Oggi, 1° Giugno, ha riaperto i battenti a Palazzo Strozzi, Firenze, la mostra Aria dell’artista contemporaneo Tomás Saraceno, ora prorogata fino al 1 Novembre. Visionaria, poetica, Aria trascina il visitatore in un luogo molto particolare, al confine tra ricerca scientifica, divinazione e utopia. 

Inaugurata il 22 Febbraio e chiusa dopo sole due settimane a causa dell’emergenza Covid-19, la mostra aveva accolto nei primi giorni più di 2000 visitatori, confermandosi come uno degli eventi più attesi della stagione. In realtà le tematiche ecologiste e la visione di futuro di Saraceno sono più attuali che mai oggi, a distanza di tre mesi dall’inaugurazione di Aria.

Il percorso dell’artista infatti si basa su un approccio molto particolare ai temi dell’ecologia e in particolare della presenza dell’uomo in rapporto con le altre specie: questo tema è già da anni molto presente nelle nostre vite, ma l’evoluzione di una zoonosi in pandemia e gli effetti del lockdown sul pianeta hanno sicuramente fatto riflettere molti di noi.
Per capire la rilevanza della riflessione di Saraceno sull’ecologia possiamo usare le parole usate da David Quammen nel suo ormai celeberrimo Spillover – probabilmente uno dei libri più letti in Italia durante il lockdown:

“Ecco a cosa sono utili le zoonosi: ci ricordano, come versioni moderne di san Francesco, che in quanto esseri umani siamo parte della natura, e che la stessa idea di un mondo naturale distinto da noi è sbagliata e artificiale. C’è un mondo solo, di cui l’umanità fa parte, così come l’HIV, i virus Ebola e dell’influenza (…) gli scimpanzé, i pipistrelli, gli zibetti e le oche indiane.”

La premessa sulla quale si basa Aria è semplice ma non scontata: la terra sta attraversando una profonda crisi ecologica. L’avvento dell’Antropocene – l’era geologica nella quale l’impatto umano sul clima e sull’intero ecosistema è diventato reale – sta conducendo il pianeta verso la cosiddetta “Sesta Estinzione di Massa”, una rapida diminuzione o scomparsa di insetti e invertebrati, con inevitabili conseguenze per tutti gli esseri viventi che sopravvivranno. L’inquinamento è sicuramente un fattore scatenante di questi cambiamenti, e la riflessione di Tomás Saraceno si concentra proprio sull’aria come elemento nel quale tutti gli esseri – umani e non umani – si trovano immersi. Una prospettiva che rifiuta appunto l’idea di un mondo naturale distinto da noi.

Invisibile e al tempo stesso onnipresente, l’aria è sempre più compromessa da polveri sottili e residui inquinanti, eppure è quel qualcosa che unisce macrocosmo e microcosmo, che collega umani e non umani, mondo animale e mondo vegetale. La visione di Saraceno prefigura quindi una nuova era, l’Aerocene, nella quale l’aria è appunto al centro dell’attenzione di un’umanità finalmente cosciente del suo posto nel mondo e nell’universo. Aerocene è per l’artista l’era segnata da un nuovo rispetto per l’ecosistema e da mezzi di trasporto che non usano combustibili fossili: nasce così la ricerca legata a versioni sperimentali di palloni aerostatici alimentati non da combustione ma dai raggi infrarossi. Aerocene è anche il nome dato alla comunità artistica interdiscipinare che lo stesso Saraceno ha fondato, nella quale scienza, utopia e poesia sono parti di uno stesso percorso di ricerca.

Nell’Aerocene profetizzato da Tomás Saraceno l’umanità sarà quindi più cosciente della propria condizione, del proprio essere parte di un sistema complesso di interconnessioni simili a ragnatele. E la ragnatela è proprio l’elemento che guida il visitatore all’interno della mostra: il ragno e la sua tela sono infatti simbolo di quel mondo invisibile che ci circonda e che condivide con noi esseri umani l’atmosfera nella quale siamo immersi. Il ragno però a differenza di noi può captare una parte di mondo che i nostri sensi non potranno mai cogliere. Attraverso la ragnatela gli aracnidi possono percepire vibrazioni generate da semplici spostamenti d’aria o variazioni della pressione che altri esseri viventi non possono vedere o sentire. Questo è uno dei motivi per cui il ragno è in molte culture un essere legato a forme di divinazione. A queste tradizioni – che, di nuovo, si riferiscono a una visione olistica del mondo e della natura – si è ispirato Saraceno per creare un complesso sistema di tarocchi legati alla simbologia del ragno.

