Sono tante le storie che i musei italiani custodiscono e che ancora oggi offrono spunti per riscoprire vicende temporaneamente dimenticate. Ne è un perfetto esempio la storia di Arrigo Minerbi, scultore ferrarese che tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento ha riscosso grande fama ma che, a partire dalla seconda metà del Secolo, ha poi visto a poco a poco il proprio nome venire relegato in secondo piano.
Nel 1957 pochi anni prima della morte Minerbi donò alla Pinacoteca di Ferrara un cospicuo numero di opere che oggi, in occasione della mostra Arrigo Minerbi: il “vero ideale” tra liberty e classicismo presso il Castello Estense fino al 26 dicembre 2023, sono diventate oggetto di studio e approfondimento al fine di valorizzarle e renderle note al pubblico. Il progetto, che arricchisce ulteriormente la già importante stagione espositiva della città, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara.
Tornando all’artista, quella di Arrigo Minerbi è la storia di un importante scultore che tra i suoi estimatori poteva annoverare personaggi illustri come Gabriele D’Annunzio di cui era uno dei favoriti. La vicinanza tra l’artista e il poeta è ad esempio testimoniata dal fatto che fu proprio Minerbi a realizzare la tomba per la madre di D’Annunzio, e sempre lui fu l’autore della maschera funeraria realizzata immediatamente dopo la morte del Vate. Ma quella di Arrigo Minerbi è anche la storia di un uomo che nonostante la fama subì le persecuzioni razziali per via della sua fede ebraica.
La mostra, attraverso l’esposizione di numerose sculture di Minerbi alcune delle quali inedite, racconta il percorso del maestro collocandolo nel contesto artistico novecentesco grazie all’accostamento con opere di altri protagonisti dell’epoca tra simbolismo, realismo magico e classicismo come Previati, Wildt, Casorati, Sironi e molti altri. Oltre ad un excursus tra i diversi temi nei quali l’artista si cimentò, il percorso espositivo permette di percorrere anche i mutamenti del suo stile inizialmente più vicino a istanze simboliste, per poi andare incontro a ulteriori evoluzioni fino ad approdare ad un classicismo in cui portò a sintesi il proprio personale equilibrio tra naturalismo e idealizzazione.
Tra i temi cari alla temperie culturale dell’epoca, Arrigo Minerbi spiccò certamente per il contributo che diede all’arte pubblica e all’arte sacra, contribuendo al rinnovamento iconografico e alle riflessioni su questi temi che presero piede negli anni Trenta del Novecento.
Citando alcune delle sue più celebri commissioni pubbliche basti ricordare che è sua la scultura dell’enorme Madonna presente sul Monte Mario a Roma, ed egli è stato anche l’autore del portale dedicato all’Editto di Costantino che tuttora campeggia sulla facciata del Duomo di Milano e che nel 2016 è stato scelto come Porta Santa. Minerbi lavorò al grande portale bronzeo per oltre un decennio poiché le persecuzioni razziali lo costrinsero a lasciare la città, dove poté tornare solo al termine della guerra per completare l’opera inaugurata nel 1948.
Del resto l’artista era giunto a Milano dopo la formazione tra Ferrara, Firenze e Genova, inserendosi rapidamente in quella che all’epoca era una delle più vivaci capitali culturali d’Europa dove collezionò numerose commissioni ancora oggi testimoniate dalle molte tombe del Cimitero Monumentale che portano la sua firma.
Ovviamente Arrigo Minerbi lasciò alcuni monumenti rilevanti anche a Ferrara, opere pubbliche che la mostra propone di riscoprire come ulteriori tappe integrative all’esposizione. Tra queste vi sono la scultura con la Vittoria del Piave nella Torre della Vittoria affacciata sulla piazza della Cattedrale, il gruppo allegorico Il Po e i suoi affluenti che orna la Fontana dell’Acquedotto, ed altre testimonianze provenienti da committenze private come il monumento funebre dedicato all’aviatore Pico Cavalieri presso il Cimitero Ebraico della città, luogo nel quale riposano anche le spoglie dell’artista.