Accademia Carrara, nell’anno in cui Bergamo – con Brescia – è Capitale Italiana della Cultura, ha riaperto al pubblico dopo un’approfondita riflessione sul futuro sostenibile del museo, sul ruolo e sulle tante necessità e opportunità contemporanee. Un progetto volto a migliorare la fruibilità del patrimonio e degli spazi la cui inaugurazione ha coinciso con una nuova mostra temporanea, curata da Gianni Papi e M. Cristina Rodeschini, la prima in assoluto dedicata a Cecco del Caravaggio, il più misterioso “allievo” e modello di Merisi, che offre uno sguardo trasversale sull’operato riunendo capolavori fondamentali nel percorso di ricostruzione del corpus dell’autore.

“Allievo” perché è certo come l’apprendistato nello studio di Caravaggio dovesse essere molto diverso da quello delle botteghe fiorentine o romane: pressoché senza regole, i giovani imparavano a dipingere osservando il maestro, sempre ritraendo modelli dal vero, mescolando mestiere ed esperienze di vita. L’apprendistato di Cecco avrà probabilmente ripetuto il percorso del maestro, entrando da ragazzo nello studio di un artista affermato e proveniente dallo stesso territorio d’origine come Simone Peterzano lo fu per Merisi.
Francesco Boneri (1585 circa – post 1620) vive così a fianco di Caravaggio citato in alcune fonti come «Francesco garzone» o «il suo Caravaggino» o «Francesco detto Cecco del Caravaggio». Nella «schola» insieme a Ribera, Spadarino e Manfredi, a tutt’oggi considerati i quattro pittori più vicini al maestro, posa per almeno sei dipinti tra cui San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina e David con la testa di Golia della Galleria Borghese entrambi presenti in mostra.

Il caso Cecco è relativamente recente con gli studi avviati da Gianni Papi a partire dagli anni Novanta. Nato molto probabilmente all’interno del territorio bergamasco, venne considerato a lungo fiammingo, francese o spagnolo e Roberto Longhi scrisse di lui «una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico». Adesso, con l’attualizzazione degli studi, quel «nordico» viene inteso come del Nord d’Italia, e non più d’Europa anche grazie ai tanti punti di contatto con la pittura di Giovanni Gerolamo Savoldo (Brescia, 1480 circa – post 1548) che, tra naturalismo e classicismo, può essere considerato il secondo grande ispiratore aggiungendo, nei decenni, una spiegazione del soprannome assai lontana dal più logico significato e cioè che «del Caravaggio» alluda semplicemente a una dimensione di vicinanza, quasi di appartenenza.

A favore di questa tesi, un viaggiatore inglese presente a Roma intorno al 1650 scrive, rispetto al Merisi, di Cecco come «his boy», «that laid with him»; il brano svelerebbe molto anche rispetto al fatto che il modello di Amor Vincit Omnia altri non fosse che il futuro pittore Cecco.
Atipico, insofferente alle regole, destinato a suscitare contrasti e forse inimicizie, sebbene assente dalle cronache storiche e da quelle giudiziarie, di Cecco conosciamo bene il volto anche grazie a Ritratto di giovane con colletto a lattuga, proveniente da Palazzo Pitti e come protagonista dell’Amore al fonte (da collezione privata). Tra l’altro, Gianni Papi ha individuato un autoritratto nell’elegante ragazzo all’estrema sinistra che, con atteggiamento defilato e un po’ dandy, osserva la scena. Il cappello rosso che indossa il giovane è un tema ricorrente nelle prime opere e lo si può ritrovare, in mostra, anche nelle tele di Varsavia e Bratislava; così come è possibile rintracciare l’elegante foggia degli abiti dei mercanti nei dipinti di figura in prestito da Atene, Londra e Oxford.

Capace di novità negli impianti iconografici, virtuoso di una pittura implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, naturalista oltranzista, audace, iperrealista ante literram, prepotente e privo di timori censori, a tratti esplicito nei rimandi erotici e nei messaggi omosessuali.
Prestiti nazionali e internazionali per un percorso espositivo alla scoperta di questo autore poco noto e, nel contempo, per focalizzare l’attenzione a quei “pittori della realtà” di origine lombarda – secondo la definizione di Roberto Longhi – ai quali restituire il giusto ruolo nel panorama artistico europeo di quegli anni.
Delle quarantatre opere del percorso, sono presenti ben diciannove dei venticinque dipinti conosciuti di Cecco e, insieme, una selezione di quelle di artisti che hanno ispirato, e sono stati ispirati, dal genio della luce di fine Cinquecento.

Si possono così ammirare la Cacciata dei mercanti dal tempio (1613-1615 circa), proveniente da Gemäldegalerie di Berlino che ha avuto un ruolo essenziale nel determinare il primissimo nucleo di opere da parte di Roberto Longhi e, dunque, nel definire l’identità del linguaggio pittorico. La tela esprime nettamente proprio l’adesione ai grandi maestri: da una parte Caravaggio, nella composizione movimentata e nelle espressioni di terrore delle figure e, dall’altra, Savoldo, nell’atmosfera tagliente e nitida, nei colori puri, nei panneggi contorti e schiacciati.

Il catalogo edito da Skira permette di approfondire la conoscenza rivelando un artista con sentimenti e pensieri sorprendentemente moderni.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio
    Fabbricante di strumenti musicali, 1615-1616 circa
    olio su tela
    Londra, Apsley House, Wellington Museum ©Historic England Archive
  2. Michelangelo Merisi detto Caravaggio
    San Giovanni Battista, 1602-03
    olio su tela
    Roma, Pinacoteca Capitolina
  3. Gian Gerolamo Savoldo
    Adorazione dei pastori, 1540
    Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
  4. Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio
    Interno con Natura Morta e Giovane con Flauto, 1615-1616 circa
    olio su tela
    Oxford, Ashmolean Museum
  5. Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio
    Ragazza con Colombe, 1620-1622 circa
    olio su tela
    Madrid, Museo del Prado
  6. scatto in una sala espositiva della mostra
    foto © Gianfranco Rota

Dove e quando

Evento: "Cecco del Caravaggio"

Indirizzo: Accademia Carrara - Piazza Giacomo Carrara, 82 - Bergamo
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Fino al: 04 Giugno, 2023