Il comune svizzero di Mendrisio, a pochi chilometri dal confine italiano, è il capoluogo del Mendrisiotto, la regione più meridionale e forse anche la meno nota e meno turistica del canton Ticino. Vale quindi la pena organizzare un fine settimana per visitarlo e scoprire quanto custodisce il Museo d’Arte, con sede nell’ex Convento dei Serviti, oltre milleduecento opere d’arte oltre a proporre regolarmente esposizioni temporanee di prestigio come quella aperta la scorsa settimana “André Derain sperimentatore controcorrente”, una personalità carismatica, brillante conversatore, di una vitalità e di un ingegno straordinari, uomo dagli innumerevoli interessi, si appassionò allo studio della musica, della meccanica, della filosofia, della poesia, del cinema, dell’esoterismo, dei tarocchi, della cabala.

Curata da Simone Soldini. Barbara Paltenghi Malacrida e Francesco Poli, una retrospettiva di ampio respiro con settanta dipinti, trenta opere su carta, venti sculture, venticinque progetti per costumi e scene teatrali, illustrazioni di libri e alcune ceramiche ripercorrono la creatività vulcanica e l’attività poliedrica di questo protagonista dell’arte moderna, realizzata con la collaborazione degli Archivi André Derain e prestiti di alcuni prestigiosi musei francesi.
Solo in occasione del quarantennale dalla morte, con la mostra parigina «André Derain, le peintre du “trouble moderne”» aperta al pubblico al Musée d’Art Moderne de la Ville il 18 novembre 1994, ebbe inizio una seria riflessione sulla singolare parabola dell’artista, a recuperarne la complessa produzione artistica.

Diveramente a quanto accaduto a Matisse, a Picasso o a Braque, coi quali avviò il processo di cambiamento nel campo della forma e del colore nei primissimi anni del secolo fino alla Grande Guerra, Derain rimase a lungo in vita, ma dimenticato. Motivazione non certo da individuare nel suo sciagurato e mal compreso viaggio ufficiale a Berlino del 1941 – a fianco dell’artista nazionalsocialista Arno Breker – piuttosto da inquadrare nella particolare concezione dell’arte di cui si era nutrito a partire dall’immediato dopoguerra. Da figura di riferimento delle avanguardie si era trasformato, nel volgere di pochi anni, in un pittore controcorrente, tenacemente ancorato alla figurazione. Lo intuì già in un breve testo del 1916 l’amico Apollinaire.

Al riguardo, Simone Soldini nel suo saggio in catalogo, spiega: «definire Derain antimodernista sarebbe riduttivo, persino fuorviante; meglio limitarsi a parlare di un pittore che, in maniera non celata ma ben esibita, finì per scegliere l’arte del passato come punto di riferimento per la sua creazione, per credere non nell’originalità del moderno, ma nella riscoperta dei segreti perduti della pittura dei secoli passati, universalmente, senza barriere storiche o geografiche, dall’antico fino all’Ottocento preimpressionista. La definì, la sua ricerca a ritroso, la scoperta dell’”archaromanie” e affermò nel suo De picturae rerum, rimasto inedito, di intenderla come rivelazione di un nuovo modo di comprendere le forme tramite l’oggetto arcaico.»

Come accennato prima, nei primissimi anni del Novecento, una manciata di artisti cambiò completamente il modo di vedere l’arte. Tra i massimi innovatori ci furono Derain e Matisse, che trascorsero vari anni a dipingere insieme i paesaggi di mare a Collioure, nel Sud della Francia. I due diedero vita tra il 1905 e il 1910 a un movimento per il quale si coniò il termine Fauve, cioè il gruppo dei “Selvaggi”, a causa dei vivacissimi, infuocati colori che caratterizzavano le loro opere.

Anche Picasso nutrì grande ammirazione e stima per Derain, soprattutto all’inizio del secolo scorso e, a partire dal 1910, per diversi anni Derain e Picasso collaborarono tra di loro e si studiarono reciprocamente. Si frequentarono molto e la loro amicizia durò fino agli anni Trenta. Fu Derain a introdurre Picasso nel mondo dell’arte africana e con Derain Picasso fece i primi passi verso il Cubismo. Entrambi furono amanti della mondanità, uomini di grande successo, celebrità delle arti del XX secolo. Ma se la fortuna di Picasso crebbe per tutto il secolo, quella di Derain ebbe un brusco, momentaneo declino dopo la seconda guerra mondiale, complice il mondo delle gallerie d’arte e del mercato.