Come per i tarocchi del Castello dei destini incrociati di Italo Calvino, anche i tarocchi di Saraceno possono essere usati per numerose combinazioni e generare vari universi di senso connessi tra loro. Le 9 stanze della mostra sono solo alcuni tra i 33 scenari di futuro possibile forniti dall’oracolo, e con questo spirito va affrontata tutta la mostra.

Le opere presenti a Palazzo Strozzi si dividono di fatto in due categorie: quelle ispirate al mondo degli aracnidi e quelle che invece rimandano all’interazione con l’aria e la luce.

Le installazioni che si concentrano sulla figura del ragno sono sicuramente le più inusuali: vere ragnatele o singoli fili di seta di ragno diventano generatori di suono o immagini che a partire da un microcosmo possono raccontare l’intero universo.

La presenza dell’uomo – del visitatore – è in molti casi essenziale e questo fa riflettere su quanto la nostra presenza sulla terra possa influenzare anche involontariamente l’equilibrio di altre specie – con un semplice spostamento d’aria o variazione di temperatura dovuta alla presenza di un corpo umano in un ambiente qualsiasi – è il caso di Aerographies, installazioni con elementi fluttuanti, che tracciano nuovi percorsi ispirati tanto dalla ricerca scientifica quanto a concetti come la psicogeografia di Debord. Lo stesso artista definisce così una delle installazioni di questa serie, forse la più efficace:

Penne appese a palloni fungono da strumenti trascinati dal vento in traiettorie; riempite di inchiostro realizzato con l’inquinamento da carbone nero di Mumbai, queste penne rispondono alla domanda sullo strumento che dovrebbe usare l’aria per scrivere: il materiale con cui l’abbiano inquinata diventa uno strumento con il quale può comunicare, rammentandoci la sua azione onnipresente anche di fronte alla nostra distruzione. Insieme, queste Aerographies sono lettere, caratteri e firme di un nuovo linguaggio per l’era dell’Aerocene.
Insieme, queste Aerographies sono lettere, caratteri e fifirme di un nuovo linguaggio per l’era dell’Aerocene.

Difficile descrivere in modo più approfondito le installazioni di questo tipo senza togliere qualcosa all’esperienza individuale. Consigliamo però di avvicinarsi a queste installazioni con curiosità e mente aperta, in modo da riuscire a cogliere il sottile equilibrio tra scienza e poesia individuato dall’artista.

Le opere incentrate sul tema dell’aria sono invece quelle che maggiormente visibili, del resto la vera immagine simbolo di Aria è Thermodynamic Constellation. La maestosa installazione site-specific troneggia sospesa nel cortile di Palazzo Strozzi e con le sue sfere specchianti rimanda a esperimenti reali di mongolfiere funzionanti grazie ai raggi infrarossi. La superficie riflettente, oltre ad avere una funzione precisa per il volo – schermare i raggi solari – mostra al pubblico un’immagine del mondo dai confini modificati ed estesi, perfetta metafora di un metodo di viaggio che potenzialmente potrebbe abbattere confini e costrizioni terrene.


Altre installazioni interne come Connectome rimandano sempre alla componente aerea del nostro mondo: sospese all’interno della stanza da fili in costante tensione, delle strutture che ricordano grumi di bolle di sapone riflettono e in parte rivelano connessioni a prima vista non evidenti tra dimensioni micro e macro, tra l’opera e il suo contesto, tra i visitatori e l’opera stessa, tra vuoto e pieno. Con Flying Gardens, composta da sfere trasparenti che racchiudono esemplari di Tillandsia, Saraceno ci ricorda invece di come in molti casi la nostra comprensione del mondo sia legata a paradigmi troppo rigidi: la tillandsia, come tutte le piante epifite, ha radici che non affondano nella terra ma che si librano nell’aria, traendo nutrimento dall’acqua che ricavano dall’umidità dell’aria che le circonda. Le tillandsie – piante che vivono in aria e non ancorate in terra, aria che al suo interno racchiude acqua – sono un po’ il simbolo di quello sguardo olistico che Tomás Saraceno vuole suggerire.  

