Quando si pensa a Bernardo Bellotto, esattamente come per il suo illustre zio, il pensiero corre alle vedute della Venezia settecentesca. Bernardo assorbì, infatti, modelli e tecniche compositive con una capacità di emulazione tale da ingannare gli stessi contemporanei essendosi formato, fin da giovanissimo, nello studio del Canaletto proprio quando era al culmine della fama, alla fine degli anni Trenta. Se l’eredità del maestro è alla base di tutta l’opera di Bernardo, va però considerato che, appena poté viaggiare e uscire dalla cerchia natia – il soggiorno in Toscana è il primo e fondamentale a questo riguardo – sviluppò il proprio stile espressivo in modo originale, accentuando il rigore prospettico e il realismo della rappresentazione.

Recenti studi archivistici hanno permesso di datare quel viaggio al 1740, due anni prima rispetto a quanto si ritenesse, evidenziandone così l’importanza come manifesto della precocità dell’artista diciottenne. La documentazione riscoperta consente anche di vedere in lui un pioniere della pittura di veduta a Firenze e a Lucca, al servizio dell’aristocrazia toscana. Eccellente iniziativa, quella della Fondazione Ragghianti di Lucca, di dedicargli una mostra di studio che è, al contempo, evento espositivo per ammirare alcune opere rare mai viste insieme, tra cui il più importante dipinto della storia avente come soggetto la città di Lucca, la “piazza San Martino con la cattedrale” proveniente dalla York City Art Gallery e cinque disegni, sempre di soggetto lucchese, prestati dalla British Library.

Tali disegni, incollati in un album del primo Ottocento già di proprietà del re Giorgio III d’Inghilterra, e poi di Giorgio IV, sono stati staccati per la prima volta per una migliore fruizione e le sei opere sono l’unica documentazione nota del viaggio di Bellotto nella città toscana.
Bernardo Bellotto. 1740 Viaggio in Toscana” è stata realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca grazie al supporto di Banco BPM come main partner e curata da Bożena Anna Kowalczyk – tra i maggiori studiosi di Canaletto e Bellotto – che spiega: “Una concorrenza di idee coraggiose e brillanti è all’origine del viaggio di Bellotto a Firenze nel 1740. La prima, e fondamentale, è quella architettata dal marchese Andrea Gerini (1692-1766) con il conoscitore e antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo (1680-1767), suo amico e consigliere, di dare vita al vedutismo fiorentino. La seconda è quella di conferire al nascente vedutismo fiorentino del Settecento la modernità illuminista di Canaletto, invitando a Firenze il suo nipote e allievo Bernardo Bellotto, come maestro di prospettiva e tecnica pittorica, riconoscendone, benché giovanissimo, il genio”.

In merito a questa documentazione straordinaria di Lucca nel Diciottesimo secolo, la Curatrice, aggiunge : “La stretta vicinanza stilistica e tecnica del dipinto di Lucca alle due vedute di Firenze, eseguite con dimensioni simili, rare per l’artista, L’Arno al Tiratoio con il Ponte Vecchio e L’Arno dalla Vaga Loggia, con San Frediano in Cestello, di collezione privata – che si confermano commissionate da Gerini, eseguite dunque nell’estate 1740 – indica una data del viaggio di poco successiva, a settembre o a ottobre di quell’anno; Piazza San Martino con la cattedrale riprende inoltre, perfezionandola, la composizione prospettica e luministica della Piazza della Signoria, Firenze, nel 1741 registrata nella collezione di Riccardi, amico strettissimo di Gerini”.

Bellotto giunge a Lucca, probabilmente sempre grazie a Zanetti e Gerini e all’intervento di un misterioso collezionista, certamente un nobile lucchese di dimensione europea, forse uno degli illuminati sostenitori di Pompeo Batoni, come Francesco Conti, nipote di Stefano – celebre collezionista di Canaletto e Carlevarijs – a contatto con i marchesi Gerini e Riccardi. E’ indubbio che Bernardo, a Lucca, abbia fatto una gran bella vita: innovativo e all’avanguardia, capace di descrivere la cattedrale e la sua struttura, al centro della curtis aeclesiae della città e, ricercando quattro punti di vista diversi, si muove liberamente tra le stanze dell’arcivescovado, sale persino sul tetto, accede al piano nobile del palazzo Bernardi e s’affaccia alla finestra della chiesa di San Giuseppe.