Tornando al Cubismo, grande tendenza di cambiamento all’inizio del Novecento, ebbe origine da Georges Braque, oltre che da Derain e Picasso. Braque e Derain strinsero amicizia proprio verso il 1909 e per vari anni vissero l’uno vicino all’altro. Nel periodo in cui dipinsero insieme nel quartiere parigino della Ruche, Braque apprezzò molto il Primitivismo di Derain e quest’ultimo guardò molto al moderno classicismo di Braque. Dei suoi vecchi amici, Braque fu l’unico ad aiutare Derain nei momenti di difficoltà, subito dopo la seconda Guerra Mondiale.

André Derain ebbe un’enorme influenza in tutta Europa nei primi anni Trenta e ne ebbe molta in Italia, sia come fauve e cubista prima della Grande Guerra, sia poi come pittore precursore del ritorno all’ordine e del classicismo novecentista. La sua precocissima stagione detta “bizantina” o “gotica” (1911-1914), costellata da una serie impressionante di capolavori, anticipò per molti versi la nascente metafisica dei fratelli De Chirico e di Carlo Carrà. L’interesse della giovane arte italiana per Derain nel secondo decennio del secolo culminò con la pubblicazione di una monografia e poi di un lungo articolo firmati Carlo Carrà e pubblicati da “Valori Plastici” (1921).

Pur con le riserve del caso, Carrà spiegò bene l’importanza dell’opera del Francese: “Non possiamo non applaudire agli sforzi nobilissimi per rimettere in funzione una più sana concezione dell’arte, e fra questi annoveriamo volentieri André Derain come uno dei maggiori operai della rinascita. Non si può negare la dura energia e la robustezza che egli pone in quei suoi movimenti immobilizzati ed esangui, in quelle masse apparentemente senza calore e senza alito. Per quello che riguarda la tanto dibattuta questione della cromia, si potrebbe osservare che egli costituisce la più plausibile protesta contro l’ebbrietà cromatica. André Derain è il più acuto scopritore di grigi-ferrigni ch’io conosca.

Chi amò particolarmente l’opera di Derain fu Alberto Giacometti, al grande artista svizzero piaceva in particolar modo la capacità di Derain di cambiare stile rifacendosi alla tradizione dell’arte antica. Derain rimase sempre legato alla pittura figurativa – il ritratto, il paesaggio, le nature morte – e trovò ispirazione nell’arte greca e romana, su su fino ai grandi maestri dell’Ottocento. Giacometti dedicò un lungo articolo alla sua straordinaria capacità di raccogliere idee da tutta la storia dell’arte, trasformandola in qualcosa di personale. Alla morte del maestro, fu Giacometti ad aiutare i famigliari a salvare decine di sculture di Derain.
André Derain sconosciuto, al grande pubblico, per chi deciderà di “scoprirlo” riserverà autentiche emozioni.

Didascalie immagini opere André Derain

  1. Le Maquignon, 1904-1905
    acquerello su carta, 42.7 x 61 cm
    Musée d’Art moderne, Troyes
    Donazione Pierre e Denise Lévy, 1976
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  2. L’Estaque, 1906, olio su tela 38 x 55 cm
    Musée des beaux-arts, La Chaux-de-Fonds,
    Collection René et Madeleine Junod, inv. 1303.06
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  3. Paysage de Provence, 1930 circa
    olio su tela, 60 x 73 cm
    Collezione privata
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  4. Geneviève à la pomme, 1937-1938,
    olio su tela, 92 x 73 cm
    Collezione Geneviève Taillade
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  5. Portrait de Geneviève en bleu, 1937-1938
    olio su tela, 35 x 28 cm
    Collezione privata
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  6. Nature morte au pichet et verre de vin, 1938
    olio su tela, 43.5 x 55 cm
    Collezione privata
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  7. Femme au long cou, post 1938
    bronzo, 32 x 19.5 x 4 cm
    Collezione privata, Montagnola
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  8. Nu debout de face – à la nature morte
    1936-1940, olio su tela, 116 x 89 cm
    Collezione privata
    © 2020, ProLitteris, Zurich
  9. Derain a Chambourcy, negli anni ’50
    davanti al dipinto Geneviève à la pomme (in mostra)
    Archives G. Taillade

