti necessari a questa significativa esposizione sono stati non semplici da gestire in un momento come quello presente anche per le problematiche di allestimento, per il tema innovativo e anche per le soluzioni tecnologiche adottate.

A essere raccontata, negli spazi delle Sale del Castellare del Palazzo Ducale, è la vicenda di un uomo che fu figura centrale del Rinascimento europeo, mantovano di origine ma urbinate d’adozione, a tutti noto per il suo Cortegiano, opera che, tradotta nelle principali lingue dell’epoca, fornì “il” modello di comportamento per l’alta società dell’intero continente.
Figlio di Cristoforo Castiglione e di Aloisia Gonzaga, egli nasce a Casatico (Mantova) nel 1478. Nel 1490 viene mandato dal padre a Milano dove si forma la sua ampia cultura classica e umanistica alla scuola di Giorgio Merula e di Demetrio Calcondila, e le lingue e le letterature classiche, in particolare il greco, rimangono le predilette dallo scrittore come testimoniano le lettere e l’inventario della sua ricca biblioteca. Dopo la morte del padre, nel 1499, rientra a Mantova dove inizia la sua carriera diplomatica al servizio di Francesco Gonzaga. Nel 1504 si trasferisce a Urbino presso la corte di Guibubaldo di Montefeltro.

Durante gli anni urbinati compie numerose missioni, tra cui quella del 1506 in cui si reca in Inghilterra presso Enrico VII.
Dal 1513 al 1516 in qualità di ambasciatore del duca di Urbino si stabilisce a Roma durante il papato di Leone X, e in quel periodo si rinsaldarono i legami di amicizia e di affinità intellettuale che lo univano ai protagonisti, artisti e letterati, della vita culturale di quegli anni fin dalla stagione urbinate, tra cui Pietro Bembo, Ludovico di Canossa, Agostino Beazzano, Raffaello Sanzio, Bernardo Dovizi da Bibbiena, Antonio Tebaldeo, Cesare Gonzaga, Giuliano de’ Medici, Giulio Romano, Lorenzo Leonbruno. Rientrato a Mantova dopo la morte della moglie Ippolita Torelli, nel 1520 abbraccia lo stato ecclesiastico e nel 1524 viene nominato da Clemente VII nunzio apostolico in Spagna alla corte di Carlo V. Muore a Toledo l’8 febbraio 1529 di febbre pestilenziale.

Il Cortegiano, edito a Venezia nel 1528, ma già noto anni prima nella cerchia degli amici in veste manoscritta, è l’opera a cui si lega la fama di Castiglione ed è uno dei primi grandi libri europei moderni, come documenta la sua straordinaria diffusione in Italia e in tutta Europa nel XVI secolo. Numerosissime infatti sono le traduzioni in spagnolo, francese, inglese, tedesco, polacco, latino.
Scrittore nutrito della migliore tradizione classica e umanistica, Castiglione ha lasciato un’abbondante messe di testi in prosa e in poesia. Nel 1506, a Urbino, coautore Cesare Gonzaga, ha composto l’egloga Tirsi, trasparente elogio della duchessa Elisabetta Gonzaga; inoltre sonetti e canzoni, e i Carmina, tra cui le elegie De morte Raphaellipictoris, De Elisabella canente, e quella Qua fingit Hippolitensuam ad se ipsum scribentem. Del massimo interesse sono le Lettere famigliari e diplomatiche, ora disponibili nell’edizione critica a cura di A. Stella, G. La Rocca, U. Morando (Torino, Einaudi 2016).

L’imponente corpus epistolare, conta 1779 lettere ad oggi raccolte, consente di ripercorrere dall’interno e dal punto di vista di un attivo partecipe le vicende storiche dei primi decenni del Cinquecento intrecciate ad un’intensa vita famigliare, e rappresenta un documento di straordinaria vitalità e vivacità descrittiva della vita delle corti nel primo Rinascimento Italiano. Tra le Lettere più importanti dal punto di vista storico e artistico conviene citare almeno quella scritta in collaborazione con Raffaello a Leone X sul “Ricupero delle rovine romane” (1519); quella a Clemente VII della fine del 1527 in cui Castiglione si difende dalle calunnie sulla sua presunta responsabilità in relazione ai terribili fatti del Sacco di Roma, e quella, veemente, in risposta alle velenose accuse di Alfonso Valdès, influente segretario di Carlo V (fine del 1528).