Le installazioni aeree o composte da specchi e trasparenze dialogano con lo spazio circostante per loro natura e nel caso di Palazzo Strozzi acquistano un significato ulteriore: uno degli edifici simbolo del Rinascimento, nato dalla riflessione che vuole l’uomo al centro, si trova ora riflesso in opere che invitano a rovesciare il punto di vista antropocentrico a favore di visioni più ampie del mondo e del cosmo. E facendo questo Palazzo Strozzi si trova di fatto a essere centro di questa nuova, complessa, rete di connessioni. Oggi questo invito, assolutamente non retorico, a partire dal punto di origine del Rinascimento per iniziare a pensare a una nuova visione di futuro suona come una necessità e non come un’opzione.

Il calendario degli eventi paralleli programmati per l’apertura della mostra è stato ovviamente stravolto a causa della chiusura. Palazzo Strozzi ha comunque organizzato attività in streaming per le quali si rimanda al sito web e ai canali social ufficiali di Palazzo Strozzi. 

Didascalie immagini

  1. Tomás Saraceno
    Aerographies – Resine Tree Connectome
    Courtesy: l’artista; Andersen’s, Copenaghen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlino
    © Foto di Studio Tomás Saraceno, 2019
  2. Tomás Saraceno
    Arachnomancy Cards, 2019
    Courtesy: the artist
    © Foto di Studio Tomás Saraceno, 2019
    Per approfondire i significati delle carte e le profezie degli oracoli è possibile scaricare l’app Arachnomancy App, per scaricare l’app e avere ulteriori informazioni è possibile visitare il sito arachnophilia.net.
  3. Tomás Saraceno,
    Sounding the Air, 2020
    Courtesy: the artist; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlin
    © Foto di Ela Bialkowska, OKNO Studio
  4. Tomás Saraceno,
    Web of at‐tent(s)ion, 2020
    Seta di ragno, vetro, fibra di carbonio, metallo, luci, silicone Dimensioni variabili
    Courtesy the artist; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlin
    © Foto di Ela Bialkowska, OKNO Studio
  5. Tomás Saraceno,
    Thermodynamic Suite(particolare), 2018 Installation view di “ON AIR, carte blanche” mostra di Tomás Saraceno, Palais de Tokyo, Parigi, 2018
    (a cura di Rebecca Lamarche-Vadel)
    Courtesy: l’artista; Andersen’s, Copenaghen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlino
    © Foto di Studio Tomás Saraceno, 2018
    Musée Toulouse-Lautrec, Albi, Francia
  6. Georges de La Tour,
    Thermodynamic Constellation, 2020
    Installazione realizzata nel cortile di Palazzo Strozzi,
    Mylar trasparente e metallizzato, lastra acrilica a specchio, pompa a membrana con controllo della pressione, valvola, tubo in PE, corda in PES Dimensioni: 2,5 m / 5 m / 4 m diametro
    Courtesy: the artist; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlin.
    L’installazione è realizzata con il contributo di Fondazione CR Firenze
    © Foto Ela Bialkowska, OKNO Studio
  7. Tomás Saraceno,
    Connectome,2020
    Metallo, corda di poliestere, corda di nylon, pannelli a specchio, monofilamento
    Dimensioni variabili
    Foto di Caterina Chimenti
  8. Tomás Saraceno,
    Connectome (particolare),2020
    Metallo, corda di poliestere, corda di nylon, pannelli a specchio, monofilamento
    Dimensioni variabili
    Courtesy the artist; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlin
    © Foto di Studio Tomás Saraceno
  9. Tomás Saraceno,
    Flying Gardens (particolare), 2020
    Piante di Tillandsia, vetro soffiato a mano, monofilamento, corda di poliestere, corda di velluto, fibra di carbonio
    Dimensioni variabili
    Foto di Caterina Chimenti
  10. Tomás Saraceno,
    Flying Gardens, 2020
    Piante di Tillandsia, vetro soffiato a mano, monofilamento, corda di poliestere, corda di velluto, fibra di carbonio
    Dimensioni variabili
    Courtesy: l’artista; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlino
    © Photography by Ela Bialkowska, OKNO Studio

IN COPERTINA
Progetto per Thermodynamic Constellation (Constellazione termodinamica), 2020
Installazione di Tomás Saraceno per il cortile di Palazzo Strozzi
[particolare]

Dove e quando

Evento: Tomás Saraceno. Aria – Palazzo Strozzi, Firenze
  • Fino al: – 31 October, 2020
  • Sito web