In copertina un particolare di
La Clairière, ou le déjeuner sur l’herbe, 1938
olio su tela, 138 x 250 cm
Association des Amis du Petit Palais, Ginevra
© 2020, ProLitteris, Zurich

  

Biografia di André Derain
(a cura di Jacqueline Munck)
courtesy Museo d’arte Mendrisio

  • 1880
    André Derain nasce a Chatou il 17 giugno; suo padre, lattaio e gelataio, è consigliere comunale del paese.
  • 1895-1900
    Dopo aver compiuto studi classici al liceo Chaptal di Parigi, comincia a dipingere nel 1895. Nel 1898 frequenta l’Académie Camillo, dove conosce Henri Matisse, Jean Puy, Albert Marquet e, in seguito Georges Rouault. Nell’estate del 1900 stringe amicizia con Maurice Vlaminck; insieme affittano un atelier all’Ile de Chatou, sulla Senna.
  • 1901-1905
    A settembre parte per Commercy, dove per tre anni svolge il servizio militare. Nel 1904 si iscrive all’Académie Julian, conosce Guillaume Apollinaire, e nel 1905 su consiglio di Matisse partecipa per la prima volta al Salon des Indépendants contemporaneamente a Vlaminck. A luglio raggiunge Matisse a Collioure; dipingono insieme dal vero, sia paesaggi sia ritratti. Al Salon d’automne, nella sala VII, Derain espone 9 opere che fanno scalpore e che sanciscono la nascita del fauvismo. Su richiesta di Ambroise Vollard, il suo mercante, che acquisisce tutte le opere del suo atelier (89 dipinti e alcuni acquerelli), il 24 novembre Derain si reca a Londra.
  • 1906-1907
    Nella capitale inglese scopre le collezioni del British Museum e della National Gallery, ma dipinge pochissimo: le 50 vedute di Londra concordate inizialmente con Vollard verranno realizzate perlopiù nel suo atelier parigino; 30 dipinti saranno ultimati fra la primavera del 1906 e quella del 1907. Si avvicina alla scultura a intaglio diretto su legno, all’incisione e alla pittura su ceramica nell’atelier di André Metthey ad Asnières. Scambia un’importante corrispondenza con Matisse, che risulta essenziale per confermare una via espressiva fondata sulla forza comunicativa dei mezzi stessi – linea, colore, forma e luce –, e sulla concordanza tra emozioni e sensazioni secondo una modalità armonica musicale. Incontra Braque, Picasso e Salmon. In autunno interpreta i temi preferiti di Cézanne: paesaggi dell’Estaque, nature morte, e soprattutto le bagnanti. Insieme a Vlaminck dà inizio a una collezione di arte africana e di oggetti eclettici di arte popolare, Madonne lignee, modellini di navi, strumenti musicali, bronzi del Luristan e del Benin. All’inizio del 1907 soggiorna nuovamente a Londra e passa poi l’estate a Cassis. A ottobre conosce Alice Géry, a quel tempo moglie di Princet, che diventa la sua compagna. Daniel-Henry Kahnweiler è il suo nuovo mercante.
  • 1908-1910
    Espone al Salon des Indépendants di Parigi e al Salon de la Toison d’or di Mosca. Trascorre alcuni mesi a Martigues, dove dipinge una serie di paesaggi dal nuovo rigore formale e dal cromatismo ridotto. Incotra Dufy, Friesz e Braque, venuti a raggiungerlo. Al Salon d’Automne presenta una nuova versione monumentale delle bagnanti. Nel corso dell’estate 1909, a Montreuil-sur-mer, prepara le incisioni per il primo libro di Kahnweiler come editore, L’enchanteur pourrissant di Guillaume Apollinaire. A settembre Kahnweiler organizza un’esposizione che riunisce Derain, Braque e van Dongen. Insieme a Braque, Derain dipinge a Carrières-Saint-Denis. Nel 1910 trascorre qualche giorno a Cadaqués con Alice, Picasso e Fernande Olivier. Espone a Monaco e a Londra.
