Con la riapertura dei musei e degli istituti culturali fiorisce finalmente la stagione delle mostre. A Palazzo dei Diamanti i riflettori sono puntati su un artista tanto sconosciuto nella sua identità quanto iconico nello stile e delle sue opere, personaggio che rompe ogni regola, copiato e riproposto in mille e più versioni.
A cura di Stefano Antonelli, Gianluca Marziani e Acoris Andipa, ideata e prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale, in collaborazione con Ferrara Arte, Un artista chiamato Banksy è viaggio che ripercorre i 20 anni di carriera dell’artista britannico, dai dipinti degli esordi fino ai lavori più recenti dello scorso anno, quelli provenienti da Dismaland, come la scultura Mickey Snake, dove Topolino viene inghiottito da un pitone. Tra le opere in mostra, numerosi gli stencil, i poster e soprattutto le serigrafie, mezzo considerato fondamentale dall’artista per diffondere i suoi messaggi in modo capillare.
Ad integrare e approfondire il percorso di visita ricche schede testuali ricostruiscono le storie, gli aneddoti, le provenienze, le relazioni ed i significati delle opere, raccontando il nostro controverso personaggio da molteplici punti di vista.
Inquadrato genericamente come ‘street artist’, artista controcorrente e fuori dagli schemi, di Bansky è ignoto è il volto, come la sua identità. A parlare per lui sono i suoi lavori, opere di inaudita potenza etica, evocativa e tematica. E’ considerato il più grande artista internazionale del nuovo millennio, caso unico di popolarità per un autore vivente ai nostri tempi, tanto da poter essere definito “Andy Warhol dei nostri giorni”.
Oltre a condividere la dilagante popolarità con Warhol, Banksy può essere considerato la sua miglior evoluzione, portando avanti il discorso della Pop Art originaria, unico ad aver connesso le radici del pop, la cultura hip hop, il graffissimo degli Anni Ottanta con i nuovi approcci all’arte ai tempi del digitale.
Seguendo le orme di Warhol, con un approccio seriale e con l’uso sistematico della serigrafia, Banksy predilige la diffusione orizzontale, su larga scala, piuttosto che la creazione di oggetti unici e irripetibili.
Come affermano Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, due dei curatori della mostra, “Banksy mette in discussione concetti come l’unicità, l’originalità, l’autorialità e soprattutto la verità dell’opera, tratteggiando una nuova visione sulla relazione tra opera e mercato, istituendo, di fatto, un nuovo statuto dell’opera d’arte, una nuova verità dell’arte stessa, ovvero l’opera originale non commerciabile”.
In mostra oltre 100 tra opere e oggetti originali dell’artista britannico, probabilmente originario di Bristol, interamente provenienti da collezioni private.
Si parte con le serigrafie. Tra il 2002 e il 2009 Banksy pubblica 46 edizioni stampate che vende tramite la Pictures on Wall, la sua casa editrice londinese. Le serigrafie riproducono alcune tra le sue immagini più evocative, molte delle quali consistono in interventi all’aperto divenuti ‘affreschi popolari’, di cui in mostra ne sono esposte oltre 30. Celeberrima è ad esempio Girl with Balloon, una serigrafia su carta del 2004-2005, che nel 2017, in un sondaggio promosso da Samsung, è stata votata come l’opera più amata dai britannici. Proseguendo incontriamo Love is in the Air che riproduce un giovane, su uno sfondo rosso, mentre lancia con tutta la sua forza un mazzo di fiori. Un messaggio potente, quello evocato dello stencil apparso nel 2003 a Gerusalemme sul muro nell’area della West Bank che separa israeliani e palestinesi, ad un passo dai lanciatori di pietre del palcoscenico più caldo del Mediterraneo.
E ancora, rievocando l’iconografia rinascimentale e reinterpretandola con un détournement che ne rovescia il significato classico, la Virgin Mary di Banksy diventa una Toxic Mary (2003), che alluderebbe ad una dura critica dell’artista al ruolo della religione nella storia.
Oltre alle serigrafie, fondamentali nella sua carriera sono le opere realizzate con spray o acrilici su diversi tipi di supporto, che molto di rado si possono ammirare nelle mostre dedicate all’artista. Tra questi, l’esposizione ferrarese presenta Lab Rat, uno dei suoi primissimi lavori (2000), realizzato in spray e acrilici su compensato. Si trattava in origine di un pannello laterale, dipinto sul posto, di un palco allestito al Festival di Glastonbury. In mostra anche CCTV Britannia (2009), spray su acciaio forato che trasforma la lancia della figura femminile, rappresentazione della nazione inglese, in un supporto per una telecamera a circuito chiuso, un messaggio contro il controllo esercitato sugli spazi pubblici, luoghi prediletti da Banksy per il suo agire.
Completano la mostra alcuni poster da collezione, le banconote Banksy of England, alcune rarissime T-shirt ed i progetti di copertine di vinili. Pur ribaltando le regole concettuali tradizionali e utilizzando supporti nuovi ed inconsueti, Bansky risulta comprensibile da tutti. Le sue opere si basano sulla cronaca e sulla realtà del nostro tempo, ribaltandola in modo da svelarne i paradossi e le conflittualità. Elabora forme semplici, immediate e quasi banali, che ricordano quelle dei manifesti pubblicitari, e lo fa servendosi di strumenti e materiali che noi tutti conosciamo. Le sue immagini sono dirette e intelligibili, vicine a tutti noi, così come, ricorrendo ad una satira sottile ma sempre permeata da sensibilità, facilmente accessibili a tutti sono anche i suoi messaggi.
Quello di Banksy è un linguaggio semplice ma non elementare, le sue opere inducono a riflettere sul capitalismo, sulla guerra, sul controllo sociale e sulla libertà, in sintesi sulla realtà che ci circonda.
Nonostante i suoi lavori vengano apprezzati molto per il loro valore economico, Banksy stesso, infrangendo le consuetudini dell’arte contemporanea, rifiuta di essere rappresentato da una galleria, smascherando in questo modo il mercato stesso dell’arte. Tutto il materiale selezionato per l’esposizione ferrarese proviene infatti da collezioni private.
In copertina:
Bansky, Love is in the Air (Flower Thrower), 2003
serigrafia su carta
cm 50×70
Collezione privata
- Bansky, Self Portrait, 2001-2002
spray e schizzo di smalto, acrilico su tavola
cm 74×55 - Bansky, Mickey Snake, 2015
fibra di vetro, poliestere, resina, acrilici
cm 72x82x262
Brentwood (UK), Brandler Galleries
BGi/30 - Bansky, Love Rat, 2004,
serigrafia su carta
cm 50×35 - Bansky, Love is in the Air (Flower Thrower), 2003
serigrafia su carta
cm 50×70
Collezione privata - Bansky, Love is in the Air (Flower Thrower), 2003
serigrafia su carta
cm 50×70
Collezione privata, - Bansky, Virgin Mary (Toxic Mary), 2003
serigrafia su carta
cm 74×56
Collezione privata - Bansky, Girl with Balloon, 2004-2005
serigrafia su carta
cm 76×56
Collezione privata - Bansky, Nola, 2008
serigrafia su carta
cm 76×56
Genova, Collezione privata Stefano Agnese
Dove e quando
Evento: Un artista chiamato Banksy
- Fino al: – 27 September, 2020
- Indirizzo: Palazzo dei Diamanti, Ferrara
- Sito web