Ancora la Curatice: “Il solo dipinto eseguito, Piazza San Martino con la cattedrale, rimane in una collezione lucchese almeno fino ai primi anni dell’Ottocento – per apparire solo alla fine del secolo in Inghilterra – ammirato e copiato da artisti locali”. Dipinto armonico con una luce argentata – che diventerà poi la cifra stilistica dell’artista – prospetticamente ricorda le opere dello zio, ma variano il taglio della composizione, la vivacità del tocco, le figure con le ombre allungate dai netti profili, il cielo con nuvole soffici: un’atmosfera particolare e unica. Capolavoro assoluto, di cui non si conosce, a oggi, il committente ufficiale e la Curatrice auspica che, grazie alla mostra, qualche archivio privato possa fornire nuovi dati per far pienamente luce sulla vicenda.

Il rapporto di Bellotto con la Toscana è anche affettivo: il fratello Michele è un importante tipografo che da Firenze passa poi al servizio del vescovado ad Arezzo; il più giovane, Pietro, viaggia con lui ed è un promettente pittore; la mamma Fiorenza, sorella di Canaletto, si trasferisce anche lei ad Arezzo. In mostra, accanto alle opere di soggetto lucchese sono così presenti alcune delle vedute conosciute di Firenze realizzate durante, e a seguito della sua visita in Toscana, come Piazza della Signoria, Firenze e L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia, entrambe del 1740, provenienti dal Szépmúvészeti Múzeum di Budapest. 

L’Arno verso il Ponte Vecchio, Firenze e L’Arno verso il ponte alla Carraia, Firenze, del 1743-1744, sono invece in prestito dal Fitzwilliam Museum di Cambridge.
Il disegno a penna e inchiostro Capriccio architettonico con un monumento equestre del 1764 arriva dal Victoria & Albert Museum di Londra per documentare la visita di Bellotto a Livorno.
L’autonomia conquistata in questo primo viaggio è dunque basilare ai futuri sviluppi artistici come lo furono i viaggi a Roma e nel nord d’Italia e, successivamente, dal 1747, nell’Europa centrale.

In mostra anche alcuni dipinti di Luca Carlevarijs – altro vedutista, tra i primi pittori veneziani collezionati dal nobile mercante Stefano Conti (1654-1739) – di Giuseppe Zocchi (1717-1767) pittore di casa Gerini di cui è esposto il ritratto di Gerini e Zanetti. Particolarmente interessanti le incisioni in rame e la camera ottica in legno, vetro e specchio usata da Canaletto in prestito dal Museo Correr. Segnaliamo inoltre che, per avere uno sguardo contemporaneo sul quadro di piazza San Martino, sono stati chiamati due giovani fotografi selezionati in collaborazione con il Photolux Festival di Lucca – prossima edizione dal 16 novembre all’8 dicembre 2019 – Jakob Ganslmeier (Monaco di Baviera, 1990) e Jacopo Valentini (Modena, 1990), ospitati “in residenza” estiva alla Fondazione Ragghianti. Alla fine del percorso della mostra trovano spazio i loro lavori, realizzati negli stessi luoghi che Bellotto vide nel 1740.

Accompagna l’evento espositivo un catalogo di Silvana Editoriale ed Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, a cura di Bożena Anna Kowalczyk, con saggi e inedite ricerche storiche e archivistiche nonché i risultati delle analisi più innovative riguardanti la tecnica e i procedimenti utilizzati da Bellotto per la realizzazione dei suoi dipinti e disegni. 

Didascalie immagini

  1. Bernardo Bellotto, Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, 1740. Olio su tela, 50,8 x 72 cm. York, York Art Gallery, inv. YORAG 771 (© York Museums Trust)
  2. Bernardo Bellotto, Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, 1740. Penna e inchiostro bruno, 25,3 x 36,8 cm. Londra, British Library, Maps Room, K. Top. LXXX-21a
  3. Bernardo Bellotto, San Giovanni dalla Piazza degli Antelminelli, con il fianco della cattedrale, Lucca, 1740. Penna e inchiostro bruno su traccia di matita, 25,2 x 37 cm. Londra, British Library, Maps Room, K. Top. LXXX-21b
  4. Bernardo Bellotto, La cattedrale di San Martino, dalla parte absidale, con il chiostro, Lucca, 1740. Penna e inchiostro bruno su traccia di matita, 24,8 x 37 cm. Londra, British
    Library, Maps Room, K. Top. LXXX-21c
  5. Bernardo Bellotto, Piazza della Signoria, Firenze, 1740. Olio su tela, 61 x 90 cm. Budapest, Szépművészeti Múzeum, inv. 645
  6. Bernardo Bellotto, L’Arno verso il Ponte Vecchio, Firenze, 1743-1744. Olio su tela, 73,3 x 105,7 cm. Cambridge, Fitzwilliam Museum, inv. 192
  7.  Bernardo Bellotto (1722-1780), L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinita e alla Carraia, Firenze, 1740. Olio su tela, 62 x 90 cm. Budapest, Szépművészeti Múzeum, inv. 647
  8. 6. Bernardo Bellotto, Capriccio architettonico con un monumento equestre, 1764. Penna e inchiostro grigio-nero e bruno e acquerello grigio su traccia di matita, 44,3 x 61,9 cm. Londra, The Board of Trustees of the Victoria and Albert Museum, E. 30-1939
  9. Friedrich Bernhard Werner – Leopold Christoff, Veduta panoramica della città, da nord, 1731. Incisione su rame, 29,5 x 20 cm (alla battuta). Lucca, Archivio di Stato, Fondo Stampe 31