  • 1911-1913
    Al Pas de Calais dipinge Le Joueur de Cornemuse e La Route de Camiers; comincia a lavorare alle illustrazioni per le Œuvres burlesques et mystiques de Frère Matorel, mort au couvent di Max Jacob. Espone a Colonia, Amsterdam e Berlino. Nel 1912 prende parte all’esposizione del Blaue Reiter a Monaco e a Berlino, poi all’esposizione internazionale del Sonderbund a Colonia. Stabilitosi a Vers per l’estate, dipinge un’importante serie di nature morte e dei paesaggi. Nel 1913 partecipa alla mostra dell’Armory Show a New York; passa l’estate a Sorgues da Georges Braque. Dipinge alcuni dei suoi capolavori, tra cui Chevalier X, Le Samedi e Les Buveurs.
  • 1914-1918
    Durante l’estate soggiorna ad Avignone e a Montfavet con Picasso. Quando Derain viene richiamato alle armi, Picasso accompagna lui e Braque alla stazione di Avignone. Durante la guerra Derain dipinge pochissimo; è Matisse ad aiutare Alice, rimasta a Parigi, a trovare degli sbocchi per la sua pittura. Nell’ottobre del 1916 la galleria Paul Guillaume ospita la sua prima personale, organizzata da Apollinaire e Alice. Nel 1917 Derain scrive dal fronte a Vlaminck: «faccio quadri solo con l’immaginazione. Vorrei non fare nient’altro che ritratti, ritratti veri, con le mani, i capelli: tutta la vita insomma», e ad Alice, nel 1918: «La mia testa trabocca di tutto un mondo che non vuole uscire». Entra in contatto con il giovane André Breton, che gli dedica un poema.
  • 1919-1921
    Tornato a Parigi nella primavera del 1919, Derain è invitato a Londra da Diaghilev perché realizzi le scenografie del balletto La Boutique Fantasque. Da quel momento il pittore realizzerà molte scenografie e costumi per balletti e spettacoli teatrali. Rivede i suoi amici (Picasso, Braque, Léger) e Kahnweiler, che gli dedica una monografia. Nel 1921, in occasione di un viaggio in Italia, si interessa nuovamente all’arte antica e a Raffaello. Nell’estate e nell’autunno del 1921 soggiorna a Sanary insieme ai pittori Simon Mondzain e Moïse Kisling; realizza molti paesaggi e nature morte.
  • 1922-1923
    Mostre personali si tengono a Stoccolma, Berlino e Monaco. Durante l’estate lavora a Sanary, a Lecques, a Ollioules e a Saint Cyr sur mer. Viene pubblicato Nez de Cléopâtre di Georges Gaborit, contenente 10 sue illustrazioni a puntasecca. Nel 1923 espone a New York. Elie Faure pubblica una monografia dedicata a Derain e l’artista espone alla galleria Flechtheim di Berlino. Nel mese di dicembre fa visita a Maurice Utrillo, alla Valadon e a Utter al Château de Saint Bernard, in riva alla Saona.
  • 1924-1925
    Realizza a Chailly, nella casa che ha appena acquistato, il ritratto di Catherine Hessling, la moglie di Jean Renoir, il quale in cambio gli regala quattro piccoli quadri del padre Auguste. Annullato il contratto con Kahnweiler, Paul Guillaume diventa il suo mercante accreditato fino al 1934. Espone a New York e realizza le scenografie di Gigue per Les Soirées de Paris al teatro La Cigale. Dipinge Arlequin et Pierrot, una delle sue opere più celebri. Partecipa con un piccolo ruolo a La fille de l’eau di Jean Renoir. Carlo Carrà pubblica una monografia a lui dedicata per le edizioni della rivista Valori plastici. Nel 1925 dipinge una serie di paesaggi in Provenza, a Saint Cyr sur Mer e Saint Maximin. I Braque sono a Saint Jean, vicino a la Ciotat, e in agosto Derain da loro in visita.
  • 1926-1927
