Arte e Arti

“La vera opera d’arte, non importa se pittura o scultura, deve essere un’espressione della libertà
della vita.
Dietro a ogni opera d’arte c’è un messaggio di armonia interiore e di senso di pace, che si
trasmette all’osservatore. Ogni dipinto dispiega sulla carta la vita con la sua immagine, ritmo e
colore”  
Mao Jianhua

Poesia, filosofia, introspezione e pittura. Un connubio eccezionale che regala visioni oniriche e che avvicina corpo e spirito, che nobilita l’animo avvicinandolo a confini inaspettati.

È l’opera del grande – anche se ancora sconosciuto ai più – Mao Jianhua, artista cinese che proprio tra le montagne sacre del continente giallo ha trovato la sua dimensione che oggi consegna al grande pubblico.

Un dono intimo e per certi versi selettivo: l’opera di Mao, a diritto, infatti vuole invitare tutti ad una sorta di ascesi e meditazione, è un aiuto ad ascoltare l’oltre aperto a chiunque voglia anche solo per poco scoprirlo. Un dono immateriale che si propone però alla vista in tutta la sua maestosità.

“Mountains. Secret Harmony of the Earth” è il nome di questo regalo che, alla Fondazione Franco Zeffirelli di Firenze, mostra venticinque opere pittoriche eseguite con pennello e inchiostro su carta di riso fatta a mano, di varie dimensioni, dai fogli di piccolo formato a rotoli più imponenti, uno dei quali raggiunge ben undici metri di larghezza.

Un racconto sulla segreta armonia della terra, sulla musica delle montagne sacre, che ci parla di quel suono primordiale dell’universo che nella tradizione cinese risuona attraverso il millenario guqin.

Questo è quel che ci aspetta fino al 30 novembre: in bilico tra tradizione e modernità, astratto e materia, spirito e corpo, i suoi straordinari dipinti di paesaggi – inquadrabili nell’ampio spettro del Shan Shui – ci permettono di vivere alcuni luoghi lontani attraverso straordinarie pennellate calligrafiche in bianco e nero, ma anche attraverso quegli spazi vuoti che risuonano e nei fitti segni grafici che si trasformano allo sguardo, nell’abisso delle montagne come nello spazio aereo che sovrasta le acque.

“Il suo essere non solo pittore, ma anche pensatore e musicista, arricchisce di diversificati spessori culturali il suo modo di raccontarsi, anche attraverso lo studio incessante dei materiali e delle tecniche dell’arte. – racconta la curatrice Cristina Acidini – Ho dunque approfittato della sua disponibilità al dialogo per entrare, con alcune domande, nel vivo della sua attitudine creativa e della sua esperienza personale, ottenendo risposte ampie e generose.”

Procedendo dall’antica e nobile arte calligrafica cinese, Mao Jianhua esprime nella sua pittura non solo la secolarità della tradizione pittorica cinese ma anche dei picchi e delle nebbie di quei sconfinati paesaggi che disegnano l’orizzonte del vecchio continente.

Monti e vallate che dalla carta di riso sembrano volerci accompagnare, sussurrare; sembrano volerci comunicare la loro perenne attesa e il desiderio di svelarci un segreto millenario.

Continuando, racconta la Acidini che nelle opere di Mao “ritroviamo le lunghe, tortuose impaginazioni di rivi fluviali scorrenti ad anse fra le campagne alberate, ma soprattutto le vette montuose che s’innalzano impervie e ripide, spesso da pallide e indistinte falde di nebbia”, e sono proprio le montagne che “acquistano sfumature di personalità, che le rendono ispiratrici di situazioni emotive profondamente umane. Ci voleva un artista che fosse insieme poeta e filosofo, per restituire con i semplici media dell’antica tradizione cinese la sinfonia segreta della natura, che si fa intendere e si dischiude solo attraverso il percorso paziente della meditazione, fino a immedesimarsi col respiro profondo dell’universo”.

La mostra vede il patrocinio del Comune di Firenze e del Consiglio Regionale della Toscana, con la collaborazione dell’Associazione culturale Acontemporaryart.