“Era timido, distinto, gran signore, ma i suoi abiti non ispiravano fiducia e se per caso qualcuno gli faceva l’elemosina, egli si mostrava alquanto seccato. E questo accadeva ancora sei anni fa. Non mi si contesterà che debolmente, spero, se affermo che tale triste situazione cessò dal momento in cui lo conobbi. Non che io sia stato il solo ad aver contribuito al benessere che, d’allora, egli conobbe; i seguaci sono numerosi quando non si tratta più di rischiare il primo passo di fronte alla generale ironia!“. Così scriveva Paul Guillaume nel novembre 1920 in Modigliani, gentiluomo dell’arte, pubblicato su Les Arts à Paris, in un ricordo di Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi, 1920), che era scomparso nel gennaio di quell’anno. Guillaume non si lasciava sfuggire l’occasione per rivendicare il proprio ruolo di Pigmalione nei confronti di un artista che fino al loro incontro “stentava enormemente a vendere i suoi disegni a cinquanta centesimi o a un franco“.
Il pittore e Paul Guillaume – che sarebbe divenuto per alcuni anni il mercante esclusivo delle opere di Modigliani – si erano conosciuti nel 1914 grazie al poeta Max Jacob. Modigliani veniva da un lungo periodo durante il quale si era dedicato esclusivamente alla scultura: nel 1909 l’incontro con Constantin Brancusi – lo scultore di origine romena che a Parigi conduceva ricerche sulla forma ispirandosi al primitivismo – aveva avuto l’impatto di una rivelazione e per tre anni Modigliani aveva praticamente abbandonato la pittura, riprendendo a dipingere solo quando l’impegno dello scolpire era divenuto troppo gravoso per il suo fisico, minato dalla malattia e dall’alcool. Dal 1914 tornò alla pittura, lavorando febbrilmente e realizzando una considerevole mole di dipinti e disegni, in un continuo studio e approfondimento della rappresentazione della figura umana.
In quello stesso anno Paul Guillaume apriva, nei pressi del Palazzo dell’Eliseo, una galleria d’arte sulle cui pareti si succedettero opere di Larionov e Goncharova, Derain, Matisse, Picasso e altri protagonisti della numerosa e cosmopolita colonia di artisti che popolava la Parigi degli anni Dieci. Guillaume incoraggiò e sostenne Modigliani, affittò per lui uno studio a Montmartre all’interno del Bateau-Lavoir, un edificio nel quale si era stabilito un gruppo di artisti destinati a divenire celebri: vi soggiornarono tra gli altri Pablo Picasso, Paul Gauguin, Henri Matisse, Georges Braque e Fernand Léger. A proposito del soggiorno di Modigliani presso il Bateau-Lavoir scrive Guillaume: “Da quel momento, lasciò da parte la scultura, disegnò più di rado e si mise a dipingere, a dipingere come viveva, da sentimentale, da violento, da incostante, da scialacquatore“.
In quel periodo Modigliani eseguì quattro ritratti di Guillaume: nel primo, custodito al Musée de l’Orangerie di Parigi, il soggetto è raffigurato con guanti e cappello, in una posa disinvolta con la sigaretta in mano, mentre in basso campeggia la scritta “Novo Pilota“, una sorta di riconoscimento al ruolo di figura-guida assunto da Guillaume nell’affrontare le perigliose acque della vita artistica parigina, rese agitate dall’intensa e poliedrica attività delle avanguardie. Il ritratto apre il percorso della mostra che il Musée de l’Orangerie di Parigi dedica a Amedeo Modigliani. Un peintre et son marchand, in corso dal 20 settembre 2023 al 5 gennaio 2024, nella quale si indaga il rapporto fra il pittore e il suo gallerista, nelle cui mani si stima siano passate oltre cento tele, una cinquantina di disegni e una decina di sculture di Modigliani.
Guillaume fece conoscere Modigliani nei circoli artistici e culturali parigini, iniziando ad acquistarne le opere, in parte a scopi commerciali e in parte per la propria nascente collezione di arte contemporanea, che prese la sua forma definitiva nel corso degli anni Venti e Trenta: da Cézanne e Renoir a Matisse e Picasso, le scelte di Guillaume composero uno scenario che accostava classicismo e modernità, in una vasta panoramica della pittura francese agli inizi del XX secolo. Le scelte di Guillaume nella produzione di Modigliani comprendevano numerosi ritratti di protagonisti del mondo della cultura, come Max Jacob, Jean Cocteau, Moïse Kisling, e una serie di figure femminili, tra le quali spiccano la poetessa inglese Béatrice Hastings e Jeanne Hébuterne, entrambe compagne di vita del pittore.
Il rapporto tra “il pittore e il suo mercante” si alimentava anche di passioni comuni, come quelle per l’arte africana e per letteratura e poesia: nei confronti di quest’ultima, Guillaume ammirava la capacità di giudizio che Modigliani dimostrava, ponendosi di fronte ai versi “non nella maniera fredda e incompleta di un professore associato, ma con un’anima misteriosamente dotata per le cose sensibili e avventurose”. Entrambi elaboravano nel proprio linguaggio espressivo le implicazioni e i sottintesi di un rapporto complesso e articolato, quale è quello che lega un artista al suo agente (o mercante che sia), destinato a divenire inevitabilmente una sorta di padre-padrone. In uno dei ritratti, Modigliani rappresentò Paul Guillaume con un solo occhio e alla domanda sulle ragioni di questa insolita scelta, rispose: “Perché con uno tu guardi il mondo, con l’altro guardi in te stesso“.
La mostra parigina evoca, attraverso una serie di opere emblematiche, le diverse caratteristiche del percorso creativo di Modigliani, anche alla luce dei legami che il pittore e il suo mercante coltivarono nel contesto artistico e letterario parigino degli anni Dieci, mettendo in rilievo il ruolo di Guillaume nella diffusione della conoscenza di Modigliani sul mercato dell’arte in Europa e negli Stati Uniti. Nel 1917 le loro strade si dividevano in seguito all’incontro decisivo del pittore con il poeta polacco Léopold Zborowski, che Modigliani scelse come suo mercante in esclusiva: l’artista trasferì il proprio atelier nell’appartamento degli Zborowski e ritrasse ripetutamente il poeta e la moglie Hanka, che divenne una delle sue modelle preferite.
Paul Guillaume proseguiva la sua brillante carriera di mercante d’arte, espandendo la propria attività fino agli Stati Uniti e divenendo uno dei più influenti e illuminati personaggi nel suo campo, grazie alle notevoli doti di intuizione artistica e a una strategia commerciale innovativa. Della sua attività negli anni della Prima Guerra Mondiale resta una preziosa testimonianza nel carteggio con il poeta Guillaume Apollinaire, che dal fronte lo incoraggiava e sosteneva in un’avventura entusiasmante quanto economicamente rischiosa. Con l’appoggio di Apollinaire, al quale lo univa il comune senso della modernità, Guillaume svolse un’opera fondamentale di promozione nei confronti di artisti del suo tempo. La corrispondenza tra il poeta e il gallerista, che comprende centoventi lettere arricchite da documenti e illustrazioni, offre un interessante e originale contributo alla conoscenza dei due personaggi e alla narrazione della genesi dell’arte moderna, mentre oggi la Collezione Guillaume costituisce una delle componenti più importanti nel patrimonio artistico del Musée de l’Orangerie.