Il più terribile cervello che mai abbia avuto la pittura”.
È così che Giorgio Vasari descrive il quasi coetaneo Jacopo Robusti, passato alla storia come il Tintoretto, unico vero pittore veneziano doc tra gli artisti che sono diventati i big del Cinquecento in ambito lagunare.

Il semplice figlio di un tintore oggi rivive tra le calli e i lussureggianti palazzi veneziani attraverso un inedito percorso espositivo che, a cinquecento anni dalla sua nascita, seleziona la possibile e anche la più certa verità sull’opera del Tintoretto.
Una mostra corale che da Palazzo Ducale giunge fino alle Gallerie dell’Accademia e alle Scuole Grandi.
Fino al 6 gennaio 2019 proprio alle Gallerie dell’Accademia di Venezia va infatti in scena “Il giovane Tintoretto”, la mostra che con un totale di sessanta opere – di cui ventisei eccezionali capolavori del giovane Jacopo Robusti – ripercorre in quattro sezioni il primo decennio di attività del pittore veneziano, dal 1538 al 1548.

Un’occasione unica per conoscere diverse sfaccettature dell’arte di Tintoretto, quelle che hanno segnato il periodo più acerbo ma allo stesso tempo il più sperimentale dell’artista, e probabilmente il meno noto al grande pubblico.
Partendo da un nucleo di opere facente parte della collezione permanente delle Gallerie di Venezia – che conservano il punto d’approdo di questo decennio sperimentale – sono molte le opere con cui Tintoretto è in dialogo e tanti i prestigiosi prestiti che permettono di avere una visione più ampia dell’epoca in cui si inserisce lo stesso decennio.

Quaranta infatti sono i prestiti dal grande valore internazionale: dal Louvre alla National Gallery di Washington (dove la mostra si sposterà a partire dal 10 marzo 2019), dal Prado di Madrid alla Courtauld Gallery di Londra e al Wadsworth Atheneum di Hartford.
La mostra, allestita tra Palazzo Ducale e le Gallerie dell’Accademia, è frutto di un progetto di collaborazione e sinergie tra varie realtà e studiosi. Se a Palazzo Ducale le opere esposte rendono conto della maturità artistica del pittore, alle Gallerie invece si indaga sul primo decennio di attività dell’artista stesso. Un excursus artistico, pittorico e stilistico, una narrazione e un’analisi comparata di opere appartenenti a periodi diversi.

Nella rievocazione di modellini sospesi e drappeggi studiati a lume di candela che gli ispiravano scenografie ed effetti speciali e, passando dallo sguardo irrequieto dell’Autoritratto giovanile a quello disincantato e irriducibile del periodo più maturo riuniti a Palazzo Ducale, vengono passati in rassegna quaranta ricchissimi anni di vita e di invenzione.
Alle Gallerie, la mostra curata da Roberta Battaglia, Paola Marini e Vittoria Romani parte con una sezione che contestualizza il periodo e racconta l’ambiente artistico di Venezia dominato dalla figura di Tiziano, ma dove iniziano ad affacciarsi vari artisti che arrivano dall’Italia centrale come Jacopo Sansovino e Sebastiano Serlio seguiti poi da Francesco Salviati e i suoi allievi Giuseppe Porta (detto appunto il Salviatino) e Giorgio Vasari.

Il dinamismo cinquecentesco in varie città della penisola hanno permesso, a quel tempo, di sviluppare una cultura eclettica come quella di Tintoretto, amato da altri artisti successivi, ma soprattutto intellettuali, proprio per questa sua ricerca e sperimentazione.
Esposti ora per la prima volta in Italia, tra i capolavori del Maestro del Rinascimento italiano particolare rilevanza è data alla Conversione di San Paolo della National Gallery of Art di Washington e la Contesa tra Apollo e Marsia di Hartford.