    Nel gennaio del 1926 espone all’Art Center di New York (opere scelte della collezione John Quinn, fra le quali Le Joueur de Cornamuse). Illustra En suivant la Seine di Gustave Coquiot. Lavora alle scene e ai costumi del balletto Jack in the Box, di cui scrive anche il libretto, con musica di Eric Satie. A luglio sposa Alice presso il Municipio del VI arrondissement di Parigi. Nel 1927 illustra Le Metamorfosi di Ovidio, per le Éditions des Quatre Chemins. Espone a Düsseldorf, alla galleria Flechtheim, e ad aprile alla galleria Bing nella mostra Les fauves.
  • 1928-1930
    Nel 1928 riceve il premio della Fondazione Carnegie per l’opera La Chasse. Realizza una personale a Londra da Lefèvre. Soggiorna al n. 5 di rue du Douanier: Braque è il suo vicino di casa. Nel 1929 compra il maniero di Parouzeau, nel dipartimento di Seineet-Marne. Appassionato di auto sportive, compra alcune Bugatti. Illustra Les Travaux et les Jeux di Vincent Muselli; espone alla galleria Flechtheim a Berlino e a Düsseldorf, nonché a Cambridge alla Harvard Society for Contemporary Art. A giugno Paul Guillaume espone la sua collezione personale alla galleria Bernheim-Jeune e Adolphe Basler gli dedica un articolo sulla rivista Le Rouge et Le Noir. Nel 1930 Derain inizia ad acquistare bronzi antichi e rinascimentali, opere provenienti dalla Cina e dal vicino Oriente, e pezzi arcaici del Mediterraneo. Realizza il progetto per le scene di Aubade di Francis Poulenc. Dipinge una serie di paesaggi nel Var, a Saint Maximin e a Bandol. Espone alla Galerie Georges Petit di Parigi nell’ambito della mostra Cent ans de Peinture Française. Una sua personale si tiene alla galleria Knoedler di New York (dicembre-gennaio), e il Cincinnati Art Museum espone 34 sue opere.
  • 1931-1933
    Nel 1931 alla Lefèvre Gallery è allestita la mostra New paintings by Derain, e a New York, alla Galleria Marie Harriman, si tiene l’esposizione Derain, Paysages de Provence. Nel 1932 realizza le scenografie de La Concurrence per i Ballets Russes di Monte Carlo. Frequenta i musicisti del “Groupe des Six”. In estate lavora a Saint Rémy de Provence. Nel febbraio-marzo 1933 si tiene una sua personale a New York, presso la galleria Durand-Ruel, organizzata da Paul Guillaume. A maggio mostra alcuni bozzetti di scenografie e costumi dei balletti per le Éditions des Quatre Chemins. Il 7 giugno al Théâtre des Champs Elysées viene rappresentato per la prima volta lo spettacolo Songes; il 10 giugno è la volta di Fastes, per i quali Derain realizza decori e costumi. A novembre si apre una sua mostra alla galleria londinese A. Tooth and Sons.
    1934-1935
    Prepara per Vollard le illustrazioni del Satyricon di Petronio (pubblicato nel 1951) e delle Contes et nouvelles di La Fontaine, pubblicati nel 1950 presso Féquet et Baudier; illustra Héliogabale ou l’Anarchiste couronné di Antonin Artaud, pubblicato presso Denoël et Steel; in estate dipinge a St Rémy de Provence, poi a Gravelines e Dunkerque. Il 1 ottobre muore il suo mercante Paul Guillaume. Nel 1935 vende tutte le sue proprietà per stabilirsi alla Roseraie di Chambourcy e abbandona progressivamente la vita parigina. Vi mantiene però un atelier, al n. 112 di rue d’Assas, che condivide con Léopold Lévy. A maggio espone a Parigi presso Renou et Colle, e a giugno la Kunsthalle di Basilea organizza una sua retrospettiva. A Londra viene allestita la mostra New Pictures by Derain presso T. Agnew and Sons. Realizza la scenografia e i costumi per Salade di Albert Flament e Darius Milhaud all’Opéra. Durante l’estate dipinge dei paesaggi nell’Ile de France. L’editore Skira gli commissiona le illustrazioni del Pantagruel di Rabelais.