In copertina un particolare di:
Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, 1740

 

 

Breve biografia di Bernardo Bellotto
Nasce a Venezia nel 1722, terzogenito di Lorenzo Bellotto e di Fiorenza Canal, sorella di Canaletto.
Allievo dello zio fin da giovanissimo, dimostra un talento precoce come vedutista.
Nel 1738 si iscrive alla corporazione dei pittori veneziani.
Nel 1740 intraprende il viaggio a Firenze e Lucca, invitato dalla nobiltà toscana e probabilmente nel 1742 si reca a Roma, su suggerimento dello zio e maestro Canaletto.
Un altro suo viaggio italiano importante è quello in Lombardia, dove dipinge vedute di Milano, Vaprio e Gazzada su commissione dei conti Simonetta, Perabò e dell’arcivescovo Pozzobonelli, e a Torino, dove realizza due magnifiche vedute della città per la corte sabauda.
A Verona nel 1745-1745 dipinge l’Adige dal ponte Nuovo e il ponte delle Navi per un committente inglese.
La prima biografia dell’artista è dovuta all’amico Pietro Guarienti, pittore veronese e ispettore della Galleria Reale di Dresda.
Bellotto si distingue dal maestro per il rigore prospettico, uno spiccato realismo e l’interesse per la resa precisa delle strutture architettoniche; le città dipinte da questo geniale allievo sono immerse in una luce argentata, le sue figure sono caratterizzate con cura e le ombre sono più scure, dai netti contorni.
Nel 1747 è invitato da Augusto III, elettore di Sassonia e re di Polonia, che lo nomina un anno più tardi pittore di corte.
Le vedute di Dresda, Pirna e Koenigstein, realizzate tra il 1747 e il 1758 per Augusto III e per il suo primo ministro conte Bruhl, appartengono ai capolavori della pittura europea del Settecento.
Alla fine del 1758, quando in Sassonia imperversava la guerra dei sette anni, lo troviamo a Vienna con il figlio Lorenzo; qui lavora per l’imperatrice Maria Teresa d’Austria e per i principi Kaunitz e Liechtenstein.
Nel 1761 è a Monaco di Baviera e all’inizio del 1762 ritorna a Dresda, trovando la sua casa, la collezione e la magnifica biblioteca distrutte dal bombardamento prussiano. I suoi mecenati, il re e il primo ministro, muoiono nel 1763, e nel clima culturale cambiato la sua pittura non trova più il successo.
Nel 1764 è nominato professore di prospettiva all’Accademia delle Belle Arti, ma soltanto a Varsavia, alla corte del re Stanislao Augusto Poniatowski, dove si trasferisce nel 1767, trova il giusto riconoscimento come artista. Le ventisei vedute della città e del castello di Wilanów sono state preziose come modelli per la ricostruzione della città dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Muore a Varsavia 17 ottobre 1780.

 

Orari mostra
tutti i giorni (lunedì escluso)
dalle ore 10 alle 19
ultimo ingresso ore 18:30

Laboratorio didattico “Lucca in viaggio nel tempo!”
(attività è pensata per bambini dai 6 agli 11 anni)
Il pittore Bernardo Bellotto amalgamava molteplici visioni per raggiungere quella perfetta, con risultati davvero straordinari. In questo laboratorio i partecipanti lavoreranno sulla bellissima piazza San Martino di Lucca, centro focale della mostra, manipolando sguardi antichi e contemporanei: i disegni e i dipinti dello stesso Bellotto si sovrapporranno alle fotografie dei nostri giorni, per un suggestivo viaggio nel tempo, ricco di prospettive, palazzi e personaggi. Ma quale storia nascosta narrerà la nostra personale e onirica visione perfetta? Saranno le piccole e i piccoli partecipanti a raccontarlo.
Il laboratorio si svolgerà, dalle ore 16 alle 17:30
sabato 16 novembre e sabato 30 novembre.
È consigliata la prenotazione inviando una mail a 
mostra@fondazioneragghianti.it

Dove e quando

Evento: Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti – San Micheletto 3 – Lucca
  • Fino al: – 06 January, 2020