Dalle Lettere di Castiglione si possono estrarre numerosi passi nei quali l’autore ricorda momenti della sua vita e del cenacolo di artisti e letterati negli anni trascorsi nelle corti di Urbino e di Roma. In essi si parla di parate e di fatti d’arme, di teatro e di musica, di cerimonie e di feste, si sottolinea l’importanza di vestire abiti eleganti, si elogia la studiata piacevolezza del discorrere nutrita dalla profonda conoscenza della cultura classica e moderna.
Questi passi, che corrispondono alle qualità del perfetto cortigiano via via elencate nel dialogo, introdurranno le sezioni della mostra.

Aiuteranno inoltre a comprendere la natura dei rapporti di amicizia che unirono Castiglione a grandi artisti, nonché a letterati, ambasciatori e alti funzionari delle corti coinvolti nelle vicende politiche e letterarie degli anni 1500-1528.
Va messo inoltre in rilievo il rapporto di stima, fiducia e di affinità culturale che lega negli anni lo scrittore a papi, cardinali e signori di cui era al servizio; Federico Gonzaga e in particolare Isabella d’Este, che in due occasioni si rivolgono a lui anche quale intermediario per sollecitare opere di Raffaello.

Questi legami si alimentano anche della condivisa passione per il collezionismo.
Rivolgendosi per lo più ai suoi amici o alla madre, Castiglione parla di oggetti a lui carissimi, quadri, strumenti musicali, abiti, tessuti, gioielli, cammei, bronzi, marmi antichi, da custodire gelosamente in luoghi sicuri, lontani da occhi indiscreti, alcuni dei quali inseguiti tenacemente. Le Lettere ci illuminano, passo passo, sulla cultura, sui gusti e sulle preferenze artistiche dello scrittore, oltreché sulle tappe della sua carriera diplomatica; consentono di seguirlo nei fatti e nelle azioni, ma soprattutto fotografano dal vivo e dall’interno affanni, affetti e dolori della sua vita quotidiana.

Le Lettere sono anche una guida preziosa e indispensabile per leggere dall’interno Il Cortegiano, rappresentano una sorta di affascinante sinopia dell’opera maggiore, uno specchio senza ombre che ci aiuta a comprendere la natura complessa e poliedrica del testo.
Sette sezioni fitte di opere importanti, utili a dare la dimensione dell’epoca raccontata. Integrate attraverso soluzioni multimediali che ampliano il racconto, offrendo ulteriori chiavi di lettura, agendo su immagini e stimoli visivi ed emotivi.
Una mostra ampia, complessa, ma non complicata e che trova Il suo naturale complemento nel Palazzo Ducale dei Montefeltro e nell’intera città di Urbino, contenitori e al contempo contenuto di un’esposizione che fa della corte urbinate uno dei suoi fondamentali punti di interesse.

Accompagna l’evento espositivo un importante catalogo.

Didascalie immagini

  1. Raffaello: Ritratto di Baldassare Castiglione,
    Parigi, Louvre, copia per Le Mostre Impossibili
  2. Bernardino Campi, Ritratto di Baldassarre Castiglione,
    Como, Musei Civici
  3. Tiziano, Ritratto del cardinale Pietro Bembo, 1545-46,
    olio su tela, 114 x 97 cm, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
  4. Jacopo de’ Barbari,
    Ritratto di fra Luca Pacioli con un allievo, 1495 circa,
    Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte.
  5. Bottega pesarese, fine XV secolo
    Mattonella Bider Craft, Collezione Altomani
    foto Michele Sereni
  6. Bottega romana del XVI secolo, Cupido
    Collezione Altomani, foto Michele Sereni
  7. Francesco da Sangallo. Flora
    Collezione Altomani, foto Michele Sereni
  8. Baldassarre Castiglione e Raffaello
    Lettera a Leone X
    Carta 1, Montova, Archivio di Stato
  9.  Pedro Berruguete, Ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidubaldo, 1475,
    Urbino, Galleria Nazionale delle Marche

