Voluta dal sindaco Gaetano Manfredi e curata da Vincenzo Trione, l’arte contemporanea protagonista a Napoli, un obiettivo ambizioso per rafforzare la fruizione dell’arte del nostro tempo attraverso una serie di iniziative pensate appositamente per gli spazi pubblici e i siti museali. Tra i primi artisti invitati a rileggere alcuni luoghi simbolici della città: Antonio Marras, Michelangelo Pistoletto, Gaetano Pesce, Claudio Parmiggiani, Francesco Vezzoli, Daria D’Antonio e Paolo Sorrentino.
L’inizio della programmazione è stato affidato all’installazione di Antonio Marras (Alghero, 1961), Questi miei fantasmi, concepita per gli spazi di Vicoletto San Pietro a Majella e delle Rampe del Salvatore e realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, la Fondazione Quartieri Spagnoli e il Conservatorio di San Pietro a Majella (organizzazione e comunicazione curate dalla casa editrice Electa).

Questi miei fantasmi nasce nell’ambito del progetto Open. L’arte in centro, che raccoglie gli interventi e le mostre destinati agli spazi pubblici del centro storico. In particolare, l’opera di Marras segna la restituzione alla città delle Rampe del Salvatore, chiuse dagli anni Settanta e riaperte per l’occasione.
Come gran parte dei progetti previsti in Napoli contemporanea, anche Questi miei fantasmi si è sviluppata con le realtà attive in città e, l’installazione di Marras, è volta a incentivare la formazione dei giovani e la crescita progettuale e professionale del tessuto culturale e artistico del territorio.

Marras ha scelto di intervenire nel cuore della città con questa installazione aerea e luminosa composta da duecento lanterne e centocinquanta Orfanelle ricamate a mano e cucite a macchina dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli negli spazi della Fondazione Quartieri Spagnoli. Il soggetto dell’opera, che rende omaggio nel titolo alla commedia Questi fantasmi di Eduardo De Filippo, è la luce: simbolo di vita, di rinascita e di speranza per tutta la comunità.

Emanata da lanterne, decorate con diversi tessuti della collezione alta moda (donati dall’artista), la luce anima il variopinto patchwork di colori e di texture, rimando alla bellezza che nasce dall’incontro tra differenze. Diffusa dalle Orfanelle, camicie da notte degli anni Venti e Trenta del Novecento (donate da Second Life) poste in sospensione che si muovono libere nell’aria come entità luminose, la luce riempirà lo spazio con leggerezza, dando vita a installazioni che combinano performance e scenografia.