  • 1936-1937
    Lavora a La Grande Bacchanale noire, opera che riprenderà in seguito separandola in due parti. Dipinge dei paesaggi in Bretagna e soggiorna a Saint Rémy de Provence. Realizza la scenografia de L’épreuve d’amour, su musiche di Mozart, per i Ballets di Monte Carlo. Espone alla galleria Brummer di New York. Lo Stato francese e la Città di Parigi acquistano alcuni suoi lavori. Balthus dipinge il suo ritratto. Nel 1937 partecipa con 30 dipinti all’importante esposizione Les maîtres de l’art indépendant al Petit Palais. Realizza decori e costumi per il Misantropo di Molière al teatro dell’Università di Cambridge. A dicembre, alla galleria Reid & Lefèvre di Londra è allestita una sua personale, che per la prima volta raccoglie un’importante selezione delle sue vedute di Londra dipinte durante il periodo fauve. Lavora nell’atelier di rue de Rohan prestatogli da Balthus.
  • 1938-1940
    Nel 1938 Derain crea numerose sculture nella sua proprietà di Chambourcy. Realizza scenografie e costumi per il balletto Harlequin in the street presentato a Cambridge. Illustra Salomé di Oscar Wilde e le Eroidi di Ovidio. Nel 1939 espone a New York alla Lilienfeld Gallery; il 30 giugno Raymonde Knaublich, la sua modella, dà alla luce il suo primo figlio André, detto Boby. Nel 1940 espone alla galleria Pierre Matisse di New York. Davanti all’avanzata dei tedeschi Derain e la sua famiglia lasciano Chambourcy per la Normandia e poi per la Charente e l’Ariège insieme a Georges e Marcel Braque. Al loro ritorno trovano la casa requisita dalle truppe d’occupazione tedesche. Derain si stabilisce in un appartamento ammobiliato di Parigi, poi in rue de Varenne.
  • 1941-1944
    Dipinge sulle rive della Loira e, fino al 1943, nei dintorni di Fontainebleau. Nel novembre del 1941 compie un viaggio in Germania (dietro il pressante invito di Arno Breker) insieme a Vlaminck, Van Dongen, Despiau, Friesz e altri artisti. Questa partecipazione alla propaganda culturale orchestrata da Goebbels nella Germania nazista, oltre al fallimento della richiesta di liberare gli artisti deportati e prigionieri di guerra – inganno ordito per convincere gli artisti importanti a partire – comporta pesanti conseguenze sulla carriera di Derain, che viene ingiustamente sospettato di collaborazionismo. Nel dicembre del 1944 fa ritorno alla sua casa di Chambourcy.
  • 1945-1954
    Riprende L’Age d’Or (La chasse), e dal dopoguerra disegna molti costumi e scenografie per il teatro e l’opera (Mam’zelle Angot, 1947; Que le diable l’emporte, 1948; Les Femmes de bonne humeur, 1950; La Valse, 1950, Il ratto del serraglio di Mozart, 1951; Il barbiere di Siviglia di Rossini, 1953). Prende parte ad alcune mostre dedicate al fauvismo (Galerie Bing, Parigi, 1947; Kunsthalle di Berna, 1950; Sydney Janis Gallery, New York; a Londra nel 1951 e a New York nel 1953). La galleria Pierre Matisse di New York gli dedica una personale nel gennaio del 1944. Nella prima metà degli anni Cinquanta la salute di Derain peggiora drasticamente.
    Nel luglio del 1954 è investito da un’auto: muore l’8 settembre.
    Nel dicembre di quello stesso anno il Musée national d’Art moderne di Parigi gli dedica un’importante retrospettiva (179 opere), curata dal direttore Jean Cassou insieme alla moglie Alice.

Dove e quando

Evento: Museo d’arte – Piazzetta dei Serviti – Mendrisio
  • Fino al: – 31 January, 2021