In copertina
un particolare di Raffaello Sanzio, La Muta, 1507
olio su tavola, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

 

SEZIONI DELLA MOSTRA

  • I SEZIONE – Il palazzo di Urbino
    Il dialogo si apre con l’elogio di Federico di Montefeltro e della corte urbinate sotto la guida di Guidubaldo e della moglie, la duchessa Elisabetta Gonzaga, e accanto a lei Emilia Pio. Sono queste due dame celebrate da artisti e da poeti che guidano con grazia e raffinata ironia l’andamento delle conversazioni del Cortegiano.All’elogio del primo libro corrisponde specularmente quello del successore Francesco Maria della Rovere e di sua moglie Eleonora Gonzaga che si legge all’inizio del quarto libro. Sono molti e celebri i ritratti e i disegni, opera di Tiziano, Raffaello, Leonardo, dei duchi di Urbino, di Isabella d’Este (definita nelle fonti “prima donna del mondo”), di Ippolito d’Este, di Francesco Maria della Rovere, di Eleonora Gonzaga, di Leone X, di Clemente VII. – Jacometto Veneziano (?), Ritratto di fra Luca Pacioli con un allievo, 1495 circa, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte.
     
  • II SEZIONE Ritratti dell’anima. Il cenacolo urbinate e romano 
     
  • III SEZIONE Armi e armature
    Primo e fondamentale requisito per il buon cortigiano è conoscere e praticare l’arte delle armi. Numerose sono le richieste rivolte da Castiglione alla madre per il suo equipaggia-mento: celate di guanti, scarpe di ferro, lance, spade balestre, pugnali e stocchi. Parimenti egli ha molto a cuore l’acquisto o la vendita di cani di razza, cavalli purosangue e muli per i trasporti. Per i suoi animali chiede selle, staffe, bardature per fatti d’arme, cavalcate di diporto, sfilate e tornei. 
     
  • IV SEZIONE La musica Grandi dame
    come Isabella d’Este, signori e cortigiani amavano la musica e il canto. Saper suonare e cantare erano nobili qualità del cortegiano. Questo amore per la musica trova conferma nelle lettere di Castiglione, che parla di alcuni suoi cari strumenti (“una mia violetta ch’è lì nel mio camerino”, “la mia viola che ho lì a Mantua”). Le esecuzioni si intrecciano con la ricerca appassionata di pezzi rari e curiosi, come l’organo di alabastro che Castiglione si impegna ad acquistare per conto di Federico Gonzaga. sezione multimediale.
     
  • V SEZIONE Abiti per feste, tornei, parate
    La vita di corte, con i suoi rituali mondani, esigeva, oltre a cospicue spese, cura e raffinatezza nel vestire in ogni occasione. Costante e insistita nel tempo è la richiesta di Castiglione alla madre di velluti, broccati, sete, guarnizioni di pelliccia di panni e scuffiotti e così via. Il possesso di un ricco guardaroba, di molti tessuti e di capi d’abbigliamento di vario genere è documentato nell’inventario dei suoi beni. – ms. CI. VIII 1 della Fondazione Querini Stampalia di Venezia. riproduzioni di abiti dalla collezione privata di Mara Bertoli: – riproduzione dell’abito nero di Lucrezia Borgia da Bartolomeo Veneto – costume maschile in tre pezzi (giubbone, calzoni e camicia) in velluto manuale Bevilacqua.
     
  • VI SEZIONE Il collezionismo
    La passione per il collezionismo rafforza i legami di amicizia di Castiglione con Bernardo Dovizi, Giulio Romano, Andrea Piperario, Pietro Bembo, ma anche è materia di suggerimenti e scambi di giudizi con Isabella d’Este, Federico Gonzaga e altri grandi signori. Secondo la consuetudine della tradizione illustre la memoria delle personalità più ragguardevoli è affidata a medaglie celebrative tratte da disegni di famosi artisti.
     
  • VII SEZIONE La biblioteca di Castiglione: manoscritti e edizioni antiche

Dove e quando

Evento: Palazzo Ducale, Sale del Castellare – Piazza Rinascimento, 13 – Urbino
  • Fino al: – 01 November, 2020
  • Indirizzo: Palazzo Ducale, Urbino