E ancora la Disputa di Gesù nel tempio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, la Cena in Emmaus di Budapest e i soffitti provenienti da Palazzo Pisani a Venezia, ora alle Gallerie Estensi di Modena.

A chiudere il percorso, è proprio la prima affermazione pubblica di un Tintoretto che stenta a farsi conoscere a Venezia e ad avere commissioni pubbliche soprattutto per il clima artistico della città particolarmente ricco e competitivo. Committenza di una delle Scuole Grandi di Venezia è il Miracolo dello Schiavo che narra di un servo cristiano che contravviene ai dettami del padrone: una grande scenografia, un teatro su tela che anticipa la pittura del barocco attirando le attenzioni dello spagnolo Velázquez e del fiammingo Rubens per la libertà della pennellata e per la riuscitissima unione tra il disegno michelangiolesco e la cromia del Tiziano.
L’opera che potremmo definire del “completo riscatto” di Tintoretto che, sulla tela, sfoggia tutti quegli elementi di identificazione come la grande firma, quell’uso della luce che poi diverrà una sua caratteristica peculiare, o lo sfondo.

Anche la contemporaneità festeggia Tintoretto e gli itinerari tintorettiani fanno da sezioni collaterali alle mostre: la Scuola Grande di San Rocco, santuario del Maestro del Rinascimento veneziano, lo mette a confronto con la rivisitazione attuale dello spagnolo Pombo de La strage degli innocenti, un dipinto di quattro per cinque metri che reinterpreta in modo inedito il capolavoro realizzato tra il 1582 e il 1587 dal maestro veneto; la Scuola Grande di San Marco – da dove arriva il Miracolo dello schiavo esposto all’Accademia – racconta la medicina nel ‘500; il Museo Civico del Costume a Palazzo Mocenigo la moda dell’epoca; poi c’è il Tintoretto disseminato nella sua città tra chiese ed edifici civili.

Nel 2018 quindi si fa un punto sugli ultimi ottant’anni di studi col solo scopo di ridare a Tintoretto la parternità e l’autografia di opere molto importanti, finalmente si ricomincia a parlare del figlio del tintore in laguna dove tutto, effettivamente, racconta di lui.

Didascalie immagini

  1. Jacopo Tintoretto, Apollo e Dafne, 1542 circa. Modena, Gallerie Estensi
    © su concessione del Mibac – Archivio Fotografico delle Gallerie Estensi
  2. Jacopo Tintoretto, Deucalione e Pirra in preghiera, 1542 circa. Modena, Galleria Estense
    © su concessione del Mibac – Archivio Fotografico delle Gallerie Estensi
  3. Jacopo Tintoretto, Estate, 1546‑1548 circa. Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection 1961.9.90
  4. Tiziano Vecellio, San Giovanni Evangelista a Patmos, 1547 circa. Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection 1957.14.6
  5. Jacopo Tintoretto, La conversione di San Paolo, 1544 circa. Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection 1961.9.43
  6.  Jacopo Tintoretto, Disputa di Gesù nel tempio, 1545‑1546. Milano, Museo del Duomo
    © foto Malcangi
  7. Jacopo Tintoretto, San Marco libera lo schiavo dal supplizio della tortura (detto anche Miracolo dello schiavo), 1548. Venezia, Gallerie dell’Accademia
    © Archivio fotografico G.A.VE, su concessione del Mibac
  8. Jacopo Tintoretto, La contesa tra Apollo e Marsia, 1544 – prima del febbraio 1545. Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art, CT. The Ella Gallup Sumner and Mary Catlin Sumner Collection Fund

IN COPERTINA
Jacopo Tintoretto, La conversione di San Paolo, 1544 circa. Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection 1961.9.43
[particolare]

 

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Dove e quando

Evento: Il giovane Tintoretto
  • Fino al: – 06 January, 2019
  • Indirizzo: Gallerie dell’Accademia – Campo della Carità, Dorsoduro,1050 – Venezia
  • Sito web