Fare la guerra in Italia è come combattere in un maledetto museo
(Gen. Mark W. Clark, Comandante delle truppe americane in Italia durante la II guerra mondiale)

La rassegna in corso a Roma presso le Scuderie del Quirinale fino al 10 aprile 2023, Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, nelle parole del Presidente delle Scuderie, Mario De Simoni: “È una mostra di storie. Storie di donne, di uomini, di opere d’arte protette, salvate, perse e recuperate. Il racconto della tutela in tempo di guerra resta un monito sui rischi che corre il patrimonio artistico, messo in salvo dagli interpreti di una vera e propria epopea: le loro gesta eroiche costituiscono un esempio di patriottismo e di senso del dovere, testimoniando l’efficacia dell’azione di un’intera generazione di funzionari dello Stato che mise in salvo l’immenso patrimonio culturale italiano, offrendolo alle generazioni successive“.

Oltre cento sono i capolavori esposti, scelti tra quelli che furono salvati dalla distruzione o dal saccheggio nel corso della Seconda guerra mondiale, un saccheggio che aveva già avuto inizio negli anni precedenti: infatti, a partire dal 1936, con la costituzione dell’Asse Roma-Berlino iniziarono le esportazioni di opere d’arte – compresi capolavori tutelati da vincolo – verso la Germania, aderendo alle richieste di Hitler e Göring. Per comprendere quale fosse la qualità delle opere che abbandonavano il nostro Paese, basti pensare che la Danae di Tiziano – tra i dipinti esposti in mostra – era andata ad allietare le notti di Göring appesa nella sua camera da letto, e venne recuperata solo dopo la fine della guerra.

Del resto era tale l’acquiescenza del governo italiano nei confronti del Reich che nel 1938, in occasione della visita di Hitler a Firenze, sul Ponte Vecchio furono aperte tre grandi finestre nel Corridoio vasariano che corre sopra il ponte stesso (prontamente battezzate dai fiorentini “le finestre di Mussolini”), creando un affaccio panoramico per permettere all’illustre ospite di godere della splendida vista. Tra le opere di cui fu permessa l’esportazione – esposte nella rassegna romana all’interno della sezione Le esportazioni forzate e il mercato dell’arte figurava anche il Discobolo Lancellotti (copia romana in marmo del bronzo di Mirone), fortemente voluto da Hitler quale simbolo dell’ideale di bellezza classica.

Fu nel 1939, all’indomani dell’invasione della Polonia, che in Italia il ministro dell’educazione Giuseppe Bottai dette inizio alla messa in sicurezza del patrimonio artistico sul territorio nazionale, elaborando un piano per lo spostamento delle opere d’arte che prevedeva prima di tutto l’individuazione di luoghi di rifugio al sicuro da future eventuali operazioni belliche e relative spoliazioni. Agli Spostamenti e ricoveri iniziati in quegli anni è dedicato ampio spazio in una sezione che mette in luce e rende omaggio al ruolo dei sovrintendenti italiani e all’impegno dei singoli funzionari nell’immane compito di inventariare e riuscire a nascondere i beni culturali nel Lazio, in Toscana, a Napoli, in Emilia e nel Nord Italia.

Accanto a una serie di curatrici donne, quali Fernanda Wittgens, Palma Bucarelli, Noemi Gabrielli, Jole Bovio ed altre, tra le figure-chiave di un’attività segreta e rischiosa spicca Pasquale Rotondi, il giovane soprintendente delle Marche che fu incaricato di approntare un deposito nazionale e mise in salvo nella rocca di Sassocorvaro e nel Palazzo dei Principi di Carpegna capolavori provenienti da Venezia, Milano, Urbino e Roma: un totale di circa diecimila opere poste sotto la sua custodia e responsabilità, una vicenda avventurosa e affascinante che Rotondi narrò nel suo diario, pubblicato in anni recenti (Diario di Pasquale Rotondi 1939-1946. Opere d’arte nella tempesta della guerra, a cura di S. Tiberi, Sassocorvaro Auditore 2021).

Con La fine del conflitto e le restituzioni si documentano le missioni organizzate al termine della guerra per il recupero e la salvaguardia dei beni artistici trafugati dai nazisti – un impegno che ha portato finora al ritrovamento di oltre seimila pezzi. Ai funzionari italiani si affiancarono gli uomini della “Monuments, Fine Arts, and Archives Program” (MFAA), una task force composta da esperti provenienti da tredici paesi, organizzata dagli Alleati durante il conflitto per proteggere i beni culturali e le opere d’arte nelle zone di guerra, nella consapevolezza di quanto sia importante salvare beni e memorie che costituiscono un patrimonio comune a tutta l’umanità.

A proposito delle opere che compongono il percorso espositivo di questa straordinaria mostra dichiara la curatrice Raffaella Morselli:Ognuna di loro avrebbe potuto non esserci più se qualcuno non avesse lavorato perché questa o quella fosse imballata, nascosta, trasportata, salvata. La resistenza delle storiche e degli storici dell’arte, in quella che è stata la guerra degli oggetti, è stata la chiave di volta per determinare la fortuna del patrimonio italiano in pericolo durante la II guerra mondiale. Questa mostra cuce, per la prima volta, tante storie di singoli operatori animati da una forte coscienza civica, e trasforma le loro singolarità in una grande epopea collettiva di passione e di impegno”.

Accanto alle opere recuperate, circa centoquaranta riproduzioni fotografiche ed oltre trenta documenti storici – compreso il manoscritto con il catalogo dei pezzi che componevano la “Collezione Göring” – insieme a una ventina di filmati d’epoca (grazie al prezioso apporto dell’Archivio Storico Luce) offrono una testimonianza intensa e toccante di una delle pagine più drammatiche nella storia del nostro Paese.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Tiziano Vecellio: Danae 1544 – 1545 – Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte. Su concessione del Ministero della Cultura / Polo Museale della Campania / foto di Luciano Romano
  2. Discobolo Lancellotti – II sec. d.C. – Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme / Su concessione del Ministero della Cultura – Museo Nazionale Romano / Palazzo Massimo alle Terme
  3. Piero della Francesca: Madonna col Bambino e angeli detta Madonna di Senigallia, 1474 circa – Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
    © MiC – Galleria Nazionale delle Marche – Ph. Claudio Ripalti
  4. Lorenzo Lotto: Annunciazione (lunetta), 1534 circa – Jesi, Musei Civici di Palazzo Pianetti
    © Musei Civici di Palazzo Pianetti, Jesi
  5. Federico Barocci: Immacolata Concezione 1575 circa – Urbino Galleria Nazionale delle Marche
    © MiC – Galleria Nazionale delle Marche
  6. Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino: Santa Palazia, 1658 – Ancona, Collezione Civica – Pinacoteca Comunale “F. Podesti”
  7. Giovanni Battista Piazzetta: L’Indovina, 1740 – 1745 – Venezia, Gallerie dell’Accademia © Archivio Scala Group, Antella / © 2022 Foto Scala, Firenze

in prima pagina:

Piero della Francesca: Madonna col Bambino e angeli detta Madonna di Senigallia, 1474 circa
(particolare) – Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
© MiC – Galleria Nazionale delle Marche – foto Claudio Ripalti

Sito web: https://www.scuderiequirinale.it/mostra/arte-liberata-001

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Scuderie del Quirinale - Via Ventiquattro Maggio, 16 - Roma
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Fino al: 10 Aprile, 2023